Naomi Osaka verso Tokyo 2020

di Silvia Console

Si spengono i riflettori su Wimbledon e uno degli eventi più rilevanti (almeno per il torneo femminile), è stata l’assenza di Naomi Osaka che sarà invece presente alle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Un’assenza, di quella che oggi è considerata una delle più forti giocatrici al mondo, preceduta da una dichiarazione, il cui la Osaka riporta all’attenzione il tema del rapporto ( a volte difficile) fra media e atleti.

Stuart Fraser, corrispondente del Times ( che le ha dedicato la copertina dal titolo “It’s ok not to be ok” ) riferisce:

“ Naomi non parteciperà a Wimbledon; sta prendendo del tempo personale con amici e familiari. Sarà pronta per le Olimpiadi ed è entusiasta di giocare davanti ai suoi tifosi di casa”

Già a Parigi, la Osaka aveva dato segni di insofferenza verso la stampa, annunciando che per proteggere il suo stato di salute mentale, non avrebbe partecipato ai consueti incontri con i gionalisti, colpevoli, secondo l’Osaka di “prendere  a calci una persona mentre è a terra”.

Non si era quindi presentata alla conferenza stampa dopo la vittoria al primo turno contro l’avversaria Patricia Maria Tig, e per questo motivo aveva ricevuto una multa di 15 mila dollari dagli organizzatori del torneo. L’Osaka aveva quindi invitato le associazioni di tennis a tenere maggiormente in considerazione l’integrità mentale dei giocatori. E aveva aggiunto che avrebbe accettato qualsiasi multa per la sua scelta, chiedendo che i soldi venissero eventualmente destinati a un ente di beneficenza impegnato nella tutela della salute mentale.

Poche ore dopo, tramite i suoi account social, aveva comunicato e motivato la decisione di ritirarsi dal Roland Garros.

Un’azione di rottura e protesta che ha creato fazioni all’interno del mondo del tennis, tra chi ha appoggiato la scelta della Osaka e chi invece l’ha criticata; come l’ex N.1 Boris Becker che ha dichiarato “ Senza i media è difficile guadagnare il tuo premio in denaro, fa parte del lavoro. Devi imparare ad affrontarlo”.

Mentre, solidarietà è stata espressa da Serena Williams che, come ricordiamo, durante l’Australia Open aveva lasciato la sala stampa piangendo dopo a la semifinale persa proprio con la Osaka.

In conclusione, il messaggio di Naomi Osaka è chiaro: mio il gioco, mie le regole.

Diventa ancora più interessante e attesa la docuserie targata Netflix (diretta da Garrett Bradley, candidata alla novantatreesima edizione degli Academy Awards nella categoria Miglior documentario con Time) che verrà trasmetta il 16 luglio e che racconta la vita di Naomi Osaka.