Dalle spiagge della Bretagna ai laboratori della WADA, un comune verme marino chiamato Arenicola Marina è diventato il protagonista dell’ultima e inquietante frontiera del doping ematico. Un’inchiesta di Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera, svela i dettagli di una sostanza denominata M101 capace di garantire prestazioni che superano ogni precedente record di ossigenazione dei tessuti.
L’Arenicola Marina è un piccolo verme che vive nella sabbia e che per sopravvivere ai lunghi periodi di bassa marea ha sviluppato un’emoglobina straordinaria. Mentre quella umana trasporta solo 4 molecole di ossigeno, quella del verme ne trasporta ben 156. In termini sportivi questa sostanza è in grado di saturare i muscoli con un’efficienza quaranta volte superiore al normale, rendendo di fatto obsoleti i vecchi metodi come l’EPO o le autoemotrasfusioni.
La molecola è stata inizialmente isolata da un laboratorio francese con scopi medici rivoluzionari per mantenere in vita gli organi destinati ai trapianti e per agire come sostituto del sangue nella chirurgia d’urgenza o negli scenari di guerra. La sua capacità di funzionare perfettamente a qualsiasi temperatura corporea la rende ideale per sforzi massimali in condizioni climatiche proibitive, attirando purtroppo l’attenzione di chi cerca scorciatoie illecite nel mondo delle competizioni.
Per l’Agenzia Mondiale Antidoping la M101 rappresenta un vero incubo a causa della sua quasi totale irrintracciabilità. Essendo una molecola naturale e molto piccola, sparisce dal flusso sanguigno in tempi rapidissimi rendendo i test standard inefficaci se non effettuati nell’immediato. Durante l’ultima conferenza mondiale della WADA a Busan è stata indicata come la minaccia numero uno per l’integrità dello sport nel 2026. Ci troviamo davanti a un paradosso scientifico in cui una scoperta fondamentale per la medicina salvavita rischia di diventare l’arma definitiva per alterare i risultati agonistici mondiali.