Gallina Ecotek Lucchini Colosio:due chiacchiere con il DS della Continental dove correrà Sciortino
di Valentino SucatoCiclismo24 Gennaio 2023 - 15:20
Nel cuore della provincia Lombarda, Brescia, un’ enclave industriale, tra le vallate prealpine e i primi vagiti della pianura Padana solcata dal Mella c’è la speranza del ciclismo bagherese e forse di tutto quello siciliano. Carlo Sciortino emigra da Bagheria a Brescia carico di entusiasmo e soprattutto di risultati. È un’ occasione importante in un Team, Gallina Eurotek Lucchini Colosio, dove è stato anche Filippo Fiorelli. Corsi e ricorsi storici… E allora è un piacere incontrare uno che di ciclismo ne sa tanto, quel Cesare Turchetti, direttore sportivo della squadra bresciana, capace di far maturare grandi speranze amalgamando quotidianamente tecnica e passione, sagacia tattica e sogni.
La vostra squadra ha una lunga storia di ciclismo. Una tempra forgiata anno dopo anno che ha determinato passione, competenze, professionalità e poi, l’anno appena passato, il passaggio nella categoria Continental.
La mia storia con patron Gallina parte dal 1987, anno dopo anno siamo cresciuti assieme. Lui nel ruolo sponsor e io come direttore sportivo e manager. Dal 2008 vista la concorrenza e le tante difficoltà nel reperire ragazzi buoni abbiamo deciso lavorare con gli under. Abbiamo avuto giovani che siamo riusciti a fare maturare, voglio ricordare: Fanelli, Corsini, Cecchinel, Stortoni, Colonna, Gaburro, Quintero, Bagioli, Marengo, Petilli,Tagliani, Osorio, Di Renzo, Calzoni e Fiorelli che vinse la sua prima gara con noi in Bulgaria. Poi per incomprensioni con altri atleti in squadra Filippo decise di cambiare squadra.
Quale è il vostro imprinting?
Valorizzare giovani e lanciarli, lasciando loro il tempo di maturare anche per capire loro stessi chi sono e dove potranno arrivare. Difficile che la mia squadra lavori con atleti che nelle categorie giovanili abbiano vinto tanto. Mi piace scommettere su atleti nei quali scruto in loro un qualcosa di importante su cui poter lavorare assieme.
Continental significa una prospettiva diversa( o se preferisce di mentalità) di intendere il ciclismo. E anche più costi e managerialita’. Quanto è stato facile (o difficile) adattarsi al salto di categoria?
Il passaggio di categoria pur essendo un obiettivo di tutti non è mai facile. Anzi. Difficile dal punto burocratico ma più stimolante e con più prospettive per gli atleti. Bisogna trovare equilibrio. Oggi una squadra di ciclismo è anche un’azienda di marketing che deve fari i conti con i propri bilanci. Il segreto? Gestione sana dei costi, ricercare sponsor tecnico e guardare continuamente il Dare e l’Avere.
Dalla Coppa San Geo alla Coppa d’inverno. Quali saranno le corse a cui parteciperete quest’anno? E quelle più adatte dove magari avete puntato gli occhi?
Sono fiducioso nelle gare in salita. Poi abbiamo quattro o cinque gare a tappe all’estero dove abbiamo sempre fatto bene. Nei prossimi giorni sapremo dove saremo invitati con i professionisti.
Il ciclismo nato geograficamente in un’area ben determinata circoscrivibile facilmente in Belgio-Olanda-Francia-italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Emilia Romagna). La storia ha dimostrato che il ciclismo è andato negli ultimi anni nelle periferie: Slovacchia, Slovenia e perfino Africa. E anche Sicilia (si pensi a Nibali, Visconti, Caruso).Che ne pensa ?
Gli italiani continental in Belgio Olanda e Francia non ci ascoltano nemmeno. Nelle regioni da lei citate c’è ciclismo da sempre. Slovacchia Slovenia Ungheria Romania Bulgaria sono nazioni nei quali il ciclismo sta crescendo perché hanno meno regole di noi. In Africa in questi giorni si sta correndo la Tropicale Bongo e ci sono squadre pro-tour. Ilciclismo se molto globalizzato. Di Visconti, Caruso e Nibali difficile che ci siano ancora, se non ci sono gare né squadre difficile allora che ci siano atleti. Con noi c’è solo Sciortino. Lo aspettiamo visto che sta frequentando la scuola e spero che mantenga la voglia di correre e stare lontano da casa come hanno fatto Nibali, Visconti e Caruso. Florio è salito dopo 2 giorni se ne tornato a casa per la nostalgia del proprio paese.
Il ciclismo italiano negli ultimi anni ha sofferto tanti problemi: il futuro può essere una visione più orientata verso i giovani e le piccole squadre periferiche? La politica potrebbe aiutare con misure di fiscalità positiva?
Le misure fiscali non ci aiutano. Il ciclismo è troppo orientato verso i giovani. A causa dei ruolo determinante dei procuratori i ragazzi come Di Felice non trovano più spazio e per me è completamente sbagliato