Qualche volta nella storia anche una foto è stata in grado di cambiare il corso degli eventi. Ciò è accaduto anche nello sport e in particolare nei giochi olimpici. Foto più o meno iconiche, più o meno professionali, più o meno sfuocate che hanno dato un senso logico a tante speranze di cambiamento.
Ci sono mondi paralleli formati da gente comune e pochi potenti, da miliardi di poveri e di pochi ricchi, da stati piccoli e potenze economiche, da una politica comprensibile a tanti e una geopolitica incomprensibile a tantissimi. Ci si chiede spesso sino a quando queste rette parallele posso resistere a forze di enorme portata violentemente create dalla “risacca della storia” che tendono a farle flettere, sino a travolgere gli stessi assiomi matematici? Chi ricorda la sfida calcistica tra le due Germanie nel mondiale di calcio potrà facilmente comprendere come spesso l’iperbole delle mente umana assuma vertiginose traiettorie peraltro imprevedibili oltre che sorprendenti. Come vietare la gioia di stare assieme, di mostrare quella felicità per un podio e condividerla con chi sta più in alto o più in basso.
Lo sport si prende licenze che non gli competono, smascherando ad esempio le debolezze umane, attraverso quella aleatorietà del destino, crudele o al contrario lungimirante, capace di creare condizioni surreali. Come lo sono stati in passato incontri in varie discipline tra serbi e kosovari o tra georgiani e russi, etc.
Il podio della gara mista di tennistavolo di queste olimpiadi parigine ha visto la presenza nella parte più alta (medaglia d’oro) di cinesi, poi i “nordcoreani” e nel gradino più basso i “cugini” sudcoreani. Quel podio, bollente e non per le temperature meteo parigine, qualora ce ne fosse stato bisogno, ci ha ricordato le ferite che sono aperte in tutto il mondo e che in queste stesse olimpiade incidono maledettamente (vedasi la mancata presenza di atleti di Bielorussia e Russia).
Il protocollo delle premiazioni a Parigi 2024 prevede che gli atleti si possano scattare un selfie fornito dalla Samsung che è uno dei main sponsor delle Olimpiadi. E così Wang Chuqin e Sun Yingsha, i due atleti cinesi vincitori della medaglia d’oro si sono ritrovati a fare un self con i nordcoreani Ri Jong Sik e Kim Kum Yong e ai sudcoreani Lim Jonghoon e Shin Yubin. Tutti insieme a sorridere stringendosi per poter trovare un posto nello piccolo spazio nel podio più in alto, quello dei cinesi dove a quel punto non c’era più differenza di medaglie e di bandiere. C’erano solo sorrisi che si spera possano essere così potenti da fare riflettere sull’esistenza di quel 38° parallelo geografico che divide un unico popolo.