Lucia Cannatella, la palermitana che sogna il Mondiale di flag football | L’INTERVISTA

di Pietro Minardi

Lucia Cannatella, palermitana classe 1994, si prepara a partecipare al prossimo stage della nazionale italiana di football americano a Torino.

Il raduno, che si terrà a fine marzo, sarà propedeutico per le selezioni del prossimo Mondiale che si terrà ad ottobre a Palma di Maiorca.

IL SOGNO MONDIALE

Quaranta convocate per quindici posti, ma la quarterback siciliana ha fiducia di riuscire nell’impresa.

“Io ho già partecipato a due Europei, quello di Pinto nel 2015 e quello di Gerusalemme del 2019. Quest’ultima è stata un’esperienza più bella e integrante. Ho avuto più possibilità di giocare perchè, pur essendo partita da secondo quarterback, ho calcato molto il campo. Questa è la terza volta che vengo convocata per queste pre-selezioni. E’ un ruolo molto difficile e complesso. Spero di fare il primo Mondiale della mia carriera, soprattutto dopo l’ultimo anno senza football”.

LUCIA CANNATELLA E IL FOOTBALL AMERICANO: AMORE A PRIMA VISTA

Uno sport, il football americano, che ha da subito affascinato l’atleta palermitana, che si dice rinata dopo aver iniziato quest’esperienza di sport.

Lucia Cannatella“E’ uno sport molto bello in cui o hai tanta voglia o non ha senso giocare. C’è un dispendio economico e di tempo, che ti dà dei risultati e delle soddisfazioni, ma non è riconosciuto quando dovrebbe esserlo. In Italia ci conosciamo tutte. Il football è uno di quegli sport che ti ruba l’anima e la vita. Entri totalmente in questi mondo da cui non vuoi più uscirne. Quando ho iniziato a giocare, è stato un momento di rinascita totale. Ero venuta da un anno in Paraguay, sono tornata qui. Ero un pò spaesata. Grazie al football mi sono creata nuovi amici ed ho iniziato un’altra vita, quella sportiva”.

I CAMPIONATI E IL COVID

Un campionato, appunto, fermato come molti altri dall’emergenza covid-19 e che ha messo quindi in difficoltà diverse atlete e le società.

“Il campionato era partito, ma dopo il primo turno è stato bloccato tutto a causa dei casi di coronavirus registrati nel Nord Italia. Ho ripreso gli allenamenti due settimane fà, dopo un anno in cui sono stata quasi ferma, a questo aggiungi che essendo tesserata con gli Elephants Catania ho non poche difficoltà per via della distanza dal resto della squadra. Spesso vado a Catania nel weekend, mentre durante la settimana mi alleno a Palermo con gli Sharks, allo Sporting Village. Mi hanno ospitata nonostante faccio parte di una squadra avversaria. E’ stata una grandissima gioia, perchè  rischiavo di andare a giocare un campionato senza allenamenti con la palla”.

LA FAMIGLIA CANNATELLA E LA SUA TRADIZIONE SPORTIVA

Ma Lucia non è la sola sportiva in famiglia, vista la tradizione che la famiglia “Cannatella” vanta nel campo dei ciclismo. Un brand storico nel mondo della bici che esiste da oltre 140 anni.

“Mio papà è un ciclista, un triatleta, appassionato di go-kart. Fa tanto sport. Da oltre cent’anni abbiamo un’azienda familiare di bici, gestita prima dal mio bis-nonno, poi da mio nonno ed ora da mio padre. Io, purtroppo non ho mai continuato la tradizione di famiglia, il mondo della bici – scherza Lucia -. Poi c’è mia madre che, al contrario, viene da una famiglia di alpinisti. La famiglia Bonomo è molto appassionata di questo mondo, in particolare mio nonno Costantino che ha dato il nome alla scuola di alpinismo siciliana.Ho  iniziato con il tennis, poi ho fatto pallavolo, canottaggio e tanti altri sport”.

LA CARRIERA E IL MOVIMENTO ITALIANO

Una carriera iniziata nel Palermo Cardinals, team di flag football, poi continuata nei Mustangs e proseguita  con gli Elephants. E proprio sulla situazione del movimento italiano e siciliano, che Lucia Cannatella fa un riflessione.

“La situazione del movimento siciliano è difficile. Il football americano con tackle,  casco, paraspalle prevede il contatto fisico vero e proprio, ha un certo movimento nel maschile, mentre il femminile non dico che sia inesistente ma quasi. Fa molti più numeri con il flag football. Sembra un gioco divertente, ma richiede molta tecnica e si gioca in un campo più piccolo. E’ molto più veloce e, proprio per questo, vuoi o non vuoi il contatto fisico c’è. Purtroppo il movimento del flag football  non è molto grande,saremo una quindicina di squadre in tutta Italia. In Sicilia  oggi ne sono rimaste in due, una a Palermo e una Catania”.