Atletica, l’intervista a Davide Bandieramonte candidato alla presidenza regionale della Fidal

di Pietro Minardi

Davide Bandieramonte lancia la propria candidatura alla presidenza regionale della Fidal.

Il dirigente etneo, già presidente del comitato provinciale di Catania e sub commissario della Fidal regionale, ha deciso di sciogliere le riserve e di smuovere così le acque verso le elezioni federali, che si terranno presumibilmente fra la metà e la fine di febbraio 2021.

Una nomina, quella del futuro presidente, che dovrà andare a colmare un vuoto istituzionale di quasi 2 anni, quando la federazione fu commissariata dopo le dimissioni di Nicola Siracusa.

L’INTERVISTA

Dott. Bandieramonte, lei si candida alla presidenza regionale della Fidal. Cosa l’ha portata a questa decisione e quali sono i suoi obiettivi in caso di vittoria?

“E’ molto semplice. Da due anni sono subcommissario della Fidal siciliana. Da uomo siciliano e da ex presidente provinciale a Catania, ho avuto il compito di portare avanti la parte tecnica del comitato. La situazione derivante dall’emergenza coronavirus, che di fatto ha stoppato tutta l’attività, e questo strano clima di silenzio che orbitava da qualche settimana, mi ha portato a decidere di candidarmi. Mi sono convinto a prendere l’impegno a prenderci la faccia. La mia candidatura nasce dall’esigenza di unire la Sicilia sportiva in un movimento unico, invece che frammentare e fare divisioni che in questo momento servono a poco”.

La Fidal non ha vissuto in questi anni un periodo splendido dal punto di vista gestionale, come punta a superare il commisariamento?

“Prima del primo commissariamento di questo quadriennio, ero vicepresidente del comitato regionale. Abbiamo fatto un periodo di sei mesi, poi il presidente si dimise e ci fu il commissariamento. Poi ci fu un altro periodo di governo di altri 6-7 mesi, e di nuovo si è andati al commissariamento. Tutto ciò è il risultato di un flop politico, da cui bisogna ripartire con un nuovo percorso che deve cambiare il modo di vedere il movimento atletico in Sicilia. Bisogna ripartire con nuovi investimenti mirati sul settore giovanile per esempio, dove abbiamo tante società con tanti tesserati, ma che fanno poche attività. C’è la necessità di valorizzare il movimento su strada, senza dimenticarsi il mondo della pista. Nei prossimi giorni sentirò le voci della base, per cercare di comprendere quali sono le problematiche sulle quali mettere mano per cercare di ripartire.

“Le problematiche durante il commissariamento ci sono state, fra cui quella legata al gruppo giudici. Situazione che sembra essere rientrato ed anche loro stanno cercando di ripartire. Il compito del prossimo presidente sarà arduo: dovrà mettere insieme tutte le forze a cui sta a cuore l’atletica e da lì bisogna cambiare il modo di vedere questo sport in Sicilia”.

Lei parlava di fallimento politico. Secondo lei, il mondo politico (nella persone dell’ex assessore Pappalardo e dell’attuale assessore Manlio Messina) si è interessato abbastanza al movimento atletico e a quello sportivo in generale? Oppure si poteva fare di più?

“Per fallimento politico mi riferivo di più ad un problema interno alla federazione. Ma le dico: i due assessori che ha citato, a cui aggiungo anche l’ex assessore Barbagallo, hanno dato nuova dignità allo sport a più livelli. Hanno rimesso in moto il meccanismo della legge 8. Non posso che dire che è stato fatto un grande lavoro, anche grazie al CONI Sicilia. Si proveniva da un periodo buio per i finanziamenti allo sport. Oggi si è tornato a rivedere la luce. Negli ultimi mesi ho visto susseguirsi una serie di cantieri sull’impiantistica sportiva, che costituisce uno dei limiti principali nella nostra Regione”.

“Il caso di Alice Mangione ne è un esempio, ma anche quello di Filippo Randazzo, saltatore in lungo, originario di San Cono, paese dove non esisteva l’impianto sportivo ed era costretto a spostarsi in un altro paese. Questi sono casi che fanno riflettere sulla necessità di fare una programmazione, anche in seno alla federazione, sulla distribuzione degli impianti sportivi. Pensiamo ad esempio che il campione italiano cadetti nel getto del peso, Mirko Campagnolo, è ragusano, nonostante questo la provincia ha una carenza di impianti evidente. Quando parlo di fallimento, penso soprattutto alla mancanza di progettualità politica nel sostenere quelle province che hanno mancanze oggettive di strutture, che aumentano i costi per il normale svolgimento delle attività”.

Dottore, lei non pensa che a livello federale e di enti locali, manchino figure specializzate, in grado di aiutare nella programmazione e nell’esecuzione degli eventi?

“Più che mancano, penso che sia necessario aumentare i rapporti fra le istituzioni sportive e quelle politiche. Il problema, a mio avviso, è che la gestione degli impianti di atletica è molto onerosa. Non c’è solo il prato, c’è anche la pista che richiede manutenzione. Il tema è che manca un collegamento fra istituzioni e federazioni. Oggi pare che si veda la luce in fondo al tunnel. Ho visto maggiore collaborazione fra Fidal, Coni e le istituzioni. Dobbiamo essere più bravi a non distrarre finanziamenti. Molte volte sentiamo dagli organi di informazione di aver perso fondi, anche comunitari o a fondo perduto, magari per mancanza di interesse o di interlocuzione con le istituzioni. Se si riesce a trovare un feeling positivo fra la federazione e gli enti locali, si possono fare cose importanti”.

“Dobbiamo fare di più soprattutto per il movimento giovanile, dobbiamo coinvolgere i ragazzi. Serve l’aiuto di tutti. Da parte mia ci sto mettendo la faccia per rompere il ghiaccio. Vedremo cosa succederà nelle prossima settimane, augurandomi che il movimento non veda la mia candidatura come un elemento di rotture, bensì come una voglia unire per portare avanti progetti che possano risvegliare il nostro movimento”.