Dal turismo sportivo un contributo importante per il territorio

di Ivan Bellanca

Anche in piena pandemia, nonostante le forti limitazioni agli spostamenti, abbiamo assistito al rilancio di discipline outdoor orientate al turismo sportivo. E se da un lato il turismo in senso tradizionale ha visto un 2020 disastroso, dall’altro il turismo sportivo ha costituito un’ancora di salvezza per gli operatori di settore, un indotto che in Italia vale oltre 10 mld di Euro e muove più di 60 mln di presenze (fonte Bike Summit 2020).

Con numeri in crescita di anno in anno tra il 5 ed il 10%.

Attività come il cicloturismo, il trekking, gli sport acquatici, complice la bella stagione che riduce i numeri pandemici ed apre con maggior facilità agli spostamenti, la fanno da padrona in un ambito, quello della pratica sportiva, che genera un indotto importante: ristoranti, alberghi e B&B, noleggio attrezzature, negozi di articoli sportivi, guide turistiche, ecc.

La partenza della Granfondo Nove Colli 2019 (ph. credits www.novecolli.it)

Se fino agli anni ’90 gli sport invernali hanno costituito lo zoccolo duro del turismo sportivo (tipicamente, le settimane bianche), negli ultimi anni la domanda di attività sportive all’interno dei pacchetti viaggio è cresciuta fino al 25%.

Non si tratta necessariamente di sportivi assidui o atleti professionisti; tutt’altro. L’avvento delle e-bike, dei SUP, ma anche di una cultura social legata al mondo del fitness, hanno allargato il target sia per fasce di età che per condizioni psico-fisiche.

Grazie anche ad una tecnologia dei materiali che avvicina molte più persone a discipline fino a pochi anni fa molto selettive.

Non si tratta di sottoporsi a massacranti ritiri di squadra o di partecipare ad eventi agonistici. Semplicemente di rendere la propria vacanza un momento di benessere e di contatto con i luoghi, la natura e l’aria aperta, magari negata da prolungati lockdown e restrizioni varie.

Il logo della Maratona Dles Dolomites

Se da un lato quindi lo sport attira a sé una fetta di popolazione sempre più numerosa e variegata, come si comporta il comparto ricettivo?

Dai numeri snocciolati sul Web, guardando all’offerta turistica dei vari operatori, si assiste (e non è un caso) ad un’Italia a due velocità: molte strutture ricettive al Nord Italia fondano il proprio business sull’integrazione tra il territorio e la pratica sportiva vera e propria. Si pensi ai diversi circuiti storici del running o le granfondo di ciclismo: la Nove Colli in Romagna o la Maratona Dles Dolomites, a cui si accostano strutture ricettive di gran livello e sponsor nazionali ed internazionali.

Al Sud, nonostante la crescita di eventi che stanno attirando sempre di più l’interesse di partecipanti stranieri (v. Etna Marathon di MTB), non sembra esserci lo stesso livello di offerta.

Gli eventi stessi al Nord, come all’estero, sono ormai dei veri e propri brand (da noi lo è senz’altro la Targa Florio, per le auto), ai quali lavorano organizzazioni permanenti e partner fortemente connessi.

I tre tracciati della Targa Florio

Con la complicità spontanea di un territorio che grazie al clima e alle bellezze naturali e storiche, la Sicilia si presta quale cornice ideale per qualunque tipo di turismo sportivo. Ma nulla avviene per caso: non bisogna inventare nulla, anzi bisogna copiare i casi e le organizzazioni di successo. Stimolare le amministrazioni locali ad aprire il più possibile ad una progettualità snellendo l’odiosa burocrazia; lavorare su accordi con le compagnie di trasporto affinché il venire in Sicilia non sia una spesa superiore alla partecipazione stessa di un evento sportivo; sensibilizzare un comparto ricettivo alberghiero a dotarsi di servizi adeguati e prezzi consoni ad una ripetibilità, una fidelizzazione che faccia da volano alla crescita dei numeri. Non ultimo, un piano di comunicazione strategico, appoggiato dalle istituzioni, che in modo virale presenzi i social ed il web, creando un vero e proprio brand siciliano del turismo sportivo, tutt’ora carente.

Cicloturisti sulle Madonie

Probabilmente allora, tra qualche anno potremmo assistere al rilancio delle alte Madonie, che vessano oggi in un totale stato di abbandono, nonostante la straordinaria bellezza dei luoghi. Oppure si renderebbe giustizia ai percorsi della via Francigena, che esistono anche in Sicilia ma che non sono per nulla valorizzati. O ancora i tanti borghi dei Nebrodi, ideali per il trekking così come per le bici. Piazza Armerina, Segesta, Selinunte, oggi scenario di qualche evento locale e nulla più, dovrebbero essere prese d’assalto da bikers di mezz’Europa. Sono pochissimi esempi tra le tante opportunità che potremmo sfruttare con un’attenta pianificazione ed una comunicazione efficace sul turismo sportivo.

Da parte nostra, come sempre, rimaniamo sensibili ed anzi appoggiamo sulle nostre pagine ogni tipo di iniziativa che alzi, direttamente o indirettamente, la qualità dell’immagine della Sicilia sportiva.