L’Aquila degli Iblei torna a volare, Caruso che vittoria alla Vuelta a Burgos
Ciclismo08 Agosto 2025 - 21:46
La mente corre indietro al 2 agosto 2020, quando Damiano Caruso, in piena pandemia, tornava al successo dopo sette anni al Circuito de Getxo. Un digiuno lunghissimo, spezzato in Spagna, che segnò forse l’inizio di una nuova carriera: il secondo posto al Giro d’Italia con il trionfo sull’Alpe Motta, due Top Five nella corsa rosa, la vittoria al Giro di Sicilia e il colpo alla Vuelta. Oggi, dopo tre anni e mezzo senza alzare le braccia al cielo, l’Aquila degli Iblei torna a emozionare alla Vuelta a Burgos, vincendo la quarta tappa con arrivo a Regumel De La Sierra. Una vittoria “alla Caruso”: fuga, attacco deciso, e trionfo in solitaria. A 37 anni, con la freschezza di un giovane e la maturità di un leader, il siciliano lancia un segnale forte: vincere, in questo ciclismo, non è mai facile, e farlo così ha il sapore della storia.
Dalla crisi alla gloria
La giornata perfetta arriva dopo la delusione di ieri: ottantesimo a Valpuesta, a oltre 12 minuti, con l’addio ai sogni di classifica. Oggi, invece, fuga d’orgoglio fin dai primi chilometri, attacco a 17 km dall’arrivo e distacco pesante: 1’26” all’ex iridato Rui Costa, campione del mondo a Firenze, e a Rui Oliveira. Peccato per la generale, che avrebbe potuto far sua viste le prime tappe corse da grande protagonista.
Ancora un anno di sfide
Dopo la Burgos, Caruso resterà in altura per preparare la Vuelta di Spagna, corsa che ama e dove vinse nel 2021 ad Alto de Velefique, sfiorando un altro successo a La Cruz de Linares. Ad inizio stagione sembrava destinato all’addio, ma il Giro d’Italia ha ribaltato i piani: partito gregario di Tiberi, si è ritrovato capitano della Bahrain grazie a condizione e risultati già anticipati al Tour of the Alps con tre piazzamenti nei primi sei.
Un campione vero
Con i sé e con i ma non si è mai fatta la storia. Certamente, Caruso avrebbe potuto vincere di più. Le logiche di squadra che hanno destinato i galloni di capitano ad altri ciclisti, si sono rivelate decisive per un risultato finale diverso in molte gare. Ma tutto, poi, alla fine torna.
Oggi si celebra un campione, perché non è campione soltanto chi vince con regolarità. Campione è chi interpreta lo sport con passione, professionalità, con senso di appartenenza, con quella voglia di dare sempre il massimo. Per noi, e non solo per noi, Damiano Caruso è un campione, Ci piace pensare mentre scriviamo alle emozioni che ha saputo regalarci. Perché quel siciliano, che lotta sui pedali e non si risparmia, è un modello, un esempio da seguire, da portare in giro, da far vedere. Mi piace ripensare alle lacrime dopo la vittoria sull’Alpe Motta, quel grazie a Pello Bilbao, quel secondo posto nella generale alle spalle di Bernal.
Ci piace ripensare alla festa di Ragusa, allo stadio Selvaggio esploso per lui. Ci piace ripensare alla straordinaria fuga della Vuelta in quel 22 agosto da copertina. Al Giro di Sicilia, alle vittoria di Caltanissetta e nella Ragalna-Etna, in quel testa a testa finale con Nibali. Le vittorie di Damiano non sono mai state banali. Corri Caruso, corri ancora. Quel libro sulla tua carriera ha ancora capitoli da scrivere. La magia dello sport è proprio questa. Non porsi mai limiti. Ci farai ancora emozionare, ne siamo certi