Italvolley, Ferdinando De Giorgi e l’arte dell’equilibrio

di Alessandra Puglisi

Salentino verace e italiano DOC. Una serie impressionante, infinita di titoli. Basti pensare ai tre Mondiali vinti da giocatore in tre continenti diversi (da qui l’epiteto de ”L’eroe dei tre mondi”) o agli ultimi trionfi capolavoro agli Europei 2021, nel suo esordio come c.t. dell’Italia e ai recenti Mondiali 2022. Un titolo storico che fa di lui uno tra i più grandi di sempre dello sport italiano e internazionale.

Al di là dei successi, Ferdinando De Giorgi è un personaggio unico nel panorama sportivo per l’assoluta straordinarietà di alcune sue esperienze, scelte, traguardi.

Se tu avessi avuto 5 cm in più…”: quante volte agli inizi della sua carriera da palleggiatore si è sentito ripetere questa frase e quanti giocatori lo avrebbero accettato come dato oggettivo insormontabile. De Giorgi no, ne trae grande stimolo per trovare la strada verso l’obiettivo che sembrava precluso: giocare in serie A e vestire addirittura la maglia azzurra, e farlo così bene nel suo ruolo da non sentirsi più ripetere frasi del genere. E quanti hanno rivestito il doppio ruolo di giocatore e allenatore ai massimi livelli, vincendo anche una Coppa Italia? Nessuno e nessuno all’età di 41 anni per ben due stagioni.  Non si tratta certo di fortuna – lui che alla fortuna non crede – aver concluso la carriera agonistica con l’ultimissima delle partite giocate, non in un club, ma in Nazionale. Lo scorso anno ha raggiunto la vittoria all’Europeo con una squadra costruita in dieci giorni, all’indomani della delusione olimpica, dopo un coraggioso cambio generazionale che l’ha resa la più giovane della competizione, pescando inusualmente anche al di sotto della Superlega. Quest’anno ha stupito ancora, riportando l’Italia del Volley maschile sulla vetta del mondo, dopo 24 anni, quando aveva conquistato il suo terzo mondiale da giocatore.

L’eccezionalità di queste imprese ha di per sé del fenomenale e giustificherebbe la continuità nell’appellativo di “fenomeno” già acquisito come parte di quella generazione che ha costituito “La squadra del secolo”! Eppure Fefè non ama essere definito così perché il concetto di “fenomeno” sembra rimandare a qualcosa di ricevuto dall’alto, piovuto dal cielo. Lui, al contrario, preferisce l’etica del lavoro e la cultura del sacrificio. Oltre qualità tecnica e talento, per il c.t. della Nazionale, infatti, dietro i risultati c’è sempre un gran lavoro dal punto di vista pratico, ore e ore passate in palestra, dove “si allena quello che non ti piace” e dove “i miglioramenti non hanno età”, per dirla con parole sue. “L’eroe dei tre mondi” non crede alla perfezione del gioco, ma punta tutto sull’equilibrio. “E’ impossibile pensare a una pallavolo senza difetti”, dice, “per cui puntare sull’equilibro di gioco è la cosa migliore”. Bisogna saper compensare – e lui da grande giocatore di piccola statura ne è un esempio – i propri limiti con le qualità, insistere sulle abilità e dare il massimo, sempre. Bisogna compensare – ed è quello che è successo alla nostra giovane Nazionale – la mancanza di esperienza con la determinazione e la voglia di aiutarsi in campo. E’ tutta una questione di equilibro, anche tra disciplina e passione, tra regole e “gioia del gioco, che non si inventa ma bisogna saperla esprimere”. Nella visione di De Giorgi, l’equilibrio, quindi, è insieme mezzo e fine nella costruzione e gestione di una squadra. Il mestiere stesso di allenatore è un equilibrio tra “scienza e arte”, come lui stesso ama ripetere, cioè le conoscenze scientifiche di tecnica e tattica vanno coniugate all’elemento umano di saper valutare, attraverso l’esperienza, situazioni e umori. L’equilibrio tra arte e scienza va ricercata anche tra i giocatori, nel saper mescolare le caratteristiche tecniche e la voglia di aiutarsi, costruendo un’intelligenza di gruppo e una capacità di rispetto interno, alla fine vincenti.

Parole d’ordine, quindi, equilibrio, lavoro e rispetto, ma non solo! Questi ideali per De Giorgi, sono supportati da quella che è per lui la vera chiave del successo di una Nazionale…il senso di appartenenza, interpretato come piacere e insieme orgoglio, nonché responsabilità, di rappresentare l’Italia. Senso di appartenenza alla Nazione espresso nell’urlo agonistico del gruppo “Noi, Italia!”. E’ un sentimento che deve tradursi efficacemente in atteggiamento e mentalità vincenti in campo. Lo sa bene chi, come lui, da giocatore ha rivestito la maglia azzurra ben 330 volte e ha fatto della chiamata in Nazionale una priorità irrinunciabile.

Tutto ciò fa di Fefè la personalità migliore per raggiungere il sogno olimpico, da tempo inseguito e per mantenere in auge il movimento della pallavolo italiana, facendo di questo sport un’arte, l’arte dell’equilibrio.