Furti, crisi e chiusure: il terribile anno del mondo delle palestre

di Pietro Minardi

Quattordici mesi davvero infernali per il mondo delle palestre italiane, fiaccato da chiusure, perdite economiche e furti.

Un mondo alla disperata ricerca di risposte da parte del Governo Draghi, che sembra finalmente aver aperto i propri orizzonti alla possibilità di allentare le restrizioni. Misure di contenimento che, seppur hanno limitato la diffusione dei contagi, hanno certamente generato fenomeni negativi per titolari e lavoratori del settore sportivo.

I FURTI

Primo fra tutti, il problema dei furti. Considerando la città di Palermo, sono tre le violazioni ad attività registrate soltanto nell’ultimo mese. Non ultimo quella alla palestra Virgin Active di via Giovanni Ventura. La struttura, attualmente chiuso per l’emergenza Covid-19, ha subito un blitz da parte di alcuni ladri. I saccheggiatori hanno portato via delle macchinette per il caffè e generi alimentari ancora custoditi nei magazzini. Il secondo episodio in pochi giorni. Una settimana fa i ladri dopo aver forzato un finestra hanno rubato cinque computer e 300 euro custoditi in un cassetto.

In quei giorni sono stati registrati altri furti: alla palestra The Best di via Indro Montanelli, zona Altarello, nel ristorante la Locanda del gusto di corso Vittorio Emanuele e nella chiesa Santa Maria della Pietà alla Kalsa.

Un fatto che indica una certa criticità, rappresentata anche dall’abbandono dei luoghi causa forza maggiore imposta dalla zona rossa e dalle limitazioni ministeriali.

LE CHIUSURE E LE PERDITE DEL MONDO DELLE PALESTRE

Al problema dei furti, che si aggiunge a quello ben più imponente della crisi economica dettata dalle restrizioni. Se, da un lato, il Governo guidato da Mario Draghi ha finalmente tracciato la strada verso le riaperture degli impianti, dall’altro però ci sono quattordici mesi di danni da dovere sanare.

Secondo il rapporto UECoop, sono oltre 120.000 gli operativi sportivi in bilico nel Bel Paese, suddivisi su 16.000 impianti, ad oggi a rischio a causa dei danni della pandemia.

Dieci miliardi all’anno di fatturato: questo è il valore del comparto del wellness, fra aziende, associazioni e cooperative sportive. Un universo che nell’ultimo anno ha potuto lavorare solo 6 mesi con perdite economiche rilevanti.

Fra i 20 milioni gli italiani che praticano una qualche forma di sport 1 su 4 (25,2%) si dedica a ginnastica, fitness, body building o aerobica, il 23% gioca a calcio e più del 21% è appassionato di sport acquatici, secondo Istat. Sportivi invece rassegnati al divano o che hanno dovuto trovare soluzioni alternative, tra palestre improvvisate ed esercizi in casa.

Anche per questo il costo delle attrezzature è salito alle stelle. La spesa per una piccola postazione domestica per il fitness è arrivata a 457 euro con aumenti del +57,5% per i manubri con i pesi, del +30% per la panca e del +58,5% per la cyclette.

Verificando, poi, diversi siti per la stessa tipologia di prodotto le differenze sono ancora più forti: 2 manubri in ghisa passano da 40 a 160 euro o i dischi dei pesi da 5 chili balzano da 7,50 euro a 44 euro.