Grande commozione e Cattedrale piena a Palermo per l’ultimo saluto a Totò Schillaci. La cerimonia funebre per il grande calciatore siciliano, scomparso mercoledì all’età di 59 anni, ha visto una grande partecipazione collettiva, con tante persone ad accompagnare nell’ultimo viaggio il loro idolo, figlio della Palermo popolare, e simbolo di riscatto per il cammino che lo ha portato ai vertici del calcio italiano, eroe ad inizio anni ‘90 di una stagione indimenticabile, amato e rispettato anche fuori dai confini siciliani.
Vari sono stati i passaggi significativi dell’omelia pronunciata da monsignor Filippo Sarullo: “Sinora, caro Totò avevi giocato soltanto il primo tempo della tua vita, breve, quasi da tempi supplementari, di 59 anni – ha detto – E se è vero che non hai segnato il gol della vittoria su questa terra per liberarti dalla malattia, nel secondo tempo, che è durato un istante, quello della morte, nel fischio finale, come deve essere per ogni credente, lì hai giocato la partita più bella della tua vita, hai fatto il passaggio più bello della tua vita, un passaggio non con giocatori altrettanto bravi come te, ma con il numero 1, Gesù, e hai realizzato il passaggio alla vita eterna”.
Poi il vescovo di Palermo ha accompagnato la benedizione della bara con alcune sentite parole: “Come Pino Puglisi, che riposa in questa cattedrale, anche Totò Schillaci ci dice che questa città la possiamo e la dobbiamo cambiare – ha detto Corrado Lorefice – Di Totò ricordiamo il suo corpo proteso alla gioia, i suoi occhi, in quel 1990. Ma poi Schillaci ha continuato a donare il suo corpo perché gli altri avessero corpi liberi, è rimasto uno di noi, ha pensato la sua vita facendo memoria della sua origine, l’ha pensata come un dono, perché le nuove generazioni avessero uno sguardo bello, trasfigurato come il suo, perché potessero correre liberi in strada, per vivere in pienezza la vita, contro chi invece li vuole schiavi”. Tante le personalità presenti tra i banchi della cattedrale, a cominciare dal presidente della Figc Gabriele Gravina, il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il presidente del Palermo Calcio, Dario Mirri, accompagnato da una rappresentanza di calciatori rosanero, tra cui Matteo Brunori e Jacopo Segre, assieme a Francesco Di Mariano, nipote dello stesso Schillaci. Tra i calciatori azzurri che fecero sognare i tifosi italiani durante i Mondiali del ‘90, spiccava la presenza di Beppe Bergomi, capitano di quella squadra che non vinse il titolo, ma rimase nei cuori di tutti, soprattutto grazie ai gol di Schillaci.
(foto X @MyRobertoLipari)