“Fermiamo questa mattanza”, la morte di Sara Piffer suscita un coro di proteste
di RedazioneAttualità25 Gennaio 2025 - 16:18
La tragica morte di Sara Piffer, giovane promessa del ciclismo trentino investita da un’auto mentre si allenava, ha suscitato un’ondata di dolore e indignazione nel mondo del ciclismo. Numerosi atleti, tecnici e appassionati si sono uniti nel chiedere misure concrete per garantire maggiore sicurezza sulle strade.
Grande dolore
Francesco Moser, leggenda del ciclismo italiano e originario dello stesso paese dove viveva Sara, Palù di Giovo, ha espresso profondo dolore e rabbia per l’accaduto, definendolo “inaccettabile”, e chiedendo azioni immediate per fermare quella che considera una vera e propria “mattanza” di ciclisti sulle strade. Moser confessa di essere rimasto scioccato dalla notizia, sottolineando come conoscesse il talento e le qualità di Sara, che aveva tutto per emergere nel ciclismo femminile italiano.
Pene più severe
Anche l’ex campione trentino Gilberto Simoni ha espresso indignazione, evidenziando la necessità di pene più severe per chi non rispetta le regole stradali. Maurizio Fondriest ha poi sottolineato come la mancanza di rispetto e attenzione alla guida sia la causa principale di tragedie come quella di Sara.
Intervento immediato delle istituzioni
La Federazione Ciclistica del Trentino ha chiesto un intervento immediato delle istituzioni, proponendo la realizzazione di infrastrutture sicure, come ciclodromi e piste ciclabili, oltre a programmi scolastici per educare alla sicurezza stradale. L’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, infine, ha espresso vicinanza alla famiglia Piffer e al team Mendelspeck, ribadendo l’urgenza di affrontare il problema con azioni concrete per evitare altre tragedie.
Adesso basta
“L’ennesima tragedia della strada che ha coinvolto una ciclista è un problema non solo del nostro sport – ha dichiarato il presidente Cordiano Dagnoni all’indomani della morte di Sara Piffer – ma di civiltà, legato alla cultura del rispetto, all’educazione civica, alla realizzazione di infrastrutture, alla realizzazione di città più a misura d’uomo. Lavoriamo da tempo per migliorare la sicurezza in gara, ambito di nostra competenza. Abbiamo invece meno strumenti per intervenire quando si parla di sicurezza in allenamento. Il problema è soprattutto legato alla realizzazione di infrastrutture in grado di garantire l’uso sicuro della bicicletta. È arrivato il momento di dire basta. Non avendo avuto riscontro in questi anni, come organismo sportivo non ci resta che appellarci al nostro referente presso il Governo, ovvero il Ministro Abodi, affinché almeno lui riesca dare concretezza alle tante richieste che arrivano dalla società civile per fermare questa continua carneficina“.