Imola ’94, i trent’anni della corsa maledetta che non fu fermata

di Alessandro Teri

Il mondo sapeva già che Ayrton Senna non sarebbe sopravvissuto. Gli unici inconsapevoli erano proprio i piloti in pista per disputare il gran premio più maledetto della storia. Sì perché Imola ‘94 fu davvero uno stillicidio di tragedie, incidenti mortali e non, paura, decisioni sbagliate. Come poter giustificare, d’altronde, la scelta di portare avanti fino all’ultimo giro una corsa che non aveva alcun senso? Non bastarono il tremendo botto di Rubens Barrichello il venerdì, lo schianto fatale di Roland Ratzenberger il sabato, e nemmeno il ricovero in condizioni più che disperate del campione brasiliano dopo aver incontrato il suo destino alla curva Tamburello, a far fermare lo spettacolo più macabro che la Formula 1 abbia mai dato, in quella domenica primo maggio di trent’anni fa.

Ne succede un’altra

Una delle ultime immagini di Senna

Proprio l’espressione di Senna, nelle immagini che lo ritraggono sulla sua Williams a pochi minuti dal via, col senno del poi parla come un oracolo cui nessuno volle dare ascolto. Il 3 volte iridato ha la pole position, pur avendo svolto metà sessione di qualifiche, essendosi rifiutato di continuare le prove in seguito all’incidente di Ratzenberger. Allo scatto del semaforo verde però ne succede un’altra: la Benetton di JJ Letho rimane sul posto e viene investita violentemente dalla Lotus di Pedro Lami. I due piloti sono illesi, se non fosse che alcuni pezzi delle loro auto, sparati in aria dall’urto, finiscono oltre le reti tra il pubblico, ferendo alcuni spettatori, uno dei quali gravemente.

Il fato si compie

Bandiera rossa, la prima della giornata. Si torna sulla griglia di partenza, ma la tensione è alle stelle. Nuovo semaforo verde. Allo scatto Senna conserva la prima posizione, dietro di lui Michael Schumacher con la Benetton che a fine stagione sarà campione del mondo. Al quarto giro dopo la ripartenza gli schermi televisivi trasmettono le immagini della camera-car sull’abitacolo del brasiliano che passa dal rettilineo dei box. All’improvviso però c’è uno stacco, un vuoto, pochi istanti nei quali il fato si compie. Si torna in diretta, in tempo per vedere la Williams numero 2 schizzare oltre il Tamburello avvolta in una nube di sabbia. Ancora bandiera rossa, race stop.

Teatro dell’assurdo

Pochi minuti e l’elisoccorso è in pista, per trasportare Senna all’ospedale di Bologna, senza nemmeno passare dalla clinica del circuito. Non resta che rimanere aggrappati alle notizie che arrivano sulle sue condizioni. Però il gran premio di San Marino non viene interrotto. In mezz’ora i piloti sono nuovamente ai loro posti di partenza per riprendere la gara, con un posto vuoto nella prima casella. Giro dopo giro il teatro dell’assurdo si compie, perché tanto nessuno presta attenzione a quelle che sono posizioni in gara e tempi cronometrati. La corsa vera è quella che vede impegnati i medici bolognesi contro l’irreparabile, ovvero la morte celebrale di Senna, che arriva inesorabile.

Il dramma continua

Nel frattempo i 58 giri del gran premio sono stati completati, dopo un ennesimo episodio drammatico. Nel corso del pit stop di Michele Alboreto, a meno dieci dalla bandiera a scacchi, i meccanici della Minardi non avvitano bene i bulloni di una ruota, che schizza via alla ripartenza del pilota milanese, investendo tre meccanici della Ferrari. Ancora paura. Le conseguenze comunque non saranno gravi, con ferite lievi per gli uomini del box di Maranello, ma resta il fatto che uno spettacolo così agghiacciante poteva essere evitato fermandocisi a tempo debito.

Festa mesta

Il podio del gran premio di Imola ’94

Invece no, cerimoniale volle che ci fosse pure la “festa” del podio, con Schumacher ad alzare la coppa per essere arrivato primo, davanti a Nicola Larini su Ferrari, e terzo Mika Hakkinen su McLaren. Nessuno di loro, come gli altri arrivati al traguardo, venne informato che tutto il mondo già piangeva il pilota più iconico di tutti, il più temuto, il più rispettato, il più amato.