Corsa alla presidenza della Fidal Sicilia, l’intervista a Totò Gebbia: “Ripartire dalla base”
di Pietro MinardiAtletica leggera16 Gennaio 2021 - 08:00
Totò Gebbia si lancia alla presidenza regionale della Fidal Sicilia. Le elezioni, che si terranno il prossimo 7 marzo (covid permettendo), lo vedranno opposto all’altro candidato in lizza, Davide Bandieramonte.
Nato a Palermo, nel 1967, Gebbia è laureato in economia e commercio. Patron della Maratona di Palermo è vice presidente dell’associazione Media@. Da giovane ha gareggiato, con discreti risultati, in pista; 800 e 400 metri le sue specialità.
L’esponente della Fidal propone la sua ricetta per rilanciare la federazione e tutto il movimento in vista delle sfide future.
“C’è da ricostruire una classe dirigente nell’atletica. Negli anni passati ci si è affidati a delle figure espressione dell’area tecnica. La Fidal è un ente pubblico a tutti gli effetti. Nella gestione di un simile archetipo, non puoi ragionare come una ASD, ma come un’azienda. Essendo che ho una certa esperienza da manager ed avendo lavorato nel settore bancario, posso dare il mio contributo“.
“Bisogna muoversi insieme per ricostruire e per evitare gli errori del passato. Le dimissioni di Paolo Gozzo e del professore Nicola Siracusa ci devono servire da insegnamento. Sotto l’aspetto manageriale, le relazioni sono importanti. Per quest’ultime intendo l’interposizione con gli enti pubblici, con il CONI, con la Fidal nazionale, con le Università, insomma con tutti gli stakeholders di riferimento“.
“Ho accettato di candidarmi a condizione che il comitato regionale nasca con tutte le professionalità migliori che la Sicilia possa esprimere“. Fra questi Gebbia elenca una serie di figure, fra cui il professore Ripa, il professore Nuccio Leonardi e Salvo Dell’Aquila. “Qualsiasi cosa noi scriviamo in questo documento, deve essere attuato. Altrimenti andiamo a casa“, sottolinea il candidato presidente.
Sull’aspetto delle progettualità, Totò Gebbia punta sul rilancio dei raduni e sull’importanza della base.
“La Sicilia deve diventare un punto di riferimento per l’atletica nazionale. Questo passa attraverso ai raduni, con punti di riferimenti fra le aree individuate fra Palermo, Catania e Siracusa. Dobbiamo inoltre trovare un ruolo centrale all’interno del CONI. La Fidal, che è la terza federazione italiana per numero di tesserati, deve riallacciare i rapporti con le istituzioni olimpiche“.
“Dopo di ciò, il perno centrale deve essere ripristinare l’attività motoria nelle scuole e nei piccoli centri. Ci sono progetti del CONI che si fanno nei plessi in cui la Fidal ad oggi è assente. Bisogna ricominciare dalla base. Fare degli incontri con il Provveditorato; capire perchè determinate cose non vanno e, se il caso, raddrizzarle per consentire lo svolgimento delle attività. Bisogna investire nei piccoli centri, cercando di far impiegare il tempo libero ai ragazzi nell’atletica, attraverso la creazione di camping ad hoc“.
Gebbia poi trae spunto dallo sviluppo conseguito negli ultimi anni dal rugby, per ribadire l’esigenza di pubblicizzare gli eventi podistici siciliani.
“Bisogna sfruttare la promozione e la visibilità degli eventi sportivi garantita dai mezzi d’informazione. Sotto questo punto di vista, dobbiamo pubblicizzare maggiormente i nostri campioni, anche con incontri nelle scuole e nelle università. Se investi in marketing e nelle comunicazione social, le risorse arrivano. Bisogna puntare sui giovani e parlare il loro linguaggio“.
“Perchè ad esempio non proponiamo una Maratona o un Vivicittà non competitivo per le scuole? Agli organizzatori lo dico sempre: bisogna investire su questo. Guarda ai numeri della società: il 60-70% sono amatoriali. A Palermo sono nate negli ultimi quattro anni sono nate diverse ASD che hanno fondato dei centri e stanno iniziando a crescere. Sono i centri sportivi il fulcro della crescita. Bisogna incentivare queste realtà, non solo attraverso aiuti economici, ma anche attraverso la collaborazione con i marchi del business market sportivo. Serve anche un pò di creatività da questo punto di vista, servono i manager sportivi“.