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Pozzato e Cunego le sue vittime illustri, la storia del “Dima” Enrico Dimartino

Ha battuto Pozzato, Cunego ed ha corso con Daniele Bennati, Francesco Failli e tanti altri. Enrico Dimartino è tornato tra gli Amatori “per ricordare alla gente chi sono…ma loro lo sanno”. 

Una carriera tra i professionisti sfiorata dopo diverse vittorie esaltanti tra i dilettanti, il ragusano è tornato a gareggiare tra i Master e lo ha fatto rubando la scena (da navigato marpione) al Trofeo Sant’Agata, con una improbabile fuga a neanche metà gara, ma davanti a quasi 600 persone collegate in diretta e alla gente che ha affollato i bordi del quartiere Cibali di Catania per assistere alla corsa ciclistica.

Dalla Fausto Coppi di Comiso al viaggio in Toscana

La storia è sempre la stessa. L’inizio in Sicilia poi il viaggio verso la Mecca (almeno fino a vent’anni fa) dei giovani ciclisti che sognavano il professionismo: la Toscana. Cosi è stato anche per Enrico Dimartino, cresciuto tra gli Esordienti della Società Fausto Coppi di Ragusa e proseguita, in Sicilia, fino alla Libertas Ibla di Ragusa del Prof. Guarrella e con Gianpiero Pitino e Giorgio Scribano. La svolta, o la sirena del richiamo toscano, arriva sempre durante la prima stagione da Allievo con la vittoria del Campionato Italiano Libertas di Fiuggi del 1997.

“Grazie all’amicizia con Salvo e Giovanni Brugaletta, – ci racconta con tono nostalgico Dimartino – che correvano già in Toscana, sono andato a correre per la Daver, per qualche mese, facendo degli ottimi piazzamenti. Era il 14 agosto del 1997 e mio padre mi accompagnò in macchina. L’anno successivo transitai alla Sangiovannese di Piero Caponi, Giovanni Di Paola e del Direttore sportivo Valerio Molinari, a tutti loro devo tanto, specialmente alla famiglia Di Paola che mi ha ospitato ed aiutato per quel periodo. In quell’anno cominciai a raccogliere diverse vittorie, un terzo posto al Campionato Toscano e la partecipazione al Campionato Italiano Allievi”.

La vittoria in volata su Pippo Pozzato e quella su Cunego

Erano gli anni in cui il passaggio tra i professionisti era graduale e la crescita avveniva step by step, la preparazione, seppur già molto curata, permetteva ancora di correre “a sensazione”. E così, come da manuale del ciclista, al primo anno da Jr Enrico Dimartino dimostrò subito che le qualità c’erano tutte per sperare in un futuro da prof. “L’anno da Juniores passai alla Madican con la quale ho vinto la Gara dei 5 Comuni a San Miniato (PI), battendo in volata Pippo Pozzato, a questa seguirono altre vittorie e piazzamenti di rilievo”.

“Da Juniores di secondo anno passai al Bottegone in squadra con Francesco Failli. Quell’anno vinsi quatto gare e un decimo posto al campionato italiano, risultati che mi permisero di mettermi in luce e di lì a poco passai tra i dilettanti alla Grasso Mapei.  Anche tra i dilettanti iniziai  subito con la vittoria al Giro delle pesche netterine, battendo Damiano Cunego”.

La fine di un sogno e il ritorno in Sicilia

Stare lontano dalla famiglia, specialmente in giovanissima età, è sicuramente difficile per tutti e per Dimartino sette anni furono tanti.” Furono periodi difficili – ci racconta Enrico – era un altro mondo quello del ciclismo dei miei tempi. Di fatto eravamo da soli a pensare a noi stessi,  oltre alla lontananza dagli affetti, sentivo proprio il peso di dover crescere da solo. Ricordo che facevo tutto da solo, persino la macchina andai a comprare da solo, decisi quindi di tornare in Sicilia e di mettere fine ai miei sogli”. La passione era forte ed il passaggio tra gli amatori la logica conseguenza.

La voglia di rimettersi in gioco

Dal 2011 inizia a “divertirsi” tra gli amatori vincendo sia in circuito che nelle Granfondo. “Il ciclismo amatoriale era diverso – ci confessa Dimartino – anche se il livello era già alto perchè eravamo tutti ex professionisti e dilettanti, ma adesso è esagerato. Le metodiche e l’intensità degli allenamenti è veramente di livello ed i ciclisti si allenano come i professionisti e per questo è molto bello e spettacolare, definirlo ciclismo amatoriale è riduttivo”. Determinato più che mai, vuole prendersi la scena: “Adesso sono tesserato con il Team Alì di Ragusa, del presidente Corrado Alì, con il quale mi trovo veramente molto bene. Tra un pò faccio 42 anni e per competere con ciclisti di 10 anni meno di me ci vuole coraggio e stoffa. Io conosco il mio valore e lo conosce anche la gente, voglio solo ricordarlo, non devo dimostrare niente a nessuno, “.

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Published by
Fabio Bologna