Manca pochissimo ormai e la cerimonia di apertura dei giochi paralimpici di Tokyo 2021 avrà inizio, come di consueto a due settimane dal termine delle Olimpiadi, che hanno visto segnare per l’Italia il record delle medaglie conquistate.
La delegazione italiana parte già segnando un primato importante: è rappresentativa più numerosa fin qui selezionata, con 115 (+14,14% rispetto a Rio 2016) azzurri che parteciperanno alla massima competizione paralimpica in 15 discipline, e una presenza femminile superiore a quella maschile (60 atlete e 53 atleti), pari al 53,1%.
Un gran bel risultato per l’Italia che come molti sapranno, è stata la culla dei giochi paralimpici. La prima edizione, infatti è datata Roma 1960 e a parteciparvi furono 400 atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi che sfilarono nello stadio dell’Acquacetosa davanti a 5000 spettatori. Biliardo, lancio del giavellotto, la scherma, la pallacanestro, il tennistavolo ed il tiro con l’arco, queste alcune delle discipline che videro gli italiani impegnati, con la delegazione più numerosa, alla conquista di 28 medaglie d’oro, 30 di argento e 24 di bronzo.
Certamente fu un grande successo per Sir Ludwig Guttmann e il Dott. Antonio Maglio, Direttore del Centro Spinale di Roma, che dopo aver ideato e realizzato nove edizioni dei giochi di Stoke Mandeville (giochi precursori delle paralimpiadi) la realizzazione di un sogno fatto di sport, riabilitazione e integrazione.
Oggi, a distanza di sessantunanni, le paralimpiadi sono cambiate; le discipline sono state ampliate, sono state realizzate protesi e carrozzine che consentono movimenti più ampi e infine gli atleti sono suddivisi in 3 macro categorie: disabilità fisica, visiva e intellettiva. A sua volta la categoria della disabilità fisica è suddivisa in 8 tipologie: potenza muscolare, movimento ridotto, perdita o deficit di un arto, differenza di lunghezza delle gambe, statura bassa, ipertonia, atassia, atetosi.
Anche il simbolo delle Paralimpiadi è cambiato; dal 2003 infatti i cinque cerchi sono stati sostituiti da tre linee curve di colore blu, rosso e verde con lo slogan “Spirito in movimento”.
Ma ciò che davvero ha fatto la differenza sono stati gli investimenti, gli sponsor e la cassa di risonanza mediatica che da Londra 2012 che portato le Paralimpiadi a divenire un evento sportivo mainstream.
A questo successo hanno certamente contribuito alcuni atleti con le loro vittorie, dimostrando che, come recita il claim di un noto brand tedesco, “impossible is nothing”. Sono le storie del nostro (amatissimo) Alex Zanardi, di Trischa Zorn (nuoto), della ciclista britannica Sarah Storey; uomini e che hanno saputo ribaltare la sorte diventando un modello da seguire.
Capita anche che un atleta sudafricano (Oscar Pistorius), soprannominato “the fastest man on no legs” (l’uomo più veloce senza gambe), vinca i 400 m piani con il tempo di 47″49, stabilendo il nuovo record mondiale paralimpico, si qualifichi ai mondiali per normodotati di atletica a Taegu nel 2011 e vinca l’argento con la staffetta 4×100.
Sono affascinanti le paralimpiadi, sono l’esempio evidente che tante “barriere” che poniamo davanti noi stessi, ai nostri sogni, alle nostre ambizioni, sono solo mentali. Sono storie di coraggio e determinazione, doti insite nei grandi campioni come i nostri portabandiera Federico Morlacchi (nuoto) e Bebe Vio ( scherma), protagonista in questa giorni della copertina della rivista francese “l’Equipe” che l’ha scelta come atleta simbolo delle Paralipiadi di Tokyo.
La portabandiera azzurra sarà in pedana il 28 agosto per la prova individuale e poi il 29 per quella a squadre; prima di lei, già da domani, saranno impegnati Matteo Orsi (tennistavolo) e Simone Barlaam nella prima batteria dei 400 m stile libero maschile S9.
Non ci resta che goderci lo spettacolo delle paralimpiadi di Tokyo 2021 e ricordando sempre il motto che da 127 anni accompagna tutte le edizioni delle olimpiadi: CITIUS, ALTIUS, FORTIUS (più veloce, più in alto, più forte).