Per Federico Cinà, come per Sinner e come per tanti altri giovani campioni, è facile, molto facile, spendere parole di elogio. Risulta, veramente, difficile trovarne, invece, di nuove che non siano state già abusate, per descrivere le emozioni, immense – gioia mista ad orgoglio – che questi ragazzi ci regalano.
Ho osservato i titoli che le principali testate hanno dedicato a questa trasferta americana, del diciassettenne palermitano. Sicuramente, molte hanno ben raccontato le emozioni che Federico ha vissuto dentro e fuori dal campo. Altre, le solite, purtroppo, hanno usato toni più o meno sensazionalistici, come gli “strilloni” di certi film d’epoca in bianco e nero. Sono le stesse che secondo una usanza tutta italica, prima ti esaltano, poi, alle prime inevitabili difficoltà ti buttano giù dalla torre. Le stesse che hanno, in parte, già delineato le prossime sfide e le prossime responsabilità verso il tennis ed i tifosi di Federico. E che hanno già, battezzato Pallino come “il talento che insegue Sinner”.
Penso, ad esempio, a questo: “Cinà, il sogno diventa realtà: il 17 enne azzurro vince all’esordio assoluto nel circuito ATP nel 1000 di Miami”. Il giorno dopo, la stessa testata: “Finisce il sogno di Federico Cina: Dimitrov vince in due set e va al terzo turno”. O, ancora, commentando il match con Dimitrov, un’altra testata specializzata, titolava: “Cinà, se solo ci avesse creduto un po’ di più”. Sono sicuro che, sebbene carente del dono della sintesi (quanto è bello l’inglese, pensate alla parola “flow”), l’italiano sia una lingua meravigliosa che offre mille modi per descrivere esaustivamente ciò che si vuol raccontare. Davvero pensiamo che il sogno di Federico sia giocare un primo turno di un Master 1000? Davvero pensiamo che il sogno di un ragazzo che gioca a tennis e che al tennis dedica la maggior parte della propria giornata, seguito da uno staff di professionisti, possa ridurre il proprio sogno sportivo a giocare il primo turno di un torneo, per quanto prestigioso esso possa essere?
Federico Cinà a otto anni con papà Francesco a Flushing Meadows, nel box di Roberta Vinci
Sono sicuro che se chiedessimo quale sia il suo sogno ad un qualunque bambino che pratica un qualunque sport attraverso cui appaga il suo bisogno di autorealizzazione (giocare e competere, divertendosi) risponderebbe: “Vincere!”. E probabilmente, sperando di emulare i propri campioni eletti a modello. E. se ponessimo la stessa domanda ad un bambino che gioca a tennis, risponderebbe sicuramente: “Vincere Wimbledon!”, piuttosto che Roland Garros o un altro importante torneo o ancora, “diventare il numero uno del mondo!”. Federico Cinà (18 anni il 30 marzo) che bambino non è più, si allena tutti i giorni, seguito da uno staff di professionisti. Facendo sacrifici e seguendo consciamente un progetto. Questo vale per lui, è valso per Sinner e varrà per ogni nuova “giovane promessa”. Il primo turno di una master 1000, sebbene emotivamente soffocante, rappresenta solo una tappa del percorso di questi ragazzi. Uno step del lavoro fatto ogni giorno, lontano dai riflettori per la realizzazione del proprio sogno sportivo: “Diventare il numero uno del mondo”. E loro questo lo sanno.
Federico Cinà, per gli amici Pallino, è nato a Palermo ma, potrebbe dirsi sia nato – e cresciuto – in un campo da tennis, in giro per il mondo. Ad otto anni assisteva con il papà Francesco, storico coach di Roberta Vinci, nello stadio di Flushing Meadows, all’epica vittoria dell’italiana sulla padrona di casa Serena Williams.
Che Pallino diventasse bravo e si appassionasse al gioco del tennis non era, tuttavia, così scontato. Vero, come racconta papà Cina, adesso allenatore del figlio, che Federico già a tre anni colpisse qualunque cosa. E che fosse gia coccolato da tutto il Country Tennis Club di Palermo. Ma “Palli” avrebbe potuto scegliere una strada diversa, un altro sport. Magari il calcio, per emulare il suo idolo Cristiano Ronaldo (e portare il Palermo in Champions?).
