Europei Nuoto – Day 4. Analisi critica
Quarta giornata ai Campionati Europei di Nuoto e ‘solo’ tre medaglie per i colori italiani, che sono primi come numero, ma quinti nel medagliere perchè con un solo oro sui 15 metalli vinti.
Veniamo al dettaglio delle gare: nei 200 farfalla femminili Ilaria Cusinato, si migliora ulteriormente a 2’08″91, sta male e le si rompe un costume prima della gara, lo dice, ma non come scusa, certo rispetto al record mondiale siamo anni luce sopra e la mistista ne approfitta in previsione dei 400 misti a Tokyo. Il 200 farfalla è gara che non perdona e non si improvvisa, chiedete alla danese Bach, prima ai 100 e seconda ai 150 poi finita quarta o alla britannica Stephens, terza fino ai 150, poi crollata al sesto posto.
Nei 100 dorso maschili, occasione di podio fallita per Thomas Ceccon che lamenta un passaggio troppo lento, 25″98, ai 50 metri per chiudere poi sesto in 53″02 (27″04 al ritorno). A Dicembre aveva fatto 52″84, che gli avrebbe permesso di vincere, all’epoca il passaggio fu di 25″73 con ritorno in 27″11, ieri Glinta è passato in 25″50, De Oliveira come lui in 25″92, Christou in 25″12, insomma più che di passaggio lento parlerei di dinamiche soggettive di gestione gara e di esperienza, ma Ceccon ha fatto la sua gara con un tempo in linea con il suo stato di forma; a Tokyo si prevede che questo tempo non basti minimamente neanche all’ingresso in finale e ricordando che mancava Kolesnikov che in staffetta mista/mista più tardi spara 52″09, quasi un secondo meno di tutti ad un passo dal record del mondo.
Nella semifinale dei 100 dorso femminili la Panziera entra in finale con il quarto tempo in una gara mediamente lenta come tempi di ammissione, lei molto contenta in previsone soprattutto dei 200 metri, i cronisti critici nel suo ‘pattinare’ nei primi 75 metri, certo che però i suoi ultimi 25 sono da manuale del nuoto come scivolamento ed efficenza di propulsione e da lezione a tutte, pensate alla giovane bielorussa Skurdaj, l’anno scorso al record europeo juniores con 59″08, ieri ultima in semifinale B con 1’00″52, meteora o dura preparazione per Tokyo?
Le semifinali dei 200 stile libero maschili non arridono ai colori italiani con Ballo fuori di due centesimi e Megli mai in gara se non nell’ultimo inutile 50 metri, indecifrabili le loro prestazioni visto che vantano tempi molto migliori, anche per loro il dilemma se siamo in test preolimpico o gara condotta male e finita peggio.
Nelle semifinali dei 200 rana femminili brava la Fangio ad entrare con l’ultimo tempo in 2’24″50, ma crediamo sia arrivata al suo limite, piacere di essere smentiti, chi rimane fuori dalla finale per poco? La Hansson prima nei 100 e la Carraro, terza nella mezza distanza e quindi o sai nuotare la rana in diversi modi o devi scegliere tra 100 e 200, non siamo tutti Kitajima o Fioravanti, soprattutto nelle donne.
Nelle semifinali dei 50 farfalla, i due italiani ce la fanno, Codia ritrova una buona bracciata ma non l’arrivo, lunghissimo, dove lascia centesimi, Ceccon si ricorda di essere recordman di corta e rientra senza aspettarselo, della serie le cose escono naturali se le hai e non devi affatto ricercarle a rischio di perdere scioltezza e naturalità del gesto, in testa lotta tra il primatista mondiale Govorov a sette decimi dal suo PB e il russo Minakov primatista mondiale juniores, non propriamente due ‘scappati di casa’, stona l’uscita di Florent Manadou, gigante francese, qui per testarsi sicuramente per Tokyo nel suo 50 stile, vedremo più avanti quanto vale realmente.
La finale dei 200 stile libero ci ripropone il solito clichet con la Pellegrini che parte più lenta delle avversarie e lei che poi nell’ultimo 50 le recupera, in questo caso perde di soli due centesimi rispetto alla ceca Seemanova, ultima arrivata delle tante giovani comparse in questi ultimi 15 anni circa e poi, molte, quasi tutte, scomparse. Analizzando le dichiarazioni della divina non si discute, ottimo test pro Tokyo, non velocissima ai 100, prudente nel terzo 50, comunque il più veloce in 30″05, buona ma non perfetta nell’ultimo 50 con 29″72, meglio di lei solo la britannica Anderson con 29″44, ma terza alla fine. Due errori si percepiscono, e sicuramente il tecnico Giunta ci lavorerà con il solito perfezionismo che contraddistingue il suo rapporto allenatore-atleta, scarsa progressività nell’ultimo 50 dovuto all’essere troppo dietro rispetto ai primi che preclude l’ultimo 15 metri, e arrivo da esordienti con tocco non in allungo ma testa già girata dietro verso il tabellone per vedere posizione e tempo. Bocciata la Bonnet, prima fino ai 150 poi quarta, anche qui non basta esser veloci, tempi mediamente alti, a Tokyo non si va di sicuro a podio e serviranno un paio di secondi meno.
Nei 200 misti maschili ottimo terzo posto di Alberto Razzetti, che trova continuità e tempi ceh se confermati saranno da finale olimpica, ma sistemiamo questo dorso grazie, 30″63 come intertempo è più alto di un secondo e sette decimi rispetto al migliore e di sette decimi rispetto al penultimo (anche se fatti rispettivamente dal 36enne Cseh, che spara il dorso e crolla miseramente a rana e stile e dal britannico Scott che paga uno stato di forma pessimo). Vince il più equilibrato spagnolo De Oliveira, già secondo prima nei 100 metri, che non spara il suo dorso e gestisce bene tutte le frazioni, chiudendo a stile meglio di tutti di oltre otto decimi. Bocciati quasi tutti, si salvano solo i primi tre, inguardabili gli ungheresi.
Infine nella staffetta mista/mista ottimi i riscontri cronometrici degli italiani che li porta alla medaglia di bronzo, dietro gli imprendibili inglesi e gli olandesi; purtroppo lamentiamo non specialiste da 100 metri tra le donne che ci preclude posizioni più alte.