Il ciclismo si prepara a introdurre un’importante innovazione per la sicurezza degli atleti: tute con airbag integrati pronte a gonfiarsi in caso di caduta. Questa tecnologia, già adottata dalla Federazione Internazionale di Sci (FIS) per le gare di discesa e Super G, ed utilizzata anche nella MotoGp, potrebbe presto essere obbligatoria anche nel ciclismo, dove il numero di incidenti è in costante aumento. Nel 2024 si è registrato il più alto tasso di infortuni mai visto, spingendo l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) a cercare soluzioni efficaci per proteggere i corridori.
Il sistema di airbag è sviluppato da aziende specializzate, che ha creano una tuta contenente un dispositivo di sicurezza in grado di attivarsi al momento dell’impatto. La tecnologia è stata testata in laboratorio con risultati promettenti, ma necessita ancora di perfezionamento prima di un’applicazione su larga scala. L’obiettivo è ridurre lesioni, fratture e incidenti gravi, soprattutto in un ciclismo moderno caratterizzato da velocità sempre più elevate e serrati testa a testa.
L’idea non è priva di controversie. Alcuni atleti hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza del sistema, rifacendosi all’esperienza degli sciatori, i quali avevano inizialmente chiesto esenzioni temendo lesioni al collo causate dall’espansione dell’airbag. Tra i critici c’è ad esempio il ciclista svizzero Stephan Küng, che ha sollevato dubbi sull’affidabilità del dispositivo, ma ha anche riconosciuto il potenziale della tecnologia per prevenire lesioni gravi o morti. L’introduzione dell’airbag nelle competizioni ciclistiche segnerebbe comunque un passo avanti per la sicurezza degli atleti. E sebbene vi siano ancora dubbi e resistenze, la possibilità di ridurre drasticamente gli infortuni potrebbe convincere l’UCI e gli atleti ad accettare questa nuova tecnologia.