La parola ai tecnici, Addamo “A La Fenice troviamo soluzioni nelle difficoltà”

di Simone Milioti

Senza che ce ne voglia qualcuno Alessandro Addamo è un po’ l’emblema della società La Fenice. Fondata da lui stesso quasi dieci anni fa ne è il presidente e l’allenatore, e fieramente si definisce “un esperimento della federazione riuscito, perché non c’è stato un allenatore a farmi da guida” riferendosi alla sua formazione. Nel dna della società, e anche del suo tecnico/presidente, è insita l’arte di impegnarsi a trovare soluzioni di fronte alle varie difficoltà. Già nella formazione di Alessandro si riscontra questa virtù, infatti lui nel corso degli anni è diventando un tecnico studiando e apprendendo dagli altri varie tipologie di allenamento, “alcuni concetti li apprendo meglio essendo io uno specialista in microbiologia quindi dal punto di vista dell’anatomia, biochimica e fisiologia probabilmente sono avvantaggiato” e comunque gli piace essere utile in tutti i settori alla sua società e non solo.
La Fenice al momento ha una squadra formata da 16 atleti Categoria, che non potendo competere con le corazzate del nuoto siciliano nelle classifiche a punti si tolgono le loro soddisfazioni nei medaglieri conquistando sempre tanti podi e vanno molto forte anche nel Fondo. Una decina invece gli atleti tesserati Esordienti, anche se Addamo ci racconta “avevamo vissuto un momento d’oro prima del Covid, in seguito tutti gli esordienti li abbiamo persi e abbiamo dovuto ricominciare”. Viene aiutato negli allenamenti da Rosario Cremona, che è cresciuto con lui da atleta e ora sta diventando un allenatore e tanti ne seguiranno, ci promette, “perché la società è un progetto che si basa sulle famiglie e sugli atleti. Infatti anche altri atleti che hanno cominciato con me adesso ci danno una mano come assistenti bagnanti e istruttori”.
Alessandro inoltre è ormai un tecnico riconosciuto dalla Fin Sicilia per quanto riguarda il nuoto di fondo e il suo nome compare nelle convocazioni ad esempio del Trofeo delle Regioni, al fianco di quello di Tony Trippodo responsabile tecnico del comitato regionale. Proprio da questa particolarità del fondo inizia la nostra chiacchierata.

