La recente vittoria di Camila Giorgi al torneo Wta 1000, uno dei più importanti della stagione al di fuori dei 4 del Grande Slam, riapre un topic ricorrente nel mondo dello sport: il difficile rapporto fra il campione e il padre allenatore.
La tennista azzurra, lo scorso 15 agosto, ha vinto il suo primo torneo importante; battendo 6-3 7-5 la ceca Karolina Pliskova, Camila Giorgi salirà al numero 34 in classica Wta, guadagnando ben 37 posizioni e avvicinandosi di nuovo al numero 26, finora la sua migliore posizione in una carriera ricca di alti e bassi e segnata (nel bene e male) dalla presenza del padre-allenatore Sergio Giorgi.
Quest’ultimo è salito alla ribalta per l’episodio che lo ha visto coinvolto durante gli Internazionali di tennis di Roma, dove il padre- allenatore è stato allontanato dal Torneo per “ atteggiamento ostile e intimidatorio” nei confronti di un giudice di linea.
Sergio Giorgi, carattere fumantino e modi rudi è il tipico padre-alleantore modello marines. Ed è proprio lui che nel corso di un’intervista, parlando della figlia racconta:
“Lei piangeva, mia moglie voleva ammazzarmi. Ma per fare la professionista ci vuole forza fisica e una mentalità di ferro».
Camila Giorgi, come la maggior parte dei campioni, ha iniziato a soli 4 anni. A 9 anni viene notata da Nick Bollettieri che le offre un contratto, ma l’accordo non si fa. E resta ad allenarsi col padre.
Di storie così, nella storia del tennis ce ne sono a bizzeffe: da Peter Graf a Richard Williams, passando per Mike Agassi, sono alcuni dei nomi dei padri famosi per aver fatto da manager, addetto stampa, preparatore atletico e coach e alcuni di questi (come nel caso di Giorgi), non hanno una carriera da tennista alle spalle.
È il caso Emanoul Aghassian, un pugile iraniano naturalizzato statunitense, padre del tennista Andre Agassi. Un vero e proprio aguzzino, un uomo capace di affermare” Mio figlio avrebbe potuto vincere molto di più e giocare molto meglio”, un uomo ossessionato dal desiderio di successo e di rivalsa sportiva e sociale attraverso il figlio.
Nel libro scritto da Andre Agassi OPEN, vengono raccontati episodi di crudeltà che si fa fatica a leggere, perché hanno come protagonista un bambino di 7 anni. Mike Agassi, non si è mai nascosto, anzi; predicendo che il figlio sarebbe diventato il numero uno del tennis, renderlo il migliore, Mike Agassi costruì una macchina sparapalle da 2.500 colpi contro cui Agassi bambino doveva “ combattere” ogni giorno nel campo di tennis appositamente costruito nel terreno attiguo alla casa di Andrè.
Sempre citando Agassi senior: “Un padre ama suo figlio, un allenatore lo fa per soldi”. A mio modo di vedere c’è qualcosa di difficile nel rapporto atleta/ padre-allenatore e non sempre questo binomio genera successi e soprattutto a pagarne le spese (quasi sempre) sono i figli.
Nel caso di Camila Giorgi, questo rapporto pare molto forte. A fine partita la Giorgi ha dichiarato (parlando del padre) “Questa vittoria è dedicata a lui, perché ha passato la vita a seguirmi. Ci siamo sentiti cento volte durante il torneo, è sempre con me, prima e dopo le partite, prima e dopo gli allenamenti. Lui è fantastico, e noi siamo una fantastica squadra, spero possa venire per i prossimi tornei. Era molto felice per questa vittoria, quando ci vedremo ci godremo il successo.
Alla finale del torneo Wta 1000 Sergio Giorgi non era presente. Sarà stato un caso, chissà.