Quasi 500.000 unità in meno di biciclette vendute, la crisi colpisce il mercato delle due ruote non salvando nessuno. I dati Ancma ( Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) del 2023, messi in evidenza all’inizio di quest’anno, non lasciavano scampo per un settore esploso due anni fa. Un calo importante che sembra trovare respiro nei dati relativi alle vendite di questa metà del 2024 che vede le percentuali in leggero rialzo, grazie soprattutto all’abbassamento del prezzo medio delle biciclette pari a quasi 400 euro. Un ribasso del 33% per le bici muscolari ai quali fa eco anche quello delle bici elettriche, pari al 25%.
Un comparto che vale tre miliardi di euro, con 20.000 addetti ai lavori e circa 250 piccole e medie imprese in Italia, che aveva fatto emergere l’interesse verso le due ruote nel 2019 per esplodere poi nel 2022, grazie anche agli incentivi del Governo di Giuseppe Conte, che avevano sicuramente stimolato l’acquisto delle bicilette nuove attraverso i bonus di 500 euro a favore degli utenti che rottamavano il vecchio mezzo. Poi la crisi nera del 2023 dovuta ad un aumento spropositato dei prezzi fino ad arrivare a modelli dal costo di 20.000 euro. Roba da ricchi e da non crederci, che alla lunga ha cominciato a pesare sulle tasche degli appassionati, tornati sul concetto “che tanto quello che contano sono le gambe” .
Una crisi che comunque non è finita e che vede un leggero rialzo delle vendite dovuto quasi esclusivamente al calo medio dei costi. Una scelta obbligata, quella dei rivenditori e dei produttori, dovuta ad un eccesso di scorte nei magazzini, tecnicamente chiamato Over Stock, una vera e propria inflazione dei pezzi prodotti rispetto alla domanda del mercato. Un costo che dovrebbe continuare a scendere soprattutto per i modelli di fascia medio alta, che dovrebbe avvicinarsi e sostituire quello di fascia media, di conseguenza, sarà tutta la filiera a risentirne a beneficio del fruitore finale.
Tutto il comparto attende di capire cosa succederà e quale sarà il prossimo passo da compiere. Il 2024 per le aziende e per i rivenditori sarà un anno di assestamento nel quale si cercherà di sopravvivere economicamente al freno delle vendite, mentre le stime per il 2025 parlano di una normale ripresa del mercato senza particolari clamori. Un visione che impone prospettive a breve termine finchè le scorte dei magazzini non si saranno esaurite, soprattutto quelle dei produttori più grossi che hanno messo nel mercato un numero spropositato di pezzi secondo una previsione troppo ottimista non confermata poi dalle vendite effettive. A soffrirne di più le conseguenze sono i distributori e i negozianti, che si trovano oggi in grande difficoltà e che dovranno specializzarsi e diversificare l’offerta dei servizi per fidelizzare una clientela che oggi cerca di spendere il meno possibile e che il più delle volte cerca, ove possibile, di acquistare direttamente dal produttore.