9845 km la distanza tra l’Italia e Tokyo, una distanza che si azzera grazie al nostro amico Nicolas Roche che direttamente dalla capitale giapponese, sede delle Olimpiadi di Tokyo 2020, ci racconta la sua esperienza olimpica a pochissime ore dalla partenza, stanotte alle 4 del mattino, dell’impegnativa prova su strada.
Nicolas, figlio del grandissimo Stephen capace nel 1987 di vincere Giro d’Italia con il famosissimo “tradimento di Sappada”, Tour de France e i Mondiali di Villach, prenderà parte alla prova olimpica su strada dopo le esperienze di Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016; insieme a lui in squadra il cugino Daniel Martin e Eddie Dunbar.
“Qui in Giappone è complicato muoversi – le parole di Nicolas – e già all’arrivo si va incontro a tutte le procedure di sicurezza anti – Covid che il CIO ha messo in campo. Appena atterrato subito tampone molecolare e attesa per il risultato in una grande sala. Appena avuto il via libera ci siamo trasferiti in un hotel a disposizione degli atleti e delle delegazioni; i tamponi li ripetiamo ogni mattina.”
Contatti praticamente nulli con l’esterno che vengono facilitati dalla grande compostezza dei tifosi giapponesi che rispettano la “bolla” degli atleti. “Possiamo uscire dall’albergo solo per gli allenamenti e per andare a testare il percorso che si presenta molto complicato con la salita di Mikuni Pass che farà la differenza anche se un gruppetto potrebbe ancora chiudere sulla testa della corsa negli ultimi 25 km che portano all’arrivo all’interno del circuito di Fuji”.
“Sembra più un Mondiale su Strada – conclude Roche – che una prova olimpica. Il Covid ha rovinato tutto! Le Olimpiadi sono un’esperienza unica che va vissuta a 360° gradi; questa volta, purtroppo, non abbiamo modo di vivere il villaggio olimpico che per uno sportivo rappresenta il cuore della manifestazione. È difficile da accettare ma ci siamo dovuti adattare”.