Lorenzo Fortunato è nella storia. Ha vinto la tappa più temuta, più terribile, dove le pendenze ti respingono. Dove la Gloria e l’Inferno distano pochi centimetri. Lorenzo, il Magnifico, quindi. È il giorno dello Zoncolan! Un nome che nel ciclismo è sacro. Vincere qui significa entrare nella storia, nel Mito. Qui dove la legge di gravità s’incattivisce. Chi ama il ciclismo, qui trova la poesia, l’essenza romantica di questo sport.
Nel recente passato grandi imprese di Simoni, Basso, Froome. Il Giro fa onore dunque al Monte sulle Alpi Carniche, in provincia di Udine, dal versante Sudrio più dolce rispetto a quello di Ovara, ma sempre di pendenze infernali si tratta. Lasciano il Giro la coppia della Jumbo-Visma, David Dekker e Dylan Groenewegen, Edet della Cofidis e il secondo classificato al Giro d’Italia 2020, Jai Hindley (Team DSM). La Gara
Poco dopo un quarto d’ora di corsa si forma un gruppo in testa formato da Andrii Ponomar (Androni Giocattoli Sidermec), Jan Tratnik (Bahrain Vitcorious), Remy Rochas (Cofidis), Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato (Eolo Kometa), George Bennett ed Edoardo Affini (Jumbo Visma), Nelson Oliveira (Team Movistar), Bauke Mollema e Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), Alessandro Covi (UAE Team Emirates). Nel gruppo vi è qualche elemento che si vuole aggregare ai fuggitivi. Uno di questi è il siciliano Filippo Fiorelli, ma il suo tentativo è vano.
Il gruppo dietro non gli dà spazio. Quiete prima della tempesta. Si viaggia con velocità regolare sia nel gruppo dei fuggitivi che in quello della maglia rosa e sulla salita di Forcella Monte Rest il ritardo degli inseguitori arriva a 7’30”. Sulla discesa ai -47km la prima sorpresa. Ecco il trappolone. Un attacco di quattro uomini dell’Astana con Luis León Sánchez, Izaguirre, Tejada e Vlasov: si frantuma il gruppo. Con Vlasov anche Bernal con il compagno Castroviejo. C’è anche il compagno di Caruso, Pello Bilbao. Dopo aver raggiunto un vantaggio di 20″, l’attacco è annullato grazie alla reazione della Trek e della Bahrain. Remco Evanepoel rientra a fatica. Queste “scosse telluriche” dietro fanno diminuire il distacco degli uomini davanti a 4’50”. Rasserenate le acque nel gruppo Bernal il vantaggio dei fuggitivi supera i 6 minuti ai -21km. Ai piedi dello Zoncolan si staccano Affini e Mosca che hanno finito il loro lavoro rispettivamente per Bennet e Mollema. Nella pendenza iniziale dello Zoncolan ci prova Tratnik, la sua pedalata fa male a tanti. Il gruppo dei fuggitivi si scioglie come neve al sole. Dietro Tratnik infatti c’è a 100 metri solo Fortunato. Covi, Oliveira, Mollema e Bennett hanno un passo regolare e restano a 10″ da Fortunato. Ai -6,5 km si stacca Vincenzo Nibali.
Ai -6km Fortunato raggiunge Tratnik e insieme guadagnano (+43″) sui loro quattro inseguitori: Covi, Oliveira, Mollema e Bennett. Arriva l’infermo dantesco ai -3,5km con un muro di nebbia che sembra ingoiare i ciclisti. Le pendenze diventano impossibili. La Ineos traina il gruppo. Scoppia la bagarre: Fortunato lascia Tratnik e se ne va. Anche dietro nel gruppo dei 4 c’è un attacco di Covi. Alla nebbia si sostituisce la neve sul ciglio della strada. Martinez (Ineos) spinge Bernal. Evanepoel soffre. Fortunato vola verso il trionfo: lo Zoncolan è suo. Una vittoria che segnerà la sua carriera. Dietro il baratro. Arriva Tratnik a 26″. Covi a 59″. A un kilometro dall’arrivo Simon Yates attacca ma Bernal non lo lascia. I due si scatenano. Ma a 200 metri Bernal lo stacca a arriva a 1′ 43″ rafforzando la leadership nella classifica generale. Mollema a 1′ 47. Vlasov si stacca. Caruso resiste a e arriva con Ciccone a 2’22 da Fortunato. Il russo dell’Astana a 2’55”. Vlasov nella generale scivola al 4° posto 1’57. Bernal rafforza la rosa. Adesso è Yates secondo a 1’33. Caruso sempre terzo a 1’51”.