Si è conclusa da un giorno ma gli strascichi della 26^ Maratona di Palermo ce li sentiamo ancora addosso. Una sensazione di benessere figlia dell’insieme di emozioni vissute per la prima volta, da chi, come lo scrivente, è abituato a vivere l’intensità di campi gara di altra natura. Appare subito evidente che si tratta di un evento speciale, lo si capisce non appena si arriva all’Expo allestito in via Libertà, dove la musica, che fa da sottofondo alla voce dello speaker, i tanti gazebo, i 5 gonfiabili che indicano partenza/arrivo, rendono l’atmosfera tipica delle grandi occasioni.
Tantissima gente è già sul posto nonostante ancora manchi più di un’ora all’inizio e tanta ancora ne deve arrivare, in considerazione dei 1.300 iscritti tra i partecipanti alla distanza lunga e la mezza maratona. La tensione del pre gara non è così evidente, fatta eccezione per chi ha ambizioni serie e si è preparato a dovere per fronteggiare le difficoltà di un percorso per nulla facile. Basta farsi un giro tra i runners per rendersi conto che per tanti è più un giorno di festa per il quale hanno atteso a lungo, fin troppo, e l’unico vero obbiettivo è completare la distanza a prescindere dal tempo impiegato. Altra storia per quanto riguarda gli organizzatori. La tensione è di altra natura, specialmente sul viso di Totò Gebbia, Presidente di Fidal Sicilia , “deus ex machina” della Maratona di Palermo. Parlare con lui è più difficile del completare la mezza maratona. Troppe cose da attenzionare per un evento importante, tanto atteso e che richiama atleti da tutta l’Italia. Ci sono le autorità in rappresentanza di Comune e Regione, ma le vere Star, a mio avviso e per diversi motivi, sono i ragazzi della Fisdir, che si apprestano a disputare la loro Maratona. Accanto a loro, in maglietta rosa, le donne della Fondazione Umberto Veronesi.
C’è Gelindo Bordin, campione Olimpico di Seul 1988 e vincitore della Maratona di Boston, a testimonianza del prestigio che l’evento palermitano riveste. Ci sono anche i pretendenti alla vittoria, con in testa i tre Keniani dati per favoriti. Tra questi c’è Kiptoo Fredrick Kipkosgei, alla sua prima Maratona ufficiale tolte le volte nelle quali ha partecipato da lepre.
È tutto pronto, nessun intoppo. La pistola dello Start, affidata all’Assessore allo Sport del Comune di Palermo Paolo Petralia Camassa, da il via alla 26^ Maratona di Palermo. Tanta la gente dietro le transenne, ormai la Maratona di Palermo è entrata nel cuore dei palermitani, anche tra chi, notoriamente, non si lascia entusiasmare da tutto ciò che comporta limitazioni alla viabilità cittadina. Il livello dei partecipanti è alto, e giusto il tempo di scambiare qualche commento con i presenti all’interno dell’area autorizzata, che lo speaker avverte del primo passaggio degli atleti più forti. Con il tempo di 1.11 minuti le tre gazzelle ripassano davanti al traguardo, mentre, non poi così distanti, si intravedono i pretendenti al podio della mezza maratona. Il primo ad arrivare e Giorgio Catalano, visibilmente emozionato per aver vinto nella sua Sicilia. Lo intervisto e il mio approccio avviene diversamente dal solito. Mi accosto con particolare rispetto. Mi ridimensiono al cospetto di una disciplina per me nuova della quale rimango affascinato ed ammaliato. Mano a mano che passano i minuti continuano ad arrivare i finisher della mezza maratona. Nei loro volti la gioia di avere completato la gara più attesa. C’è chi taglia il traguardo tenendo per mano il compagno di squadra, chi il figlio, chi la moglie. C’è tanta gente, e dal microfono si annuncia l’arrivo di colui che sarà il vincitore della 26^ edizione della Maratona di Palermo. Mi avvicino al centro della carreggiata per capire di chi si tratta. Lo riconosco subito dalle gambe sottilissime. È Kiptoo Fredrick Kipkosgei. La lepre questa volta è scappata e arriva per lui la gioia della prima vittoria importante.