Scoppia in lacrime, lascia i guantoni al suo coach va’ al centro del ring e annuncia il ritiro. E’ durato in tutto 45 secondi l’incontro di Boxe delle Olimpiadi tra Angela Carini e Imane Khelif. L’azzurra è fuori quindi dai giochi olimpici per i pesi welter di pugilato femminile. Alcuni scambi e poi un pugno che ha provocato l’interruzione del match perché il caschetto dell’ azzurra si era sganciato, poi un altro colpo al viso è bastato per far desistere Angela Carini dal continuare il match della vita, con la pugile napoletana che al proprio angolo esclamava “mi ha fatto malissimo”. Troppo forte l’algerina, ma non per meriti atletici ma bensì biologici. Il match è stato preceduto da discussioni e polemiche legate alla presenza dell’atleta africana in una competizione femminile. Khelif lo scorso anno è stata esclusa dai Mondiali, organizzati dall’International Boxing Association, per i livelli elevati di testosterone. Il Cio, che non riconosce l’IBA, ha reso noto che tutte le atlete iscritte ai Giochi rispettano i requisiti.
Tutte le donne, specialmente in età riproduttiva, producono fisiologicamente una bassa concentrazione di ormoni sessuali maschili o androgeni. Alcune malattie producono un incremento della concentrazione di questi ormoni maschili causando il cosiddetto iperandrogenismo o androgenismo. Tra questi ormoni, i più importanti e ad azione potente, sono il testosterone e la diidrotestosterone. Altri androgeni con importanza clinica sono l’androstenedione o il deidroepiandrosterone (DHEA o SDHEA).
A fine gara la pugile napoletana ha dichiarato: “Non me la sono più sentita di combattere dopo il primo minuto. Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso, non è da me arrendermi, è proprio perchè non ci riuscivo, ho detto basta e messo fine al match”. “Io non sono nessuno per giudicare o prendere una decisione, se questa ragazza è qui ci sarà un motivo, io sono salita sul ring e ho combattuto nonostante le mille polemiche che ci sono state. Sono salita sul ring per mio padre. La scorsa Olimpiade mio padre era in fin di vita, questa era la mia Olimpiade e volevo percorrere l’ultimo chilometro. Ho sentito dei colpi molto forti, sono una combattente e la mia nazionale lo sa, sono una che anche davanti al dolore non si ferma mai, se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia”