Domani si svolge il Campionato Italiano su Strada con partenza da Igea Marina e arrivo ad Imola dopo 225 km e 3667 metri di dislivello; dalla prova su strada elite si avrà un quadro chiaro sul team che affronterà la trasferta giapponese per le Olimpiadi di Tokyo.
Dopo il via ufficiale il gruppo percorrerà 70 Km per arrivare ai piedi di Cima Monticino (2800 metri al 5,8%) e successivamente Cima Gallisterna (2900 metri al 6,4%). Si entra così nel circuito finale, quello del mondiale su strada 2020, da ripetere 5 volte è un dislivello di 650 metri per ogni tornata che presenta oltre al Gallisterna il passaggio sul Mazzolano (2200 metri al 7%).
I FAVORITI. Chi sarà il successore del campione uscente Giacomo Nizzolo? Uno dei super favoriti è Sonny Colbrelli che tuttavia potrebbe pagare la durezza delle salite in programma; subito dietro Diego Ulissi fresco vincitore di una tappa in Slovenia con una condizione che sembra quella dei giorni migliori.
Giulio Ciccone potrebbe fare bene sulle pendenze dure del Mazzolano e Gallisterna; un gradino più giù due protagonisti delle ultime settimane come Domenico Pozzovivo, in grande evidenza al Tour of Suisse, e Lorenzo Fortunato che potrebbe essere la sorpresa della giornata al pari di Gianni Moscon e Damiano Caruso.
LA CLAVICOLA DI RIO 2016. Il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Davide Cassani ha già in testa la formazione da mandare a Tokyo anticipando la possibile esclusione di Vincenzo Nibali dalla selezione.
Lo squalo certamente non sta vivendo la sua migliore stagione con la frattura al radio del polso destro che ha fermato bruscamente la sua preparazione al Giro d’Italia portato, comunque, a termine in una spedizione fallimentare della Trek – Segafredo sotto ogni punto di vista.
Cassani deciderà domani ma intanto, come se non bastasse, ai nostalgici resterà impressa quell’immagine a 11 Km dall’arrivo di Rio, lungo la discesa di Vista Chinesa, di Vincenzo con una doppia frattura alla clavicola; forse non è giusto che quella resti l’ultimo momento in maglia azzurra alle Olimpiadi e forse si poteva gestire meglio la fase comunicativa del “cittí”.
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