Randonneur: quel ciclista un po’ fuori dagli schemi

di Ivan Bellanca

Confessa, caro amico pedalatore: quando hai fatto per la prima volta i tuoi primi 100km in un’unica uscita, quasi non ci credevi. Orgoglioso per una distanza che magari già in auto non è banale, soprattutto se devi attraversare qualche giungla metropolitana all’ora di punta.

Hai fatto i tuoi primi 100km e già qualche familiare o amico (che non pedala come te), ti guarda un po’ tra lo stupore e l’invidia: “ma… come? 100 km in bicicletta? E come fai?”.

A metà tra un marziano ed un folle, il pedalatore da grandi distanze si insinua in te e ti provoca: la prossima volta saranno 150, anzi 200! Perché diciamocelo pure, a qualunque livello si vada in bici, la sfida con se stessi è la vera molla che ci fa saltare in sella ogni volta che possiamo.

Poi cominci a prenderci gusto e qualcuno, oltre al web, comincia a smontarti l’idea che puoi aver fatto qualcosa di eccezionale, di selettivo. Già, 100 km sono solo un antipasto, caro compagno ciclista, se solo vuoi pensarti come un eroe della distanza.

Ancora quasi non lo sai, ma stai entrando pericolosamente nel mondo dei Randonneur quel ciclista fuori dagli schemi, figura ai limiti della mitologia sui quali si sprecano i record di percorrenze: 200km se non vuoi proprio sentirti dire “tutto qui?”, ma anche 300km, poi 600, anche 1.000… Oltre cominci a misurarle in miglia: la 999 miglia, la 1001 miglia… Percorrenze per pochi eletti per l’appunto, dove la preparazione fisica conta fino ad un certo punto e dove oltre un certo numero di km è la testa a decidere tutto.

Randonnèe “In bici con Telethon – Giro dell’Etna 2021” – con l’organizzatore Jo Faro

Per il randonneur il tempo conta relativamente, non ci sono gomito a gomito da fare, potresti percorrere centinaia di km anche in totale solitudine, perché oggi anche i classici check-point sono sostituiti dagli utili ma anche un po’ freddi QR Code.

Ma facciamo un salto indietro, per non tediare chi già è un randonneur, per fare un po’ di storia di questa strana e straordinaria disciplina.

Leggiamo dal sito di Audax Italia: “Il cicloturismo nasce in Italia alla fine del XIX secolo. Nel 1897 un gruppo di ciclisti partì da Roma per tentare di percorrere in giornata i 230 km che li separavano da Napoli, compiendo quella che storicamente viene considerata la prima escursione ciclistica a lungo raggio di un gruppo di persone: l’impresa, ritenuta davvero audace, dette origine all’uso di battezzare con il termine latino “AUDAX” la formula delle escursioni ciclistiche di gruppi capaci di percorrere 200 km tra l’alba e il tramonto. La disciplina del randonneurs ha origini in Francia nel 1904, nell’ambiente delle Gran Fondo, per merito di Henry Desgrange (che l’anno precedente aveva creato il Tour de France); la randonnée venne definita nelle sue regole dall’Audax Club Parisien, società fondata anch’essa nel 1904.

Il logo di Audax Italia, portale di riferimento per i randonneur

Audax Italia – https://www.audaxitalia.it – è quindi il sito di riferimento per chi vuole approcciarsi al mondo delle Randonnèe. Diventando socio ARI si ha diritto a partecipare all’ottenimento dei famosi “Brevetti”, una sorta di attestato che in base alle percorrenze compiute, elegge ogni anno i randonneurs ufficiali.

Per meglio comprendere cosa significa partecipare ad una Randonnèe, lo scorso 4 luglio abbiamo preso parte alla manifestazione “In bici per Telethon – Giro dell’Etna”, grazie alla quale abbiamo potuto unire il desiderio di percorrere le suggestive strade pedemontane dei paesi etnei, allo scopo benefico dell’iniziativa lanciata da Jo Faro, fotografo di professione, grande appassionato e organizzatore di eventi sportivi. Nel prossimo articolo vi racconteremo come è andata e soprattutto con quale spirito e quali strumenti è possibile unire la passione per la bici ad iniziative nel sociale che nobilitano questo sport.

Una rappresentanza SwS alla Randonnèe “Giro dell’Etna” dello scorso 4 luglio