Nella splendida stagione in A2 dell’Akademia Città di Messina, brilla la stella di Kelsie Payne, una vera e propria star americana del volley in Sicilia.
Attraverso le parole dell’opposta di Austin, Texas, ripercorriamo la sua storia, dagli anni del college in patria, all’incessante girovagare per il mondo degli anni successivi fino alla sua esaltante esperienza di quest’anno a Messina, con un occhio anche al futuro.
“Ho iniziato a giocare a pallavolo all’età di 11 anni semplicemente perché i miei amici giocavano e io volevo partecipare con loro. Ho praticato altri sport, come il calcio e l’atletica, ma la pallavolo è sempre stata la mia preferita”.
Classe 1995, 193 cm di altezza, Kelsie comincia a giocare nella città natale di Austin prima a livello giovanile nel club Austin Juniors, poi per la John B. Connally High School, dove, in occasione dei primi tornei scolastici tra licei, mostra subito il suo talento dapprima nel ruolo di centrale, registrando la più alta percentuale in una singola stagione di attacchi vincenti e il record per la totalità di muri realizzati.
Intrapresi gli studi in comunicazione al College of Liberal Arts & Sciences presso la University of Kansas, da matricola ha continuato nel ruolo di “middle blocker”, per poi, l’anno successivo, su consiglio del coaching staff, passare al ruolo di opposto, che da allora riveste brillantemente. Questo momento segna il punto di svolta nella carriera di Kelsie, come ammette lei stessa con un pizzico di nostalgia: “all’inizio ero un po’ preoccupata, ma credo che abbia funzionato davvero molto bene. A volte mi manca essere un centrale! Mi manca ricevere quel passaggio perfetto e correre per attaccare veloce, ma sento che il ruolo da opposto mi si addice di più e che all’epoca il cambio mi abbia fatto fare un salto di qualità decisivo”.
Un’esplosione di successi personali e di squadra seguono al suo passaggio a “right side hitter”: i Kansas Jayhawks vivono un momento d’oro senza precedenti, raggiungendo nel 2015, per la prima volta nella propria storia, la Final Four NCAA (National Collegiate Athletic Association). Il nome di Kelsie Payne in quegli anni entra stabilmente a far parte del novero delle giovani giocatrici americane più promettenti, destinataria negli anni in Kansas di una serie infinita di “awards & honors”, premi e riconoscimenti. Vince nel 2016 il prestigioso premio Player of the Year assegnato dal Big 12 (nota associazione sportiva che raggruppa i college del Midwest) e per due volte consecutive entra nella First-Team All-American della AVCA (American Volleyball Coaches Association).
Sempre nel 2016 le sue eccellenti prestazioni gli valgono la convocazione in Nazionale, con la quale fa l’esordio in occasione della Coppa Panamericana, importante torneo nel quale gli Stati Uniti si aggiudicano la medaglia di bronzo contro Cuba. Per la Payne un’occasione di confronto con giocatrici di altissimo livello per arricchire il suo bagaglio tecnico e umano: “La mia esperienza in Nazionale è stata fantastica! Mi ha dato la possibilità di viaggiare con la squadra in Repubblica Dominicana e gareggiare con alcune ragazze che ora sono medaglie d’oro olimpiche. Non cambierei quell’esperienza con nulla”.
Nella storia della Kansas University, è detentrice del record assoluto di attacchi vincenti (1510 kills) e migliore realizzatrice per percentuali d’attacco. La storia e il successo di Kelsie e dei Jayhawks rimangono intrecciati fino alla fine del percorso di studi, che si conclude con la laurea. Anche a distanza di anni il ricordo delle imprese sportive di Kelsie alla KU è così forte che nel settembre del 2022 i Kansas Jayhawks decidono per il ritiro della maglia numero 8, indossata in quegli anni dalla Payne, dedicandole una cerimonia celebrativa. Il massimo riconoscimento per un atleta: “giocare per la University of Kansas è stato fantastico. Ho vissuto momenti che mi hanno cambiato la vita e che ricorderò per sempre. Gli allenatori e lo staff mi hanno dato tutte le opportunità di cui avevo bisogno per imparare e crescere e devo loro molto. Ho anche potuto giocare al fianco di atlete straordinarie e questo mi ha aiutato a raggiungere i successi che ho ottenuto finora. Ho potuto realizzare così tanto durante il mio periodo di permanenza lì e conserverò sempre un posto speciale nel mio cuore per Kansas. Avere la mia maglia ritirata e il mio nome nella Hall of Fame sono cose che non avrei mai immaginato di poter fare e sono momenti che non dimenticherò mai”.
