L’importanza dell’educazione alimentare e sportiva nelle scuole

di Redazione

Ti sei mai chiesto qual è il primo strumento di prevenzione della salute? Non è un discorso legato soltanto alla mia professione, ma si tratta proprio di un approccio generico efficace sia come azione quotidiana che di tutela a lungo termine: sto parlando dell’educazione alimentare. Le abitudini nutrizionali vengono “incise” molto presto nella vita delle persone e hanno un chiaro effetto sul destino metabolico non solo del bambino, ma anche dell’uomo che sarà in futuro.Una cattiva alimentazione non determina necessariamente (solo) problemi di peso, almeno non in tempi immediati. Tuttavia persino in Italia, centro dell’ormai nota a livello internazionale “Dieta Mediterranea”, si assiste al grave fenomeno di eccesso ponderale in età infantile: un dato statisticamente correlato al maggior rischio di essere degli adulti obesi. Secondo quanto riporta un’indagine del 2016 condotta dal Ministero della Salute, in Italia 3 bambini su 10 sono in sovrappeso o obesi, con un’incidenza crescente soprattutto nel Sud Italia e nelle zone più disagiate del Paese. La scuola dovrebbe giocare un ruolo fondamentale nel promuovere la cultura di una sana e corretta alimentazione; in particolare perché è il luogo in cui i bambini e i ragazzini trascorrono la maggior parte dei giorni della settimana. Sarebbe davvero utile far passare “messaggi corretti sul cibo” proprio nei luoghi di aggregazione gestiti dalle scuole, come i campi sportivi pomeridiani.

Di certo gli obiettivi da raggiungere sono tanti e non sempre semplici, ma l’educazione al mangiar sano e allo sport come stile di vita sono davvero i soli elementi che segnano la differenza tra chi – bambino prima, adulto poi – vivrà in salute e in armonia con il proprio corpo. Tra ciò che sarebbe fondamentale raggiungere:

– una maggiore consapevolezza di quanto sia importante il rapporto tra cibo e salute al fine di sviluppare una coscienza alimentare del singolo e collettiva.

– L’adozione di comportamenti alimentari corretti, favoriti dall’uso delle metodologie didattiche più opportune.

– Una migliore conoscenza delle produzioni agroalimentari di qualità ottenute nel rispetto dell’ambiente, della legalità e dei principi etici. una reale conoscenza di cosa significhi “sana e corretta alimentazione” che non è sinonimo di “privazione”, ma al contrario di “scelta appropriata dei pasti”.

– la capacità di scelta degli alimenti in relazione alle tradizioni e alle stagionalità di quel dato territorio.

Come ho già accennato, l’alimentazione e l’attività fisica-sportiva sono strettamente connesse fra loro: da una parte, attraverso una corretta alimentazione, l’organismo introduce l’energia e i nutrienti necessari per lo svolgimento dell’attività sportiva; dall’altra il movimento permette di raggiungere e mantenere nel tempo un buono stato di salute e una condizione totale di benessere psicofisico. È molto importante non considerarli due campi d’azione separati tra loro e indipendenti: sarebbe un errore, specie per gli obiettivi a lungo termine. L’attività fisica e la nutrizione devono viaggiare su due binari paralleli e ben coordinati in quanto sono fattori complementari a garanzia di un livello fisico e psicologico ottimale. Nella nostra attuale società, sempre più vecchia grazie anche ai progressi della scienza medica, le condizioni di salute della maggior parte delle persone sono peggiorate.

All’interno di questo paradosso, si possono scegliere strade diverse, in particolare quando si parla dell’educazione alimentare e sportiva dei più piccoli; basterebbe chiedere il supporto di due specifiche figure professionali: il nutrizionista con particolare riferimento all’esperto di alimentazione sportiva; e l’educatore sportivo.

Specie in un contesto sociale periferico, l’esperienza sul campo, messa al servizio della comunità, garantisce l’arricchimento del bagaglio motorio e culturale di chi, altrimenti, verrebbe escluso in automatico da una realtà sempre più “internazionale” e competitiva.

Dott. Fabio Buzzanca

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