L’argento di Antibo a Seul 35 anni fa, il ricordo del Professore Polizzi
di Edoardo UlloAtletica leggera26 Settembre 2023 - 17:41
Un argento che brilla come un oro, vinto e conquistato grazie alla sua innata grinta, determinazione e generosità. Compie 35 anni l’impresa di Totò Antibo che il 26 settembre del 1988 ha scritto per sempre il suo nome nella storia dell’atletica italiana e mondiale vincendo la medaglia d’argento nei 10000 metri alle Olimpiadi di Seul 1988.
Un risultato che diede grande lustro alla Gazzella di Altofonte divenuto in quegli anni l’uomo da battere e l’unico atleta europeo o dell’occidente a poter competere ad armi pari con gli atleti africani.
È negli occhi di tutti il giro di pista a braccia alzate, col tricolore e la bandiera del Palermo che era appena rinato.
Il ricordo del professore Polizzi
“Abbiamo lavorato per vincere la medaglia ed è un ricordo bellissimo con tanta felicità di tutta la squadra. In quel momento i keniani erano i più forti e l’unico che poteva competere era proprio Salvatore Antibo”. A parlare è il professore Gaspare Polizzi, suo allenatore.
Il tecnico racconta quella giornata storica: “Per l’emozione non ho visto la gara – ha ammesso – solo tornando verso lo stadio ho visto molte bandiere italiane con un responsabile della Fidal, Sandro Giovannelli, che mi è venuto incontro e mi ha baciato dicendomi dell’argento di Salvatore”
“Avevamo la nostra strategia, ma lui commise un errore”
Argento che brilla, ma come ogni secondo posto c’è un pizzico di rammarico. Polizzi dice “Ci eravamo sentiti per la strategia di gara ma lui era libero di interpretare come volesse. Ma ha commesso un errore: ha sottovalutato l’atleta che ha vinto (il marocchino Mly. Brhim Boutaib, ndr). Quando se ne è accorto era troppo tardi. Pensava che prima o dopo cedesse ma invece è andato così”.
Ed ancora “Era arrabbiato per l’oro sfuggito dopo l’analisi. Ma tutta la carriera di Totò fu di grande importanza. Da allora capì che doveva fidarsi soltanto di se stesso”.
“Dopo Seul ha avuto consapevolezza”
Antibo aveva già conquistato il bronzo europeo a Stoccarda nel 1986 sempre sui 10000. Ma quel podio olimpico gli cambiò la carriera.
“Totò – ricorda Polizzi – poi veniva contattato unico per i vari meeting, Zurigo, Monaco e tanti altri. Era l’unico europeo tra le lepri africane. Dava spettacolo perché dava strappi dall’inizio alla fine. Attaccava sempre. Non c’era la monotonia alla quale si assiste ora. Iniziava ad attaccare dai primi 400 metri. Dopo Seul lui ha avuto la consapevolezza dei suoi mezzi”.
Una carriera fantastica quella di Salvatore Antibo con due ori sui 5000 sui 10000 agli Europei di Spalato 1990 ed un quarto posto – quello sì amarissimo – nei 10000 della finale olimpica di Barcellona 1992.
Il suo allenatore dice: “A Barcellona Salvatore lottava per il terzo posto. Era al fine della sua carriera ma poteva dire la sua ed a podio ci sarebbe pure arrivato. Ci fu una contestazione dopo l’arrivo (i marocchini Skah e Boutayeb vennero accusati di aver causato un danno a Chelimo, ndr), i giudici diedero ragione al Kenya ed il bronzo sarebbe andato a Totò. Nel tabellone uscì la classifica col terzo squalificato e Totò avrebbe preso il bronzo. La federazione marocchina fece ricorso e l’indomani mattina non c’era più la medaglia. Ci è stato tolto un bronzo dalla politica federale”.