C’è la voglia di crederci ancora. Più forte di prima e con la voglia di ritagliarsi un ruolo di grande protagonista. Guai, però, a parlare di seconda vita nel ciclismo. Lui, le idee, le ha molto chiare. “Direi – sottolinea – che ho trovato un nuovo punto di equilibrio”.
Pierpaolo Ficara, 32 anni, si gode la sua straordinaria stagione in mountain bike, che l’ha visto trionfare su diversi circuiti e riconquistare la Nazionale con la partecipazione al Mondiale e all’Europeo di Gravel.
“Le cose – racconta Ficara – se vuoi prima o poi le ottieni. Di questo ne sono stato sempre convinto. Tutto, alla fine torna. Ho vissuto un anno fantastico. Nemmeno io mi aspettavo di andare così forte. Peccato per l’infortunio ad aprile. A gennaio sapevo di avere valori buoni e gli auspici sono stati rispettati”. Ora non bisogna fermarsi. Guardare avanti, faticare sui pedali, senza voltarsi indietro. Progetti, idee e sogni albergano oggi nella testa di Pierpaolo che torna sempre nella sua Canicattini Bagni con la moglie Giusy e il figlio Andrea”.
Da dilettanti molti successi. Da professionista ha dato sempre la sensazione di poter esplodere da un momento all’altro, conquistando importanti piazzamenti e tre vittorie alla Fanini. Gli incidenti in America (nel 2016) e in Toscana (nel 2018) rimangono di certo un grande fardello e la piena consapevolezza di aver rischiato tanto. “Certamente – continua – hanno pesato nel mio percorso. Ma poi il covid, quando correvo per la malese Sapura, ha contribuito a mettere fine alla mia carriera su strada. Perché la Malesia ha avuto restrizioni pesanti in pandemia”.
Il salto in mountain bike non è stato così breve. “Non era facile, il mio approccio era stato solo parziale anni addietro con una vittoria, peraltro, all’esordio in una gara quando ero juniores secondo anno. Ora la mtb mi ha dato stabilità”.
Stagione trionfale, quella del nuovo corso e appena conclusa, con le vittorie in Xc a Vittoria, Ragusa e Modica prima dell’incidente, ennesimo della carriera, e la frattura del capitello radiale. Alla ripresa ho vinto a Floresta, la Moschiano Marathon ad Avellino, la Contursi Terme Granfondo, l’Etna Marathon, la Sila Epic”.
L’incontro con la Rolling Bike Racing Team che ha rinnovato il contratto anche per la prossima stagione costituisce un valore aggiunto al mosaico di resilienza che caratterizza il percorso sportivo di Ficara.
“I risultati ci hanno dato ragione, la società, una realtà consolidata del Sud Italia, sta lavorando ancora per crescere e per fare un ulteriore salto di qualità anche in campo internazionale”.
La ciliegina sulla torta la chiamata di Pontoni in Nazionale. Quel ritorno in maglia azzurra atteso da anni, dopo che Cassani lo convocò per il Giro di Toscana, conclusosi peraltro in quarta posizione.
“Esperienza straordinaria. Il commissario tecnico ha valutato la mia condizione dopo la Coppa del Mondo e il campionato italiano, chiuso settimo su un percorso che non mi si addiceva. Correre Mondiale ed Europeo accanto a mostri sacri del ciclismo su strada come Van Aert, Mohoric, Valverde, Gilbert, o gli stessi Velasco e De Marchi è stato speciale”.
“Mi sono creato una seconda carriera? Non lo so. Certo sono entrato nell’ottica che viviamo una fase del ciclismo dove la multidisciplinarietà è alla base di tutto nel ciclismo di oggi. Oggi come oggi mai penserei di tornare a correre su strada. Vivo tutto con più spensieratezza. Mi alleno sempre percorrendo in allenamento 700 km a settimana su strada. I sacrifici non mancano, ma in mtb ti gestisci meglio”.
Ficara non vuole fermarsi. Ha capito di avere le potenzialità per competere a livello nazionale e internazionale. “Ho anche un credito con la fortuna. Al Mondiale e all’Europeo ho capito di poter stare con il gruppo con i primi, ma la foratura e la caduta hanno complicato le cose”. L’avventura anche il trial costituisce in questo momento una chicca. “Ci credo tanto, mi consente di stare in allenamento e a contatto con la natura” Quel contatto che si chiama Etna: “L’allenamento sulle strade del Vulcano mi fa stare bene e mi garantisce di arrivare sempre in forma”. Le esperienze si moltiplicano anche fuori dalle gare. “Sono stato collaudatore per la Pirelli e oggi sono ambassador delle bici Bottecchia. Ma non voglio fermarmi. I progetti e le sinergie non mancano”.