Come tutte le giovani e talentuose giocatrici americane una volta concluso il percorso di studi, per poter intraprendere una carriera professionistica nella pallavolo, Kelsie Payne deve emigrare fuori dagli USA. Questo perché non esiste né un sistema statunitense di campionati federali post college strutturati come negli sport europei né nella pallavolo, sino ad oggi, una lega nazionale professionistica o semiprofessionistica al pari di altri sport americani femminili, come per esempio il basket (WNBA) o il calcio (NWSL). Dopo vari tentativi di andare oltre i preesistenti sistemi di tornei cittadini e regionali di Urban League, il 24 gennaio 2024, proprio tra pochi giorni, segna la data di inizio del campionato della nuova Pro Volleyball Federation (PVF). Una lega professionistica nazionale creata, insieme ad altri soci milionari, da Trent Dilfer, ex quarterback di football americano e vincitore di un Super Bowl con i Baltimore Ravens e padre di Tori Dilfer, palleggiatrice californiana nella scorsa stagione tra le fila di Perugia e oggi tornata a giocare nel proprio paese ad Atlanta, una delle sette franchise iscritte alla lega di nuova costituzione. Dopo le Olimpiadi di Parigi del 2024 è prevista la partenza di un’ulteriore lega professionistica, la League One Volleyball (LOVB), che ha recentemente siglato un accordo con la USA Volleyball (la federazione pallavolistica nazionale statunitense) e che, come la PVF, ha l’obiettivo di attrarre giocatrici provenienti dai più prestigiosi club europei, far rimpatriare le valenti giocatrici americane (anche della stessa nazionale) e offrire finalmente uno sbocco professionistico alle pallavoliste provenienti dal mondo universitario.
Al tempo queste opportunità mancavano per la Payne, determinata a proseguire la sua carriera se pur lontana da casa. Kelsie firma il primo contratto professionistico nella Superliga Serie A brasiliana con il Pinheiros per la stagione 2018-19 e da lì è un continuo girovagare, sempre nelle massime serie di vari Paesi. L’anno successivo in Svizzera, poi due anni in Corea del Sud, poi in Turchia fino all’approdo in A2 a Messina.
Felice e soddisfatta da ognuna di queste scelte, ha scoperto in lei un’attitudine a viaggiare e a esplorare posti sempre nuovi: “Dopo l’università ho giocato in tanti posti fantastici. Sapevo di voler viaggiare molto durante la mia carriera, perché essere un atleta professionista è un’esperienza unica, e volevo vedere il più possibile finché ne avevo l’opportunità. Potrei parlare all’infinito delle mie esperienze internazionali, perché ognuna è stata così diversa. Ho amato il clima e l’energia del Brasile, ho amato la bellezza naturale della Svizzera, ho amato il cibo e la gente della Corea, ho amato la bellezza naturale e la cultura della Turchia. È impossibile scegliere tra queste esperienze una in particolare, perché credo davvero di aver portato con me un pezzetto di ogni luogo che mi ha reso la persona che sono oggi”.
Oggi, a Messina con la maglia dell’Akademia, sempre numero 8, Kelsie si sta facendo apprezzare sia come giocatrice che come persona, integratasi perfettamente in un gruppo nuovo e dagli ampi margini di miglioramento. Il suo contributo ad una stagione fin qui straordinaria è evidente, manifestatamente significativo. L’Akademia Città di Messina, al suo secondo anno in serie A2, reduce da una salvezza meritatamente conquistata lo scorso anno da neopromossa, è la squadra rivelazione della stagione, in un crescendo di vittorie e traguardi. Storico l’accesso alla Coppa Italia di categoria e il passaggio al primo turno valso la semifinale, sorprendente l’attuale e definitivo terzo posto nella regular season della seconda serie nazionale, matematicamente raggiunto già alla terzultima giornata del girone di ritorno con un exploit di otto vittorie consecutive e all’accesso alla Poole Promozione.
Le fortune e i successi della società di appartenenza e di Kelsie si intrecciano nuovamente, come negli anni universitari. Non a caso, la Payne è stata con la maglia giallorossa già sette volte MVP e ha fatto registrare numeri pesanti: 288 punti totali valevoli il quinto posto tra tutte le realizzatrici della competizione e 261 attacchi vincenti determinanti la terza posizione tra le top spikers, ma Kelsie è nettamente prima in entrambe le classifiche in rapporto ai set giocati.
Il bilancio dell’opposta americana è positivo anche dal punto di vista strettamente personale: “finora mi è piaciuta molto la mia esperienza in Sicilia. Mi sembra che qui il tempo passi così velocemente. Mi è piaciuto molto poter vivere la cultura e in particolare il cibo è fantastico. Ho sempre sentito dire che il Sud Italia è bellissimo e posso dire che è vero”.
Ora Kelsie si prepara a vivere l’ultima partita di regular season e la semifinale di Coppa Italia, a seguire poi la seconda fase di campionato nella Poole Promozione.
Le abbiamo chiesto, anche considerate le ultime novità negli USA circa il professionismo e la possibilità che si affermi un nuovo sistema, cosa desidera per il suo futuro: “il mio obiettivo è quello di continuare a sviluppare le mie capacità personali. Sono sempre alla ricerca di modi per migliorare. Non direi di no a stabilirmi in un luogo, ma mi sono abituata al mio stile di vita da nomade, quindi sarei felice in ogni caso. Il sogno finale sarebbe, certo, quello di giocare un giorno negli Stati Uniti, in modo che i miei amici e la mia famiglia possano di nuovo vedermi competere, ma credo che dovremo aspettare e vedere cosa succederà!”