Morte improvvisa: sintomi e prevenzione

di Ivan Bellanca

Il 14 aprile 2012, al 31′ di Pescara-Livorno della 14ª giornata di ritorno del campionato di Serie B, Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, si accascia a terra, dopo vari tentativi di rialzarsi, in seguito a un’improvvisa crisi cardiaca, poi accertata come cardiomiopatia. Il tragico fatto porta alla ribalta lo spinoso tema degli strumenti e delle tecniche di primo soccorso, che di li a pochi anni avrebbe portato a rivederne completamente i criteri di adozione.

La Morte improvvisa, dovuta a crisi cardiaca, che può occorrere anche in ambiti sportivi, è un argomento che è tutt’ora oggetto di approfonditi studi in campo medico. Scientificamente parliamo della Sindrome di Brugada, dal nome dei suoi scopritori, due fratelli cardiologi che per la prima volta, nel 1992, misero in correlazione il segno elettrocardiografico con la sindrome aritmica. Abbiamo intervistato, allo scopo di evidenziare l’importanza della conoscenza e della prevenzione in campo sportivo, il dott. Giovanni Fazio, cardiologo siciliano autore di numerose pubblicazioni internazionali su questo tema.

 

Dott. Fazio, quali sono i sintomi più evidenti della Sindrome di Brugada?

“La presentazione clinica della Sindrome di Brugada può essere estremamente eterogenea. Nelle forme più pericolose si manifesta con tachiaritmie ventricolari che possono interrompersi spontaneamente, con sincopi aritmiche, o meno frequentemente con arresto cardiaco. Il vero problema della sindrome è che l’arresto cardiaco può rappresentare la prima manifestazione della malattia.”

 Quali accorgimenti occorre adottare in fase preventiva per uno sportivo?

“Una sfida aperta e ancora non definita è quella della certificazione di attività sportiva agonistica nei pazienti affetti da Sindrome di Brugada.  La limitazione dell’attività fisica in questi pazienti infatti per decenni è stato il principale caposaldo della terapia preventiva.

“Ma è importante evidenziare che le aritmie maligne nella Sindrome di Brugada compaiono tipicamente a riposo durante fasi di bradicardia e finora non esiste prova che lo sport aumenti il rischio di morte improvvisa. Ancora sebbene alcuni autori abbiano evidenziato come l’aumento del tono vagale (dal nervo vago, un componente fondamentale del sistema nervoso) indotto dall’allenamento possa aumentare il rischio di aritmie notturne, non esistono ancora oggi prove al riguardo.”

 

Le società sportive dilettantistiche hanno l’obbligo del defibrillatore semiautomatico DAE dal 1 luglio 2017 (quelle professionistiche dal 2013): può bastare a prevenire il manifestarsi della sindrome?

“Tutte le attuali società di settore ovviamente ricordano nelle loro linee guida come i soggetti affetti da sindrome di Brugada possono essere autorizzati a prendere parte a tutti gli sport competitivi solo a condizione che vengano prese misure precauzionali quali:

  • presenza del medico di campo,
  • defibrillatore esterno pronto,
  • evitare farmaci che possano potenzialmente stimolare il manifestarsi della sindrome,
  • sottoporsi ad una adeguata assunzione di liquidi ed elettroliti per evitare la disidratazione,
  • l’istituzione di un piano d’azione di emergenza con i funzionari della scuola o della squadra.

E’ comunque mia opinione che occorre evitare imprudenze e limitare la possibilità di praticare attività sportiva solo ai pazienti veramente a basso rischio e previo approfondito screening completo e counseling adeguato.”

Dott. Giovanni Fazio