Ciclismo estremo, l’impresa di Omar Di Felice nel deserto australiano
di RedazioneCiclismo08 Aprile 2024 - 15:13
Nuova impresa compiuta da Omar Di Felice, ultracyclist romano, reduce dal successo alla Indian Pacific Wheel Ride, massacrante gara di 5500 chilometri di lunghezza, e con oltre 30.000 metri di dislivello, che attraversa le aree più remote dell’Australia, tra cui il deserto del Nullarbor, passando anche attraverso grandi città come Adelaide, Melbourne e Sidney, dove si è conclusa di fronte alla Opera House. E proprio lì il ciclista estremo, che ha già fatto sua la Trans America, ha portato a compimento il suo obiettivo, davanti a tutti gli altri partecipanti, dopo aver fallito il tentativo di attraversare in bici l’Atlantide, a causa della neve troppo farinosa per le temperature elevate.
Diario di bordo
Ma in Australia Di Felice si è riscattato, mettendo a segno una grande rimonta, che lo ha portato ad accumulare oltre 300 chilometri di vantaggio sul secondo arrivato, il tedesco Hans-Udo Vieten, mentre l’australiano Luke Patch si è classificato terzo. A testimoniare le fatiche compiute dal ciclista italiano è il diario di bordo tenuto sulla sua pagina Facebook, a partire dal 15 marzo scorso, con il via alla Indian Pacific, affrontando tappe perfino di circa 500 chilometri, con temperature roventi, e percorsi al limite della praticabilità. L’edizione appena conclusa tra l’altro è stata caratterizzata dalla morte di un concorrente, l’australiano Chris Barker, investito durante l’attraversamento del Nullarbor.
Una missione che inorgoglisce
“Uno degli obiettivi più grandi che ho raggiunto, e di cui vado maggiormente fiero, è stato quello di essere riuscito a far appassionare e interessare costantemente i media generali all’ultracycling e al ciclismo d’avventura”, scrive Omar Di Felice in un suo post sui social: “Grazie a tutto il lavoro svolto sono riuscito a far parlare e scrivere di ciclismo non solo ‘tradizionale’ in un Paese in cui se ‘non sei il calcio’ fatichi a trovare posto – aggiunge – È un lavoro invisibile che forse ai più sfugge ma è senz’altro quello che mi inorgoglisce maggiormente, soprattutto perché è uno dei modi che abbiamo affinché le persone, soprattutto i giovani, inizino a praticare questo meraviglioso sport e ad utilizzare la bicicletta per tante finalità e nei modi più disparati.. anche attraversare continenti interi”.
(foto Facebook)