Legionella alla Piscina Comunale di Palermo. Le cause possibili e quali i rischi per gli utenti

di Fabio Bologna

Ha fatto notizia, e non poteva essere diversamente, la chiusura della Piscina Comunale di Palermo a seguito della rilevazione del Batterio della Legionella in uno spogliatoio e nella vasca che alimenta d’acqua tutto l’impianto. Se da un lato l’acqua rappresenta l’ambiente naturale del batterio Legionella pneumophila, ci si chiede come si sia potuto verificare la contaminazione all’interno della struttura di Viale del Fante e cosa si sarebbe dovuto fare per evitarlo. Non è un evento improbabile la contaminazione delle piscine e proprio per questo motivo esistono delle Linee Guida specifiche emanate dal Ministero della salute atte a prevenire e limitare i rischi che tali eventi si possano verificare.

Quali sono i fattori di rischio:

Negli impianti ad uso natatorio, la colonizzazione di Legionella nelle acque è favorita da alcuni fattori, che sono poi quelli favorevoli alla normale proliferazione e diffusione del batterio, ovvero:

Temperatura dell’acqua tra i 20 e i 50°C;

Formazione di incrostazioni, corrosioni e sedimenti nei componenti idraulici e nelle tubazioni;

Rami ciechi nell’impianto idrico che causano stagnazione;

Punti di erogazione scarsamente o mai utilizzati;

Presenza di serbatoi di acqua calda e fredda.

A tutto questo si deve aggiungere la scarsa manutenzione di tutto l’impianto idrico ed in particolare dei soffioni della doccia, dei rubinetti e degli altri terminali, nonché l’inadeguata o assente pulizia e disinfezione periodica dei serbatoi di acqua e dei filtri.

Come prevenire il rischio legionellosi nelle piscine:

I dettami del controllo e della prevenzione del rischio Legionella nelle piscine sono contenuti all’interno delle “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi”, emanate nel 2015 dal Ministero della Salute. Secondo questo documento, l’attività tesa a ridurre al minimo il verificarsi di un’infezione da Legionella, consiste essenzialmente in:

  • Manutenzione periodica degli impianti;
  • Corretto trattamento dell’acqua e dei filtri;
  • Verifica della qualità mediante analisi di laboratorio.

Le linee guida del Ministero raccomandano ai gestori degli impianti di effettuare, almeno una volta all’anno, la revisione dei sistemi di circolazione dell’acqua e la la pulizia e la disinfezione shock di vasca e tubazioni, nonché dei filtri (ogni 1-3 mesi) ed sostituzione in caso siano usurati.

Quali sono i rischi per gli utenti:

Legionella pneumophila. Il genere Legionella è stato così denominato nel 1976, dopo che un’epidemia si era diffusa tra i partecipanti al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione, 221 persone contrassero questa forma di polmonite precedentemente non conosciuta, e 34 morirono. La fonte di contaminazione batterica fu identificata nel sistema di aria condizionata dell’albergo. La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente Legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento. Le goccioline si possono formare sia spruzzando l’acqua che facendo gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide. La pericolosità di queste particelle di acqua è inversamente proporzionale alla loro dimensione. Gocce di diametro inferiore a 5µ arrivano più facilmente alle basse vie respiratorie. Sono stati inoltre segnalati in letteratura casi di legionellosi acquisita attraverso ferita. Fattori predisponenti la malattia sono l’età avanzata, il fumo di sigaretta, la presenza di malattie croniche, l’immunodeficienza. Il rischio di acquisizione della malattia è principalmente correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto e al grado d’intensità dell’esposizione, rappresentato dalla quantità di Legionella presente e dal tempo di esposizione. È inoltre importante la virulenza e la carica infettante dei singoli ceppi di Legionella, che, interagendo con la suscettibilità dell’ospite, determinano l’espressione clinica dell’infezione. Malgrado il carattere ubiquitario di Legionella, la malattia umana rimane rara; i tassi d’attacco nel corso di focolai epidemici sono bassi, inferiori al 5%. Il tasso di mortalità correlata all’infezione da Legionella dipende da alcuni fattori specifici (come la gravità della malattia, l’appropriatezza del trattamento antibiotico iniziale, il luogo in cui è stata contratta l’infezione, le condizioni pregresse del paziente) e può variare dal 40-80% nei pazienti immunodepressi non trattati, al 5-30% in caso di un appropriato trattamento della patologia. Complessivamente la letalità della legionellosi si aggira tra il 5% e il 10%.

Sintomatologia e trattamento

La legionellosi può manifestarsi in due forme distinte:

  • la Malattia del Legionario vera e propria, che frequentemente include una forma più acuta di polmonite
  • la febbre Pontiac, una forma molto meno grave.

La Malattia del Legionario, dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni (in media 5-6 giorni), si manifesta come una polmonite infettiva, con o senza manifestazioni extrapolmonari. La sindrome pneumonitica non ha caratteri di specificità né clinici né radiologici. Nei casi gravi può insorgere bruscamente con febbre, dolore toracico, dispnea, cianosi, tosse produttiva associati all’obiettività fisica semeiologica del consolidamento polmonare. Nei casi meno gravi l’esordio può essere insidioso con febbre, malessere, osteoartralgie, tosse lieve, non produttiva. A volte possono essere presenti sintomi gastrointestinali, neurologici e cardiaci; alterazioni dello stato mentale sono comuni. Tra le complicanze della legionellosi vi possono essere: ascesso polmonare, empiema, insufficienza respiratoria, shock, coagulazione intravasale disseminata, porpora trombocitopenica e insufficienza renale. La polmonite da Legionella non ha quindi caratteristiche cliniche che permettano di distinguerla da altre forme atipiche o batteriche di polmonite comunitaria. Come tale va sempre sospettata sul piano clinico tra le infezioni polmonari comunitarie e nosocomiali e, per questo motivo, la diagnosi di laboratorio deve essere considerata complemento indispensabile alle procedure diagnostiche cliniche.

La febbre di Pontiac, dopo un periodo di incubazione di 24-48 ore, si manifesta in forma acuta simil-influenzale senza interessamento polmonare, e si risolve in 2-5 giorni. I prodromi sono: malessere generale, mialgie e cefalea, seguiti rapidamente da febbre, a volte con tosse e gola arrossata. Possono essere presenti diarrea, nausea e lievi sintomi neurologici quali vertigini o fotofobia.