Quell’11 luglio di 42 anni fa, l’urlo di Tardelli, Pertini, l’Italia è Campione del mondo

di Valentino Sucato

Era una calda sera di luglio… potrebbe iniziare così la più bella favola calcistica italiana nella quale Cenerentola è Nazionale italiana e i nani sono i Giganti del Bernabeu.

Oltre la favola

In effetti in quell’ 11 luglio 1982 c’era tanto caldo e tanta attesa per la finale della Coppa del Mondo di calcio. A Madrid, nel sacro tempio del calcio, Italia e Germania Ovest si sfidavano per la conquista del titolo di Campioni del mondo. Non eravamo lì per caso o quanto meno possiamo dire che ce lo eravamo meritati, ma solo nella seconda parte del torneo.

Le partite di Vigo

Nella prima fase l’urna ci avevano destinati in un girone non troppo difficile con la Polonia, squadra sempre ostica soprattutto nelle prima fase dei tornei, il Perù che comunque veniva da ottimi risultati in Sudamerica. E poi c’era il Camerun che in tanti sconoscevano la posizione geografica o addirittura l’esistenza. Allora infatti non esistevano emittenti internazionali che trasmettevano tornei africani o asiatici. E infatti si sapeva poco, tranne di qualche giocatore che militava in squadre francesi. In quel girone ce la siamo visti brutta, con lo scialbo 0-0 iniziale coi polacchi, l’altrettanto pari 1-1 con il Perù e l’ 1-1 soffertissimo con i verdi d’Africa. Ci qualificammo a pari punti con gli africani e con la stessa differenza reti solo che noi avevano fatto un rete in più (2-2 rispetto all’1-1 loro).

Critiche, polemiche e silenzio stampa

Gli azzurri di conseguenza subirono un furente linciaggio mediatico con Bearzot che fece da scudo ai suoi ragazzi peraltro rimasti per giorni in silenzio stampa. Rossi il giocatore più bersagliato dai mass-media. Gli azzurri furono aiutati oltre che dalla buona sorte anche dalla geografia, stare a Vigo un piccola città dell’ Atlantico nella tranquilla Galizia non era come stare a Madrid o Barcellona. Tutto era più slow anche, la pressione di televisioni e giornalisti.

Si va a Barcellona

Arrivammo secondi in quel girone e per la seconda fase finimmo nelle fauci dell’Argentina di Maradona, campione del mondo uscente e d Brasile di Falcao, Zico, Socrates, Junior. Insomma un triangolare che vedeva Zoff e compagni  schiacciati dai pronostici. Con l’Argentina invece fu una battaglia, le due squadre che si assomigliavano per caratteristiche tecniche, giocarono una partita d’attacco con continui capovolgimenti di fronte. Gentile francobollò Maradona, gli altri fecero il resto. Come Tardelli e Cabrini che segnarono le due reti azzurre con Passarella che ridusse le distanze per un 2-1 apparentemente inutile vista la successiva vittoria nel derby sudamericano del Brasile per 3-1 e dunque con gli azzurri costretti a vincere contro i carioca. Però quella vittoria fu dirompente, un scossa, una consapevolezza mista ad autostima. Arrivò quel 5 luglio nel quale si scrisse una tra le pagine più belle del sport Italiano con un uomo su tutti, Paolo Rossi, autore di una tripletta e con il Brasile sempre a rincorrere con Socrates e Falcao a pareggiare sino al 2-2. Poi un gol regolarissimo di Antognoni incredibilmente annullato. Zico da Claudio Gentile per “par condicio” ebbe lo stesso trattamento di Maradona. Finì 3-2 con la famosa parata di SuperDino all’ ultimo minuto sulla linea di porta. L’entusiasmo salì alle stelle da Bolzano a Lampedusa, in attesa della semifinale con la Polonia che adesso a Barcellona sembrava piccola. Molto piccola

La semifinale e il trionfo

L’Italia ormai volava, Bruno Conti regalava spettacolo e Paolo Rossi con due reti chiuse la pratica polacca. Andammo in finale. E siamo all’11 luglio, i tedeschi arrivavano stanchi dopo la sfida di semifinale con i francesi.  Gli azzurri pur partendo bene rischiarono di farsi male: Cabrini fallisce un rigore quando già avevamo persi Graziani per infortunio. Il muro tedesco era riuscito a resistere per tutto il primo tempo. Nel secondo tempo ci fu l’apoteosi, Rossi, Tardelli con il suo famoso e iconico urlo, Altobelli nel finale nel quale vi fu pure il gol della bandiera di Breitner. Indimenticabili lo show del presidente Pertini, il fischio finale di Coelho che ci porto in paradiso e Zoff che alza la Coppa e il triplice “Siamo Campioni del mondo”. Quell’ 11 luglio, indimenticabile, indescrivibile, impareggiabile. Proprio come un’ altra partita quella a carte con Bearzot, Pertini, Zoff e Claudio sull’aereo di ritorno verso l’Italia. Una partita dove vinsero tutti, vinse l’Italia, vinsero gli italiani, anche quelli che non ci credevano