Con il suo sorriso ed con i suoi occhi vivi, a dodici anni vinceva la 77esima edizione della Coppa Lambertenghi in singolare, si laureava campione italiano di doppio. Sempre nel 2019 si aggiudicava anche il torneo di categoria 1 a San Marino nel circuito Tennis Europe under 12.
Lambertenghi 2019
In quegli anni, ho avuto la fortuna di vedere Federico Cinà durante un allenamento con altri ragazzi, anch’essi giocatori di interesse nazionale. Non fu la maestria nell’uso della racchetta, arte, nella quale, eccellevano altrettanto ognuno con il suo proprio stile anche gli altri ragazzi. Ciò che mi colpì fu l’aura che già allora si avvertiva stando a pochi metri da lui. Parlo della energia vibrante che ti travolgeva vedendolo “stare in campo”. La sua figura, la sua confidenza, la naturalezza delle sue giocate, la totale assenza di fatica nel compiere qualunque gesto tecnico. La plasticità dei suoi movimenti. Come se fosse appunto nato in campo e la racchetta rappresentasse il naturale prolungamento del suo braccio. Sempre, mantenendo comunque la voglia di scherzare e ridere con i propri compagni di allenamento.
Poco dopo, Pallino, convocato nella nazionale italiana, avrebbe vinto la European Summer Cup e l’ITF World Junior Tennis Club under 14 e sfiorato la Junior Davis Cup. Nel 2023 gioca gli Slam Junior arrivando fino alla semifinale degli US Open junior. Il lavoro importante del papà Francesco Cinà e del Cinà Tennis Institute, consolida questi risultati. E fa si che non restino lampi nella notte come, purtroppo, spesso accade per tanti giovani. Cosi il 2024 diventa l’anno del primo titolo Itf sulla terra rossa rumena e del debutto in un Challenger. Il resto è storia recente: la sconfitta in finale al Challenger di Creta ed il debutto vittorioso a Miami.
Pallino, in questi giorni, ha avuto, secondo me, un altro grande merito: portare il nome di Palermo alla ribalta dei media, almeno per una volta, non per motivi legati alla delinquenza, alla mafia ed al degrado. Tanti sono i ragazzi che si sono avvicinati al tennis grazie a Sinner. Sono troppi gli anni trascorsi da quando gli occhi “spiritati” di Totò Schillaci illuminavano le “notti magiche” italiane. Soprattutto per una città come Palermo in cui, per la pubblica amministrazione, lo sport rappresenta piuttosto un problema invece che un volano di sviluppo.
Non voglio porre limiti a ciò che in termini di ricadute economiche e sociali, potrebbe accadere in questa deturpata, martoriata ed umiliata città se, Pallino, continuerà a divertirsi giocando a tennis. A me piace pensarlo, piace pensare Federico così come lo descrive il papà e coach Francesco Cinà: “Fede è ancora un bambino, vede il tennis come un gioco divertente”. E, sono sicuro che, finché continuerà a divertirsi, riuscirà a raggiungere nuovi successi. Successi e traguardi del percorso che lo avvicinerà sempre più verso il suo sogno: essere un campione del tennis. Del resto, divertirsi giocando è la forza dei veri campioni. Non me ne voglia Pallino, dichiarato fan di Djokovic ma, viene in mente un certo Roger Federer. Con oltre venti slam in bacheca, il “maestro” Roger ha trovato la “forza” per cambiare il suo gioco. Si è adattato agli acciacchi dell’età, alla forza dei suoi vecchi e nuovi avversari, ha continuato a competere: è tornato a vincere. Per amore del tennis, il suo gioco preferito: per continuare a giocare, divertendosi. Ecco, mi piacerebbe che si lasciasse Federico libero di continuarea divertirsi, giocando al suo suo gioco preferito. Senza pretendere qualcosa da lui. Perchè lui, così come tutti gli altri “bambini” del mondo non ci deve nulla. Tantomeno assecondare i vaticini di un qualunque titolo giornalistico. Siamo noi semmai, gli adulti, a dovere qualcosa loro. Aiutandoli, fin dove possibile, a realizzare il loro sogno.
Intanto, in attesa dei prossimi match, godiamoci gli highlight del match contro Grigor Dimitrov. Un match che, soffocata l’iniziale l’emozione di confrontarsi con un’icona di questo sport, Pallino ha rischiato di portare al terzo set e poi, chissà.