Addio ad Andreas Brehme, protagonista di epiche battaglie e di un calcio favoloso

di Alessandro Teri

Sempre e per sempre numero 3. Nella schiera dei calciatori che hanno identificato il loro nome con il numero di maglia indossato per un’intera carriera, quando il ruolo di un giocaotre lo vedevi da lì, rientra di sicuro Andreas Brehme, terzino per eccellenza del calcio a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, scomparso oggi ad appena 63 anni per un arresto cardiaco. La notizia, arrivata inaspettata, ha colpito, e non poteva essere altrimenti, tutti gli appassionati di uno sport che fu e forse non potrai mai essere così favoloso come allora.

Ricordi indelebili

E a rendere speciale quel calcio lì, quello che in Italia ci gustavamo in prima fila e da vincenti, ci pensava gente come Brehme, protagonista in campo di epiche battaglie sportive, animate da campioni di una caratura irripetibile, che non avevano bisogno di alcun social network per spiccare. Di lui chi ha memoria di quei tempi lì, legati ad una figurina Panini, ad una foto in bianco e nero sul rosa della Gazzetta, ad un servizio di Franco Zuccalà da San Siro, ricorda la chioma bionda da tedesco doc, l’immancabile 3 sulle spalle, la maglia bianca della nazionale o quella nerazzurra dell’Inter. Sì, anche quelle rosse del Kaiserslautern e del Bayern Monaco, ma scusate se in quegli anni la Bundesliga ci faceva un baffo.

Nell’immaginario collettivo

Di partite memorabili Andy Brehme ne ha giocate davvero tante, di quelle rimaste nell’immaginario collettivo. Sopra tutte le due finali mondiali a cui prese parte, quella di Messico ‘86 persa dalla Germania contro l’Argentina di un Maradona incontenibile, e quattro anni dopo ad Italia ‘90 la rivincita sugli albiceleste e sul Pide de Oro, con il tfo del pubblico italiano a favore dopo la delusione del San Paolo, grazie ad un gol su rigore segnato proprio da lui. Poi l’Inter, la società a cui legò il suo nome anche finita la carriera, con un tifo mai sopito. A Milano visse anni d’oro, con la squadra dei record guidata da Giovanni Trapattoni, di cui fu in seguito secondo sulla panchina dello Stoccarda. Assieme a lui altri due campioni tedeschi, Lothar Matthaus e Jurgen Klinsmann, con i quali condivise uno scudetto ed una Coppa Uefa memorabili. Fotogrammi di un passato che Brehme ha contribuito con la sua classe a scolpire nella memoria.