Il tema dell’identità di genere irrompe alle Olimpiadi di Parigi 2024, dove domani è in programma l’incontro di boxe tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif, esclusa dai Mondiali 2023 per non aver superato il cosiddetto “gender test”, nel quale le sono stati riscontrati valori di testosterone troppo elevati. Però la pugile africana rientra nei parametri richiesti dal Cio riguardo la soglia di secrezioni ormonali, quindi nel torneo olimpico può gareggiare tra le donne. Tra l’altro non ci sono evidenze sul fatto che abbia cambiato sesso, e quindi pure il termine “transgender” risulterebbe inesatto.
Ma a far montare il caso nelle ultime ore sono soprattutto la serie di esternazioni politiche in merito al match che vedrà impegnata Angela Carimi, valido per gli ottavi di finale dei pesi welter, che si disputerà domani alle 12 e 20. Tutti i riflettori, c’è da scommetterci, saranno puntati sul ring parigino, e non solo per l’evento sportivo in sé. In gioco, dopo gli interventi di diversi esponenti del governo italiano, sembra proprio esserci qualcosa che va al di là del pugilato, piuttosto preso a pretesto per un tema che sconfina in campi più adatti alle aule parlamentari che non ad un’arena sportiva.
Il Coni, dal canto suo, ha diramato un comunicato rendendo noto che ci si è attivati col Comitato Olimpico Internazionale, “affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. Poche parole per sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, che il centro della questione sta nella salvaguardia dell’incolumità degli atleti, nel caso specifico di Angela Carimi, messa di fronte ad un’atleta, Imane Khelif, probabilmente ad armi impari. Però vale ricordare che l’algerina ha già preso parte alle Olimpiadi di Tokyo, gareggiando tra le donne, finendo eliminata ai quarti di finale.