Ciao Davide Rebellin. L’Italia non è un paese amico della bicicletta

di Giuseppe Ortale

Un allenamento che finisce in tragedia. Un’altra morte sulle strade italiane con un ciclista che ci rimette la vita; nei primi otto mesi del 2022 sono state 104 morti mentre il 2021 si era “chiuso” con 224 morti per incidenti stradali.

Davide Rebellin, vicentino di San Bonifacio, aveva da poco appeso la “bici al chiodo” dopo una carriera che l’ha visto protagonista in gruppo per ben 30 stagioni. 61 le vittorie di Davide con l’indimenticabile 2004 dove è entrato nella storia del ciclismo con la vittoria in otto giorni di Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi – Bastogne – Liegi, senza dimenticare l’argento alle Olimpiadi di Pechino 2008 che gli è stata prima tolta è mai restituita nonostante il Tribunale di Padova lo ha assolto dalle accuse di violazione della legge antidoping 376/2000 collegate alla positività durante la prova pechinese.

Una carriera lunghissima e spesso corsa da protagonista che si infrange in un freddo pomeriggio di fine novembre a causa di un tir che si è portato via il nostro Rebellin. Per la cronaca l’autista del tir ha tirato dritto e le forze dell’ordine si sono attivate per intercettarlo.

Da più parti sono arrivati i messaggi dei suoi colleghi, messaggi di cordoglio e vicinanza alla famiglia, messaggi sinceri e un SOS a caratteri cubitali verso coloro che dovrebbero tutelare la sicurezza di chi “va” in bici.

Da anni si parla del famosissimo metro e mezzo ma le iniziative sono sporadiche. Parlare di sicurezza stradale è diventato quasi un argomento taboo; spesso gli interlocutori si mostrano in un primo momento solidali ma con il passare delle settimane tutto viene dimenticato e nel frattempo ogni giorno è un bollettino di guerra.

L’Italia non è un paese amico della bicicletta con un dato incontrovertibile; il nostro è il primo paese europeo per la densità di auto (con 67 auto veicolo ogni 100 abitanti) con una media di 2,8 km di ciclovie per ogni 10000 abitanti. Un gap immenso se guardiamo i dati delle città europee più virtuose in materia di ciclovie e di conseguenza uso delle auto decisamente limitato dando spazio agli spostamenti casa/lavoro in bicicletta.

Numero che non ci daranno indietro padri di famiglia, amici, professionisti, ex professionisti e amatori. Davanti alla morte non ci sono distinzioni; oggi più che mai siamo Davide, Marco, Michele, Francesca, Rita e tutti coloro che hanno perso la vita in nome della loro passione, il ciclismo.