Una provocazione? No, un’uscita infelice…come si potrebbe altrimenti descrivere ciò che ha detto Vittorio Feltri, giornalista di lunghissimo corso che ultimamente ha vestito ufficialmente i panni della politica, venendo eletto nel Consiglio regionale della Lombardia, polemizzando sul proliferare delle strisce pedonali? Il direttore editoriale del Giornale nelle scorse ore ha pronuciato le seguenti parole: “A Milano quello che mi dà fastidio sono le piste ciclabili – avrebbe detto Feltri, secondo quanto riportano le cronache – i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”. Una dichiarazione alquanto discutibile, arrivata nelle scorse ore durante un evento dal titolo “La grande Milano. Dimensione Smart City”, che subito ha innescato prevedibili polemiche, proprio in concomitanza con una ricorrenza particolare.
Ieri, 25 settembre, sarebbe stato il compleanno di Michele Scarponi, il grande ciclista marchigiano morto sette anni fa a causa di un tragico investimento, quando all’età di appena 36 anni venne messo sotto da un furgone, mentre stava rientrando a bordo della sua bici dopo un allenamento sulle strade di casa. Dunque nella giornata che prevedeva diverse iniziative in memoria di Scarponi, sono risuonate come un pugno nello stomaco le parole di Feltri. Come se ciò non bastasse, bisognerebbe pensare a tutti i ciclisti e cicloamatori che vengono sempre più spesso coinvolti in incidenti, anche mortali, per constatare la gravità di quanto detto da colui che è stato eletto consigliere della Regione Lombardia tra le fila di FdI.
Sulla scia del clamore sollevato, non è mancata la reazione dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani: “Siamo allibiti che un giornalista e politico del calibro di Vittorio Feltri si sia espresso in questo modo, ferendo tutti noi e coloro che hanno pianto per una persona cara uccisa sulla strada – ha detto il presidente ACCPI, Cristian Salvato – Invece di ironizzare sul dolore delle famiglie delle troppe vittime della strada, per il ruolo ricoperto dovrebbe battersi attivamente per accrescere la cultura e il rispetto di tutti per chi si muove con un mezzo green. La bicicletta ci salverà, purtroppo non dall’ottusità e stupidità di chi quando sono morti campioni come Michele Scarponi e Davide Rebellin hanno promesso di rendere l’Italia un Paese più civile e invece ad anni di distanza la strage sulle strade imperversa come se nulla fosse“.