Il ciclismo piange il suo “Principe” Gianni Savio

di Valentino Sucato

Con la morte di Gianni Savio, 76 anni, torinese che ci ha lasciati ieri 30 dicembre dopo un lunga malattia va via un pezzo di storia del ciclismo anzi uno dei più grandi pilastri .

Il talent scout

Direttore sportivo di tante squadre, Savio, nei quaranta anni di lavoro in questo sport, ha scoperto numerosi talenti tra i quali Edgard Bernal vincitore del Tour de France del 2019 e del Giro d’Italia 2021, Michele Scarponi. E poi Cassani, Masnada, Rebellin, Ballerini. Amava molto il ciclismo sudamericano e lo considerava scrigno prezioso nel panorama mondiale. “Basta saper cercare – disse un giorno  in un’ intervista a Palermo durante il giro di Sicilia – il Sudamerica nasconde tanti gioielli che spesso gli addetti ai lavori di questo sport trascurano”

E sul Giro di Sicilia diceva…

“Sul Giro di Sicilia ricordo una nostro vittoria con Jasper Vorre. E penso che sia un’ ottima competizione che gli organizzatori dovrebbero calendarizzare in un periodo e puntare negli anni a valorizzarlo. Soprattutto grazie ad un clima mite tutto l’anno che potrebbe essere d’aiuto al ciclismo in alcuni periodi autunnali o invernali”.

“Quella maledetta passione”

Il mondo del ciclismo lo ha definito il Principe per la sua classe, la sua compostezza, il suo comportamento senza mai eccessi. Quel mondo che lui stesso definiva “una maledetta passione perché – spiegava – ci sono sempre più difficoltà, il ciclismo sta diventando sempre più un business, io preferisco pensare al ciclismo romantico di un tempo. Alla domanda quale ciclista gli aveva regalato più emozioni disse:  “Scarponi, anche perché ho davanti a me sempre il suo sorriso, scanzonato, che ci accompagna sempre”. Amava ricordare anche il colombiano  Nelson “Cacaito” Rodriguez. “Rodriguez mi ha regalato grandi emozioni, vincendo la tappa regina al Tour de France nel 1994 la  Le Bourg d’Oisans-Val Thorens e in quel podio al terzo posto c’era Pantani”.