Nove secondi tra il primo e il secondo in classifica generale dopo tredici tappe di questo meraviglioso Tour de France. Un’ inerzia. O forse anche meno ma questo è il ciclismo e se vogliamo, lo sport in generale. Una frazione di tempo che nella vita normale è nulla, pensiamo quante volte abbiamo detto, “ritardo cinque minuti”. Questo per avere un’idea di come il tempo sia relativo. Non vorremmo essere troppo nostalgici ma la mente ci tenta volendoci portare alla sfida tra Hinault e Fignon, quella famosa degli 8″. Ma torniamo al presente. Dopo i due arrivi al Puy de Dôme e Grand Colombier, arriva la prima tappa alpina la Annemasse – Morzine Les Portes du Soleil di 151.8 km tutta da scoprire e della questo pomeriggio ne apprezzeremo la bellezza o forse la magnifica crudeltà. Due possibili gare in una? Può essere. Chi va in fuga in cerca di gloria e chi dovrà lottare dentro uno spazio ossessivo di 9″ per una maglia gialla. Per quanto riguarda la prima ipotesi c’è poco da dire. Siamo certi che ci sarà la fuga con l’irrazionale voglia di spaccare il mondo da parte di avventurieri, uomini liberi da impegni di classifica. Saranno loro e non sappiamo quanti, che ci daranno il senso dell’avventura, di quello che è apparentemente impossibile ma che può diventare trionfo. Eppoi l’altra battaglia quella che vede i protagonisti di questo Tour de France darsi battaglia sin dalla partenza spagnola in terra basca. Il giallo Jonas Vingegaard e il bianco Tadej Pogacar oggi ci proveranno ancora. Il danese che ha preso la maglia gialla a Cauterets nella sesta tappa con 25” di distacco, scruta le montagne ma nel frattempo vede il suo vantaggio che continua a diminuire. Vingegaard si sente più adatto nelle salite e dunque se così è deve dare un segnale forte oggi e tornare a irrobustire quei nove secondi che invece come abbiamo detto di giorno in giorno si vanno spegnendo come la fiammella di una candela. Nella tappa di ieri c’è stata battaglia, forse sarebbe più giusto dire una scaramuccia, solo nei quattrocento metri finali. E sarebbe anche legittimo chiederci il perche. Caldo, prudenza e razionalità. Il danese ha chiaramente preservato i compagni, la fatica risparmiata ieri sarà oggi utile sul Joux-Plane, l’ultima salita prima di Morzine, che assegnerà 8”, 5” e 2” di bonus. Pogacar e l’UAE Team Emirates invece hanno pigiato sull’acceleratore. Verrebbe da dire “la montagna ha partorito un topolino che ha rosicchiato 8”. Ma non è così. La pressione, soprattutto quella psicologica, è una lama ardente che si avverte quanto più è vicina e, anche se non ti tocca, ne senti a brevissima distanza, il terribile senso di calore. Proprio come lo sono i nove secondi, un’ inerzia, che ti può spingere in paradiso o cacciarti tra gli inferi. Oggi in soli 152 km si sommano 4000 metri di dislivello. La tappa presenta il Col de Saxel ( lungo solo 4.2 km) seguito da 10 km di discesa che portano ai piedi del Col de Cou, solo 7 km di ascesa ma con pendenza media del 7.4%, e un altro dentello di 1.3 km al 5% verso il Col des Moises. Si scende sino ai piedi del Col du Feu la cui salita sarà di 5.8 km al 7.8% ma con tratti in doppia cifra. Se c’è caldo sarà terribile sino a mancare il respiro. E siamo solo all’inizio. Si sale di nuovo verso il Col de Jambaz, 7 km al 3.9%, la discesa è il preludio di una possibile battaglia sul Col de la Ramaz, salita di 13.9 km al 7.1% dove vi sono 2 km al 10.5% ai -4 km dalla vetta. E siamo solamente a -50 km dal traguardo. Si arriva ai piedi del Col de Joux Plane con una salita di 11.6 km all’8.5% di media con tratti in doppia cifra nei primi 3 km (8.8% di media) e negli ultimi 6 km (9.2% di media). Si arriva in vetta ma restano 12 km finali con i primi due pedalabili. Un dentello 5% di media al Col de Ranfolly, poi la strada concede tregua con 8 km di discesa molto tecnica. E infine come se non bastasse duecento di metri di ascesa fino al traguardo.