Il cuore di Pippo Baudo tra Catania e Juventus, le sue parole dopo la morte dell’ispettore Raciti
Calcio18 Agosto 2025 - 14:28
L’Etna e Catania, ma anche il Catania. Pippo Baudo era legatissimo alla sua terra, la Sicilia, in particolare alla sua provincia di nascita, quella all’ombra del vulcano. Nato a Militello val di Catania, in quell’area fertile ricca soprattutto di agrumi e incastonata tra la vicina provincia di Siracusa e il Calatino, il “Pippo Nazionale” non nascose mai il suo amore per la squadra della sua città, quel Catania che gli regalò qualche gioia che, come diceva lui, “venivano bilanciate da delusioni ed amarezze“. Quando andava a Militello, se poteva, andava al Cibali a vedere esibire i rossoblù.
Tifoso del Catania nelle trasferte all’ Olimpico
E vivendo a Roma in occasione delle trasferte capitoline quando poteva si recava all’Olimpico per seguire le gare della squadra etnea contro la Roma o la Lazio. E fu presente all’Olimpico nell’ ultima gara di spareggio per la promozione in Serie A nella stagione 1982/83, in quel Catania-Cremonese terminato 0-0 che sancì il primo posto del girone a tre squadre nel quale vi era anche il Como. A Catania spesso era ospite di emittenti private e in qualche caso per palinsesti sportivi dove ovviamente si parlava di calcio ed in particolare della squadra che fu anche del presidente Massimino, di cui Pippo comunque amava la passione.
E c’era anche la Juve
Il suo amore per il Catania occupava il 51% del suo cuore, la restante parte era per la Juventus. Confessava di amare la fantasia del calciatori come quella di Platini e Del Piero, più volte ospite nelle sue trasmissioni. Poche volte lo confessò in pubblico ma tra i calciatori che amava di più vi era Anastasi, un catanese che come lui lasciò Catania per trovare fortuna “nel continente” vestendo la maglia di Varese, Juventus, Inter e Ascoli. Ed ironia della sorte la sconfitta più cocente della storia juventina fu un Varese – Juventus 5-0 il 4 febbraio 1968. A bucare la porta juventina difesa da Anzolin, fu proprio il catanese Anastasi, alias Petru u turcu, com ben tre gol che poi gli valsero il trasferimento alla corte di Gianni Agnelli.
La morte di Raciti
Pippo Baudo dopo la morte dell’ispettore Raciti in occasione del derby Catania-Palermo ebbe parole durissime contro la Chiesa siciliana e il Papa Benedetto XVI. “Non ha detto nemmeno una parola nell’Angelus. La festa di Sant’Agata non andava fatta. Il dovere della Chiesa è essere vicini ai problemi sociali”. In un programma televisivo (“Quelli che il calcio”) criticò i festeggiamenti per la patrona di Catania che a suo avviso furono inopportuni dopo la morte del poliziotto.
“Dopo quello che è successo la festa di Sant’Agata non doveva esserci – disse Baudo- Mi chiedo perché è stato deciso questo, la Santa doveva restare in chiesa sull’altare, sotto ci sarebbe stata la salma del poliziotto morto. Arriviamo al paradosso che lunedì ci saranno i funerali in cattedrale e in contemporanea ci sarà anche la processione della statua. Davvero non capisco.”
La critica a Benedetto XVI
Baudo finì il suo sfogo criticando Benedetto XVI. “Il dovere della Chiesa è essere vicini ai problemi sociali. – ha dichiarato – Il Papa non ha detto una parola. Proprio perché sono cattolico, proprio perché riconosco l’autorità e l’autorevolezza del Papa, mi disturba che, in una giornata così, lui non abbia parlato di questa nostra tragedia. Di una serie di fatti che davvero, e fuori retorica, hanno colpito profondamente la coscienza degli italiani“.
La critica ai giovani
“E’ successo un fatto gravissimo, non tanto e non solo per la morte del poliziotto, che pure ci costerna: a me ha colpito molto constatare l’astio che una parte della gioventù di questo paese continua ad avere nei confronti della polizia – ha aggiunto – Ho sentito afferrare delle cose terribili. In un’intervista un ragazzo di Catania ha detto: ‘Raciti non è un problema’. Ma ci rendiamo conto? E poi io, da cattolico, non dovrei sperare nelle parole del Papa? Ed essere deluso se non le dice?”.