Titoli di coda alla Lazio per Sarri, che si dimette dopo l’ultimo ko in campionato

di Alessandro Teri

Maurizio Sarri fa le valigie e saluta la Lazio. Il tecnico toscano si è dimesso dalla carica di allenatore della squadra biancoceleste. La situazione è precipitata dopo la sconfitta di ieri in casa contro l’Udinese, con la partita dell’Olimpico terminata 2 a 1 per gli ospiti, ma le avvisaglie che annunciavano la fine del rapporto con la società c’erano già da tempo. La stagione dei laziali infatti è stata finora abbastanza tribolata, e la serie di quattro sconfitte consecutive, tra campionato e Champion League, pare aver anticipato qualcosa che era nell’aria.

Un’avventura finita in malo modo

Da tempo ormai Sarri e Claudio Lotito davano proprio l’impressione di essere ai ferri corti, visti e ripetuti botta e rispota dell’ultimo periodo tra tecnico e presidente. Da un lato il cammino stentato in campionato, con i 40 punti in classifica, a meno 7 dalla qualificazione per la coppe europee, dall’altro l’eliminazione in Champions, seppure dopo la vittoria nell’andata degli ottavi contro il Bayern Monaco, vanificata da un ritorno a senso unico a favore dei tedeschi, sembrano aver messo la parola fine su un’avventura inziata due stagioni fa, e che termina ora in malo modo, a meno di improbabili marce indietro.

Fuori dagli schemi

Comunque la permanenza di Sarri sulla panchina della Lazio non si può dire che sia stata negativa, visto soprattutto il prodigioso secondo posto della scorsa stagione, che ha fruttato la qualificazione nella Champions League di quest’anno. Poi in estate la perdita di alcune importanti pedine, primo tra tutti Milinkovic Savic, ha determinato un inevitabile scollamento. Chi potrebbe essere adesso il sostituto di Sarri è presto per dirlo, anche perchè la società non ha ancora ufficializzato l’addio, ma in qualunque modo vadano le cose sarebbe un peccato non vedere più in panchina un allenatore fuori dagli schemi, che all’apparire ha sempre preferito la sostanza, anche peccando a volte un po’ in quanto ad integralismo, ma mettendo a segno risultati, come lo scudetto nell’annata alla Juve o la la vittoria dell’Europa League col Chelsea, che fossero stati centrati da più illustri colleghi avrebbero ricevuto ben altri onori.