Nibali ai giovani ciclisti “Inseguite i vostri sogni”. Lo Squalo per SWS in esclusiva

di Nunzio Currenti

Dalla bicicletta non è mai sceso, in realtà. Vincenzo Nibali, ad oggi, è sempre lo Squalo. Sprigiona emozioni vere. I suoi racconti parlano di ciclismo. Di vita. Quella vissuta a pedalare più forte degli altri. Per realizzare quel sogno, coltivato da piccolo sulle strade di casa sino a quelle che lo hanno portato a trionfare in tutto il Mondo, salendo sul podio dei Grandi Giri (uno dei sette leggendari ciclisti ad esserci riuscito) per 11 volte, e vincendo, tra gli altri, la Milano Sanremo, Due Lombardia e due volte il titolo italiano. Vincenzo ammira Pogacar, lo elegge grande favorito per il prossimo Giro di Italia. Guarda con occhi speciali le figlie Emma e Miriam con la moglie Rachele sempre a fianco. La famiglia, quei valori, che lo hanno reso sempre forte sin da piccolo con i genitori – Papà Salvatore e Mamma Giovanna – sempre pronti a sostenerlo. Lo abbiamo intervistato nella sua Messina.

La stagione è entrata nel vivo. Il Giro d’Italia, che lei ha vinto due volte, come si prospetta?

Il percorso è già stato svelato da tempo. Ora si sta entrando un po’ nel dettaglio delle tappe. Una piccola modifica nei primi giorni ha reso più dura la prima tappa di Torino, che sarà molto tecnico. Conosco bene quelle zone, ho vinto un campionato italiano. Il nome più importante del Giro è quello di Pogacar. Il dubbio sarà capire in che condizioni arriverà Van Aert, dopo la recente caduta che ha subito al Giro delle Fiandre. Da capire, insomma, anche se effettivamente riuscirà a essere presente. Sarà una stagione molto importante. Il Tour partirà in Italia e, poi, a seguire le Olimpiadi.

Il Tour, a lei molto caro (saranno dieci anni dalla sua vittoria ndr), partirà proprio da Firenze. Il ricordo di quel Mondiale, di quella maledetta caduta e di quello straordinario finale.Fu una giornata molto dura, da tregenda, resa faticosa specialmente anche dalla pioggia. Il circuito era bello, messo in sicurezza e l’intero percorso era stato asfaltato. Tutto splendido. Purtroppo, quando il destino decide che devi scivolare, non si può fare altro, che prenderne atto. Faticai per rientrare. Qualcuno mise pure in dubbio il mio rientro. Andavo fortissimo, quei due giri finali furono importanti. Rientrai con Grivko, che arrivò quinto. Lui era mio compagno all’Astana, ci aiutammo. Ormai storia”.

Tre tappe in Italia della Grande Boucle. Cosa può portare al ciclismo in Italia?

“Saranno giorni speciali. Nei giorni precedenti alla Grande Partenza si terrà la presentazione del team, l’arrivo di tutti i media mondiali, specialmente geolocalizzati in una città come Firenze per poi passare dalla storia del ciclismo. Mi ci sento anche io in piccola parte toscano. Ho vissuto 10 anni in Toscana, per me rivelatasi determinante per il mio percorso sportivo di crescita, a 30 chilometri da Firenze. Conosco molto bene il territorio. Il Tour è un qualcosa di unico, che porterà sul nostro territorio una portata mediatica non indifferente e, probabilmente, perché no anche uno sviluppo ancora più grande del turismo in bici. Abbiamo delle gare che stanno diventando sempre più famose come le Strade Bianche. Questo rende il ciclismo sempre più presente come calendario agonistico, ma anche per l’uso sempre più quotidiano della bici, anche per andare a lavoro”.

La Milano-Sanremo è la gara che più di tutte ha misurato il suo estro geniale in gara?

“La Milano-Sanremo è così. Ci sono atleti che avrebbero potuto vincerla teoricamente 10 volte e non ci sono riusciti. O magari ci sono riusciti una sola come Cipollini. La storia ci ha insegnato che possono vincerla corridori come Chiappucci con fughe da lontano. O altri che l’hanno potuta sfiorare come il nostro Canzonieri (1990 diede il via alla fuga che portò alla vittoria Bugno ndr). Quindi è una gara talmente strana, talmente particolare che veramente ha una chiave di lettura da anno in anno sempre difficile. Possiamo vedere l’attacco solitario. Sono stato uno degli ultimi, poi dopo di me solo Van der Poel. Solo pochi i casi. La gara è talmente semplice nel suo percorso, ma complessa nella sua totalità come poche. Tutto questo la rende unica”

Simbolicamente Mascali la sua ultima vittoria da professionista cosa rappresenta?

“Quella vittoria arrivava da due stagioni complesse. È stata una liberazione, ritrovata la vittoria al Giro di Sicilia. Indossare la maglia con quei colori della nostra regione. Sono convinto che tornerà prepotentemente sulla ribalta. Peccato che non si sia corso quest’anno, perché era cresciuta tanto. Sono contento che, poi, l’anno dopo l’ha vinta Damiano Caruso, che è stato mio compagno di squadra, un gregarione di lusso. Aver battagliato noi dueanni fa fu davvero avvincente per i siciliani. Un passaggio di consegne con la sua. Pubblico straordinario in tutte le tappe. Correre sulle strade di Agrigento, Targa Florio, nel Trapanese, nella Valle del Belice, è stato come rivivere le corse che facevamo da piccoli”.

Mi racconta un ricordo da piccolo?

“Noi andavamo con una Fiat Uno. Ognuno ha una propria storia complessa, fatta di sacrifici e di amore per questo sport. I sacrifici che sono dei genitori, non dimentichiamolo. E che ritrovo ancora oggi. Ho fatto il corso della Federazione (“Corso maestro istruttore delle categorie promozionali e giovanissimi ndr”). Ho trovato i genitori iscritti per fare assistenza ai propri figli e sostenerli”.

Lei ha conquistato 11 podi nei Grandi Giri con 4 vittorie. C’è qualche rammarico per qualche occasioni persa oppure tutto si compensa?

“Tutto si compensa. I record non mi sono mai interessati. La Vuelta con Horner? Fu una grande battaglia. Alla fine nel primo Giro in cui salì sul podio avevo la maglia rosa, ma caddi sulle Strade Bianche. Molti dissero che senza quella caduta forse avrei vinto. In 11 podi sono arrivate 4 vittorie finali. E in ogni risultato sono sempre i piccoli particolari a fare la differenza”. E la squadra ha recitato sempre un ruolo importante. “La squadra fa la differenza. In tutti i risultati ci sta una strategia di squadra. Sia nelle corse a tappe e nelle gare di ogni giorno. Il team manager elabora il progetto di corsa, strutturando la una squadra con un gruppo di atleti che lavoravano nella stessa direzione per il capitano. Non è mai una vittoria casuale, ma è sempre frutto di un gioco di gruppo”.
Al giovane siciliano che sogna un futuro nei professionisti…

Dico di perseverare e insistere nel proprio sogno. Provarci sempre. Mettersi nelle condizioni di poter dire ce l’ho fatta o non ce l’ho fatta. E di ripetersi “Vincenzo ce l’ha fatta, posso anche io”.

Damiano Caruso sta preparando il Giro d’Italia per fare bene.
“Si sta avvicinando alla corsa rosa nel modo giusto. Senza pressioni, in silenzio, farà bene. Lui è un grande lavoratore. Conosce bene questo mondo. Poi, lo vedremo con Tiberi all’opera. Avrà un ruolo fondamentale nel prossimo Giro”.