La storia dei Fumagalli, padre e figlio insieme nel Messina

di Alessandro Calleri

Di padre in figlio. Ermanno Fumagalli compirà a marzo 42 anni. Oggi è una colonna del Messina in Serie C e non ha nessuna voglia dire basta. Grande carisma, titolare indiscusso e assoluto punto di riferimento per i compagni, una reattività tra i pali che ancora lo contraddistingue e quel pizzico di sana follia tipica dei numeri uno. Bergamasco di Treviglio, nel calcio ne ha vissute tante attraversando su e giù l’Italia, dopo una fugace esperienza da giovanissimo in riva allo Stretto in B nel 2002/03, lì dove è tornato nel gennaio di un anno fa. Juve Stabia, Avellino, Piacenza, Foggia e Viterbese tra le maglie più importanti che ha indossato, in una carriera spesa prevalentemente nei campionati di terza serie.

I due Fumagalli

A Caserta, contro un’altra sua ex squadra, il Messina ha vinto a sorpresa per 2-0 facendo un bel balzo in classifica, ma la gara è stata subito consegnata alla storia per un evento speciale, la presenza in distinta di due Fumagalli. Già, perché all’estremo difensore giallorosso si è aggiunto il figlio Jacopo, classe 2005, alla prima convocazione in prima squadra. Non ha debuttato ufficialmente come tanti avrebbero sperato nei minuti finali, per quello ci sarà tempo, il futuro è dalla sua parte. La felicità in casa Fumagalli è unica e gli occhi lucidi del “senior” dicono tutto: <<Gli dico sempre che non vedo l’ora di cedergli lo scettro. Attendo che si svegli e che se lo prenda. A parte gli scherzi, il destino ha voluto che venisse convocato in prima squadra proprio qui, a Caserta, dove è cresciuto e la mia famiglia è stata benissimo. Questo mi riempie d’orgoglio, chi è padre capirà come mi sento. Nessuno gli ha regalato nulla, si dirà che è raccomandato, ma in realtà si è conquistato tutto da solo. Sta facendo sacrifici, vivendo lontano da casa e dagli amici, senza quelli nella vita non si ottiene nulla. Mi auguro che sia l’inizio di un percorso fantastico>> ha detto Ermanno nella sala stampa dello stadio “Pinto”, con il figlio seduto accanto a lui.

I sogni di Jacopo

Jacopo gioca da terzino, non da portiere e di questa diversità di ruoli ci ha scherzato su con il padre: <<Per giocare in porta devi essere matto e il pazzo della famiglia è lui. Preferisco conquistarmi qualcosa con la carota più che con il bastone. Gioco a calcio e contemporaneamente studio scienze umane. Sono felicissimo di questa giornata e della convocazione. Lavorerò per arrivare lontano avendo una grande guida come quella di mio padre>>. La storia dei due Fumagalli ha presto fatto il giro di tv e web, il Tg1 di domenica sera ha persino dedicato loro un servizio. <<Da quando sono piccolo – dice Jacopo – vado a vedere le sue partite ogni domenica. Viverla per la prima volta con lui sullo stesso campo è un’emozione enorme. In macchina cantiamo sempre le canzoni di Vasco Rossi. Mio padre mi ha insegnato che nulla cade dal cielo e se voglio qualcosa devo sempre inseguirla>>.

La grinta di Ermanno

Quel papà, classe 1982, che non ha alcuna voglia di smettere: <<Godermela con mio figlio accanto è la cosa più bella che possa capitare ad un padre. Giocherò fin quando mi diverto – sostiene Ermanno – vado al campo con il sorriso e mi arrabbio anche se prendo gol in allenamento. Sarà il campo a dire quando, come e perché smetterò. Non mi pongo limiti>>. Intanto c’è un Messina da trascinare alla salvezza, come fece nella scorsa stagione quando nella sfida decisiva dei playout contro la Gelbison fu autore di alcune parate strepitose che conservarono l’1-0. In questa missione avrà accanto a sé Jacopo. Padre e figlio da compagni di squadra, quasi come fossero fratelli, a condividere campo, spogliatoio e pullman. Il calcio sa ancora regalare emozioni del genere.