Attualità

Quando lo sport cambia la storia, racconti di donne che non si sono arrese

Passione, sfogo, benessere: questo e tanto altro possiamo racchiudere nella parola “SPORT”. L’attività fisica nasce con quella umana, con essa si sviluppa e progredisce nelle varie epoche, affrontandone di pari passo le battaglie più rappresentative, cosicché la bellezza di ogni gara e la sua forza da un lato arrivano a noi attraverso l’input più immediato della performance, dall’altro affondano a loro volta le radici in un’altra gara: quella fatta da chi, con il proprio agire è riuscito ad abbattere i muri dei pregiudizi e della discriminazione e continua ancora oggi ad essere un esempio da cui tutti gli sportivi e non solo, possono trarre ispirazione per continuare le proprie lotte.Così, a meno di un anno dall’inizio del 105 Giro d’Italia, non possiamo non pensare ad Alfonsina Strada e alla sua storia. Siamo nel 1901: la passione per le due ruote si manifesta quando aveva solo 10 anni e da bimba che muove i suoi primi traballanti passi su una bici malandata, regalatale dal padre, si ritrova 10 anni dopo a stabilire il primo record di velocità femminile. Ostacolata dalla famiglia, ma sostenuta successivamente dalla guida del marito, che le regalò una nuova bici da corsa come dono di nozze, riuscì a partecipare al Giro di Lombardia nel 1917, sfidando atleti di sesso maschile e fu la prima donna in assoluto che nel 1924 fu ammessa al Giro d’Italia, dove la popolarità e l’interesse nei suoi confronti, aumentò tappa dopo tappa, soprattutto quando all’VIII, a causa delle condizioni meteo ostili, cadde rompendo il manubrio, che riparò utilizzando un manico di scopa. Negli anni successivi non le fu più permesso di partecipare al Giro, ma grazie a questa impresa viene tutt’oggi considerata pioniere della parificazione di genere in campo sportivo.

Tuttavia, è soltanto tra gli anni 70/80 che le donne cominciano a ritagliarsi un ruolo importante nelle discipline sportive prima a loro estranee, attraverso un cambiamento nelle scuole della maggioranza dei paesi del mondo, innescato dall’azione di alcune donne, volta a rompere gli schemi delle disparità tra uomo e donna. Emblematica dell’epoca è la storia di Kayhy Switzer, l’atleta statunitense che riuscì, attraverso uno stratagemma, ad iscriversi alla Maratona di Boston del 1967, trovata a cui conseguì però un episodio di discriminazione molto serio, sfociato nella violenza del gesto del direttore di gara, che la allontanò dalla pista tirandola per un braccio. I celebri musei di Piazza Armerina in Sicilia, ci restituiscono l’immagine di una Terra all’avanguardia, attraverso la rappresentazione di fanciulle impegnate in pratiche sportive riservate agli uomini, come il lancio del disco; così prendendo slancio dalle gesta degli antichi, anche dalle nostre parti le donne non mancano di farsi valere, scrivendo alcune delle più belle pagine di sport “rosa”.

Piazza Armerina, rappresentazione di fanciulle impegnate in pratiche sportive

Correva l’anno 1947, quando allo Stadio La  Favorita di Palermo le ballerine dell’opera di Roma sconfissero per 3-2 una squadra di giornalisti locali, ridando nuova linfa al calcio femminile, dopo che nel 1933 il CONI aveva proibito i campi da gioco alle donne, poiché il calcio era ritenuto pericoloso per il loro aspetto estetico e riproduttivo. Grazie all’impresa delle danzatrici della capitale possiamo letteralmente sostenere che la Sicilia entra “in punta di piedi” nel mondo del calcio femminile e in poco tempo ne diventa capofila, quando, attraverso una vera e propria rivoluzione culturale, nel 1968 presero il via i primi campionati di calcio femminile. La Favorita vanta anche il primato di aver fatto da scenario alla prima partita tra due formazioni interamente composte da donne (1949).

Questi sono gli esempi per cui non possiamo e non vogliamo dimenticare il coraggio, la perseveranza, l’amore dimostrato da queste grandi donne che, vedendo orizzonti laddove c’erano confini e abbattendo limiti geografici e temporali, hanno cambiato per sempre la storia dello sport.

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Published by
Annamaria Mangiacasale