Il Giro dei..carusi: Bernal, ebbrezza rosa. Damiano, la felicità è adesso, il tenore Caruso si esibisce nel teatro alpino

di Valentino Sucato

Il Giro d’Italia 2021 si è chiuso con la premiazione in Piazza Duomo a Milano mentre una pioggia di coriandoli rosa quasi oscura il podio dove festeggiano i primi  tre classificati della Generale. Cala il sipario, dunque, sulla “Corsa Rosa” e come in ogni rappresentazione teatrale, alla fine, resta la morale, una sintesi che si ripresenterà nella nostra mente, con i protagonisti positivi e negativi, con le certezze, le sorprese, le delusioni e le speranze.

L’organizzazione del Giro pur tagliando fuori il sud della penisola (Calabria, Sicilia e Sardegna) ha disegnato un tracciato molto equilibrato con un finale scoppiettante.  In un’epoca di vacche magrissime e di scarso pubblico per le misure anti-covid, RCS ha presentato una carovana di livello medio-alto, con ciclisti capaci di garantire spettacolo. Se non fosse stato per gli infortuni di Landa e soprattutto per l’entropia organizzativa delle Deceuninck, sarebbe stato un giro stellare. Tuttavia a pesare tanto nell’economia dello spettacolo e forse anche nella Classifica finale vi sono  le sforbiciate delle salite Pordoi, Fedaia e in misura minore del Mottarone. Gli errori di valutazione meteo nella 16esima tappa pesano come macigni. Voto 6,5

Ineos-Granadiers ovvero la corazzata perfetta, senza fronzoli, tutto studiato a tavolino, programmato come in un team della Nasa. Il paragone non è casuale. Tante le stelle presenti nella squadra in appoggio a Bernal: Moscon, Ganna, Martinez, Castroviejo e il menfitano Puccio, il gregario per antonomasia. Affidabilità va rima con qualità che forse in una squadra galattica si nota un po’ meno. Tornando alla squadra inglese sorge una domanda presa in prestito da una nota promozione pubblicitaria e cioè: “Ti piace vincere facile?”. Di fatto non è stato difficilissimo ma nemmeno facile. Bernal ha saputo gestire l’intera corsa, accumulando un vantaggio significativo nei traguardi che più si addicevano e gestendolo all’occorrenza. Mai in serio rischio la sua vittoria finale anche se la crisi di Sega di Ala aveva messo in moto un fiume d’inchiostro sul possibile e imminente crollo di Bernal. Così non è stato, grazie anche alla consapevolezza, alla freddezza e all’autostima che regna in lui. Il ragazzo colombiano, 24 anni, non è più un ….caruso! Ha una sua grande maturità abbastanza evidente sia in corsa che nelle dichiarazioni. D’altronde se uno alla sua età ha già vinto Tour e Giro significa che ha le gambe e il carattere del campione. Gli manca la Vuelta, che il colombiano  prima o poi proverà a conquistare, magari forse già quest’anno stesso.   Voto Ineos 9, voto Bernal, 10.

A Yates nella prima settimana è mancata la lucidità o forse il coraggio. Ed anche un pizzico di fortuna.  A Sestola, e siamo solo alla quarta tappa Simon, ha visto le streghe e con il motore imballato è naufragato nella pioggia dell’Appennino modenese. Lì ha perso il Giro. Le ottime prove ad Alpe di Mera e a Sega di Ala hanno aumentato il rammarico. Per Yates si tratta di una debacle che va studiata e compresa. Errori come questi possono compromettere la carriera di un potenziale campione. E Simon Yates, nonostante le sue indiscusse qualità, ne ha fatti troppi. Voto 6

Scrivi Vlasov e leggi Grande Madre Russia e cioè Tonkov, Berzin (tralasciamo la meteora Menchov). Aleksandr per diventare Re del Giro deve ancora studiare e imparare. Martinelli è il docente più illustre che un ciclista posso incontrare sulla sua strada, lui deve solo saperne approfittare. La squadra era affidabile, non certo paragonabile alla Ineos, ma evidentemente per Vlasov vi è stato un problema di testa. Il suo è stato un Giro senza grandi acuti, quasi sempre regolare con alcuni passaggi a vuoto che gli sono costati il gradino più basso del podio, il minimo sindacale. La stoffa (rosa) c’è, il sarto (in ammiraglia) pure. Adesso Vlasov deve saperlo indossare: ha dodici mesi per provare e riprovare la taglia perfetta. Voto: rimandato a maggio 2022.

Nibali, verrebbe da dargli dieci. Ma sarebbe un voto estremamente condizionato dalla sua carriera (leggi bacheca) o dal suo coraggio (vedasi infortunio pre-Giro e caduta nella corsa rosa). Partire con il radio fratturato  non sarà stato facile. La caduta nella  17esima tappa ha complicato una situazione già precaria. Ma il Vincenzo Nazionale non ha mollato e giurando eterno amore al Giro è arrivato seppur incerottato a Milano. Le critiche ricevute durante la corsa rosa, amplificate dalla moglie Rachele e dei mass-media mettono solo alla berlina una parte di pseudo-appassionati dalla memoria corta o vittime della loro diabolica invidia.  Voto 7

Caruso, l’eterno ragazzo, umile e riflessivo, legato ai vecchi principi e valori che appartengono non solo al ciclismo ma all’intera società, ha avuto il suo momento di Gloria. Chiamarla con il termine Favola, forse è troppo. Ma sostanzialmente di qualcosa del genere si tratta. Il Gregario ragusano, l’Aquila degli Iblei, ha saputo aspettare. La caduta di Landa ha rimescolato le carte e anche i gradi di capitano all’interno del team Bahrain. Damiano, figlio di quella disciplina ferrea ereditata da un padre che per lavoro è stato a fianco di un eroe, il dott. Giovanni Falcone, ha saputo coniugare necessità, perseveranza, abnegazione, fatica e virtù. Partito per pilotare il basco, si è ritrovato senza preavviso al centro del palcoscenico nel ruolo di Damiano (Enrico) Caruso, proprio come in un concerto quando improvvisamente per raucedine viene a mancare il tenore. E così Damiano sentì che la … “catena scioglie il sangue dint’e vene… con la mimica puoi diventare un altro (da gregario a campione), (tanti) occhi che ti guardano così vicini e veri, ti fan scordare (la fatica), così diventa tutto piccolo (anche le pendenze) come le notti a Punta Secca e vedi la tua vita come la scia di un’elica…., si sentiva già felice e ricominiciò il suo canto”. E gli italiani gli vogliono tanto bene assaje ma tanto tanto bene assaje. Voto: Assaje

Sicilia. Protagonista assoluta. Nonostante il Giro l’abbia dimenticata, Lei è stata lì come una moglie fedele a perdonare il suo amato Rcs e regalare i suoi migliori figli alla corsa rosa, i  già citati Caruso, Puccio, Nibali, e poi Visconti e Filippo Fiorelli capace di giungere terzo sul traguardo di Sestola. La Sicilia rimane ad aspettare guardando da dietro le fessure  di una persiana che il Giro, da innamorato, torni da Lei. Voto: dieci e lode.