Intervista a Chiara Calabrò, stella del Flag Football siciliano e giocatrice delle Pink Elephants Catania
Sport17 Febbraio 2025 - 14:42
Incontriamo Chiara Calabrò punto di riferimento per il Flag Football siciliano e giocatrice delle Pink Elephants Catania. Conosciuta sia per la sua attività sportiva sia per quella professionale, Chiara nella vita professioanale è uno stimato medico anestesista/rianimatore.
Da dove nasce la tua passione per lo sport e per il Flag Football in particolare?
La passione per lo sport mi è stata tramandata da mio padre, che a pochissimi anni mi ha iscritto a scuola nuoto. Dopo aver conseguito tutti i brevetti, però, mi resi conto che lo sport individuale non mi soddisfaceva a pieno, avevo bisogno di sentirmi parte di qualcosa di più grande. Dall’età di 7 anni iniziai a giocare a pallavolo e fu una carriera lunghissima, che dovetti interrompere nel periodo universitario perché gli allenamenti giornalieri non erano più concilianti con la facoltà di medicina. Non smisi mai comunque di considerare lo sport un’esigenza quotidiana (tra corsa, bici, nuoto, palestra), finché per puro caso una mia amica mi fece scoprire il flag football, sport che lei stessa praticava a Catania. Decisi di provare un allenamento e mi innamorai subito del gruppo coeso della famiglia Elephants e, soprattutto, del fatto che mi ritrovai ad essere piuttosto portata per le caratteristiche atletiche che questo sport richiedeva.
Quando hai capito che lo sport avrebbe avuto un ruolo preponderante nella tua vita?
Lo sport ha sempre avuto un ruolo preponderante nella mia vita, tanto che mi piace dire di essere nata con le sneakers ai piedi. Mi ha insegnato la disciplina, il rispetto verso gli altri e la condivisione, la capacità di porsi degli obiettivi e mettere in campo le giuste energie per raggiungerli, la soddisfazione ma anche l’accettazione della sconfitta. Il fatto di ritagliarmi ogni giorno una o due ore per allenarmi per qualcuno può sembrare un sacrificio, ma non è minimamente paragonabile alla sensazione di benessere che mi torna indietro dopo ogni seduta di allenamento.
Se non avessi fatto Flag Football quale sport avresti praticato?
Ammetto che la pallavolo rimane al primo posto nel mio cuore da sportiva, ad esempio ogni volta che si svolge un evento che riguarda la nazionale di volley lo vivo come se fossi io stessa a partecipare.
Ci parli delle differenze tra il Flag Football ed il Football Americano?
La differenza sostanziale tra il flag football e il football americano è già visivamente evidente: nel flag non siamo “corazzate” da caschi e paraspalle perché non è concesso il contatto fisico diretto con l’avversario. Per interrompere l’azione avversaria infatti non ci si avvale del placcaggio ma si deve puntare a rimuovere almeno una delle due flag (ovvero dei “nastri” plastificati attaccati ai lati di una cintura di cui ogni giocatore è munito). Come nel football, si gioca con la palla ovale e ciascuna squadra mette in campo in modo alternato il team di attacco e di difesa. Durante un’azione offensiva il quarterback è la figura che effettua il lancio verso uno dei propri ricevitori, il quale una volta effettuato il “catch” (prendere la palla senza che tocchi terra), deve correre verso la zona di segnatura difesa dalla squadra avversaria, così da effettuare un “touch down” dal valore di 6 punti, cercando quindi di avanzare per più campo possibile senza subire il de-flag. Ogni squadra ha a disposizione quattro tentativi (“down”) per superare almeno la metà campo, successivamente altri quattro per raggiungere la zona di touch down (“end zone”).
Prossimi impegni in Sicilia dove è possibile assistere ad una partita di Flag Football?
Per questioni logistiche, il campionato di flag durante la fase a gironi viene diviso in base alla localizzazione geografica delle squadre in 4 gruppi. Noi Pink Elephants Catania facciamo parte del girone Sud. Vengono svolte delle giornate in cui si concentrano le partite tra gironi nelle diverse città, per quanto riguarda la tappa catanese dovremo aspettare marzo o aprile.
Sei conosciuta ed apprezzata, ciò ti dà soddisfazione?
Sentire che le proprie qualità vengono riconosciute va di pari passo con la soddisfazione che l’impegno venga ripagato dai risultati. Ogni sportivo è un po’ vezzoso nell’animo.
Hai un soprannome?
Ho già tre nomi di battesimo, e questo scatena molta ilarità in squadra quando facciamo riconoscimenti e tesseramenti, scherziamo molto sul fatto che pronunciati tutti in sequenza sembrano quelli di un personaggio della stirpe di qualche casata medievale o di qualche soap opera spagnola: Chiara Erika Viviana, tutto d’un fiato senza virgole.
Raccontaci le tue giornate tipo i tuoi hobby, cioè parlaci un po’ di te.
La mia giornata tipo inizia con una sveglia presto, poi di corsa in ospedale, dopo pranzo un mini immancabile riposino, poi allenamento. La sera è dedicata più allo svago, di solito durante il weekend, mi piace andare ad ascoltare musica dal vivo oppure andare a cena fuori con amici. Purtroppo il mio lavoro mi ruba tantissimo tempo durante la settimana, per questo cerco di mantenere un certo ritmo di vita, odio annoiarmi e ho sempre la paura che il tempo mi sfugga. Sono una persona piena di passioni, chiamarli hobby sarebbe riduttivo. A parte lo sport, sono appassionata di musica (ho anche studiato pianoforte al conservatorio e continuo a suonarlo per conto mio), teatro, e tutto ciò che è artistico e creativo in generale.
Cosa immagini nel tuo futuro?
Dal punto di vista sportivo, penso che finché corpo e mente andranno di pari passo continuerò a guardare in alto, tanto più che quest’anno hanno ufficializzato l’ingresso del flag football tra gli sport olimpici di Los Angeles 2028. L’augurio che mi faccio in generale è quello di pormi sempre degli obiettivi raggiungibili, che al tempo stesso non mi lascino rimpianti.