I tecnici Trippodo e Addamo, fonte Fin Sicilia

Alessandro la prima domanda che mi viene da porle è che voi siete una società di Enna, che eccellete nel fondo, ma non avete sbocchi sul mare, come fate?
“Le difficoltà le abbiamo incontrate in questi anni a Enna, noi ci serviamo della collaborazione con l’amministrazione comunale e i vari responsabili e addetti agli impianti. Ci siamo spesso allenati in condizioni difficili con la muta in vasca scoperta e potremmo riassumere che abbiamo insita in noi l’arte di arrangiarci. A volte a mo’ di sfottò ci dicevano di allenarci al lago e noi ci siamo andati e io preparo i ragazzi per le acque libere nel bacino artificiale della diga Nicoletti. Il Comune comunque ci aiuta dandoci sempre piscine e spazi acqua per allenarci e cresciamo. Nel centro Sicilia non c’era nulla di così importante come attività agonistica, noi puntiamo a qualcosa di più grande ma ragioniamo step by step, mettiamo ogni volta obiettivi leggermente superiori ma raggiungibili. Sappiamo che il nuoto italiano è uno dei migliori al mondo e essere ormai costantemente presenti ai campionati italiani e chiudere nei primi 30 significa essere tra i primi duecento al mondo, questo è uno degli obiettivi della nostra società”.
Ha una tipologia di allenamento particolare? Ce la racconta?
“In realtà negli ultimi cinque anni, da quando ho il gruppo più grande, ho applicato cinque metodologie diverse di allenamento e ho cambiato molto. Ho preso tanto da quello che ho visto in Italia e in contesti internazionali e la mia programmazione si è voluta, mi piace sperimentare e valutare nuove tipologie di allenamento in base anche a come i ragazzi ne vengono stimolati. Cerco di concentrarmi sui metabolismi energetici o di smaltimento e cosa agisce meglio sul singolo atleta. Ci sono sicuramente gli allenamenti di costruzione che valgono per tutti, ma poi ci sono quelli che ad esempio mi vanno meglio se un po’ carichi mentre altri che vanno meglio se scarichi e freschi. Un’altra cosa che vorrei sottolineare è che noi vasca da 50m non ne abbiamo se non ad un’ora di distanza e di conseguenza la vediamo raramente. Penso che le strutture se hai atleti che si impegnano non sono indispensabili, certo aiutano per fare il salto di qualità, però noi non nuotiamo in vasca da 50 metri ma abbiamo portato atleti agli italiani e l’utilizzo del lago ci ha dato una mano in questo frangente. Nel programma di allenamenti ci metto sicuramente dei doppi allenamenti, due o volte tre a settimana per Juniores in su, o anche Ragazzi terzo anno. Palestra come pesi no, non li spremo fuori dalla vasca, ma fanno molto corpo libero e prevenzione di infortuni, specie per bacino e ginocchia. Se si vuole diventare i migliori bisogna avere tenacia”.
Ma ad esempio la preparazione sul fondo la fate al lago?
“Per il nuoto di fondo, al contrario di quello che pensano i non addetti, non c’è un modo diverso rispetto a quello in vasca, io devo svolgere tutti gli allenamenti metabolici e tecnici in una piscina dove ho misure note e posso utilizzare la normale metodologia con distanze e tempistiche per svolgere il programma che mi porta alla prestazione. Ovvio che ci saranno i periodi in cui si finalizza sulla vasca e sul mare. Ma noi siamo la dimostrazione che un buon allenamento ti porta ad avere in squadra forti velocisti che poi vanno forte a mare. La divisione tra fondo e vasca lascia il tempo che trova, se sono ottimi atleti in ambito natatorio lo dimostrano. Crescendo si dovrà puntare su qualcosa di più specifico e lo faremo, non mi aspetto che un ragazzo che abbia più propensione da mezzo velocista faccia la 16 km a mare, ma ad esempio ora Simone Capostagno si continua a qualificare per un 400 ma so che può dare di più su distanze superiori. Che gli atleti facciano tutto mi sta bene e dopo averli formati si devono specializzare. La formazione la intendo sia dal punto di vista fisico e tecnico ma anche dal punto di vista metabolico, devono saper affrontare tutte le sfide anche quelle che non piacciono. In un determinato contesto e modo”.

Foto di Annamaria Mangiacasale

Parlava della preparazione fisica e sicuramente ci sono sacrifici da fare perché i ritmi del nuoto sappiamo tolgono tempo ad altro. Ma anche preparazione mentale, come convince i ragazzi ad impegnarsi?
“Io sono molto duro con gli atleti, ma i più intelligenti vedono in me un esempio. La vita che fanno loro la faccio anche io la mattina lavoro, pomeriggio sono con loro anche quando non sto bene, le ferie le uso per seguirli. C’è quindi consapevolezza, non mi piace chiamarli sacrifici, che io condivido come loro e che è il minimo per emergere. I ragazzi hanno periodi si e periodi no, nonostante quello che puoi fare ci sarà sempre chi vuole lasciare non puoi farci nulla. Arriva una fase in cui si mettono a guardare l’esterno e i social in questi non aiutano, i ragazzi devono avere il modo di elaborare certe informazioni e capire chi vogliono essere da grandi”.
Specie voi a La Fenice siete stati presenti dopo le regionali e gli italiani agli appuntamenti del circuito di fondo, sembra non riposiate mai.
“Sul recupero fisico sono sempre ragazzi che fanno 45-60 km a settimana, il recupero inteso come non fare nulla è follia. Giusto recuperino ma più dal punto di vista psicologico che fisico, un atleta del genere fa un allenamento di defaticamento il giorno dopo è fresco con una rosa. Dal punto di vista mentale credo abbiano bisogno di stare qualche giorno a casa e annoiarsi proprio. Penserei invece più a diluire le gare su più giorni, perché comunque alcuni atleti che fanno fondo fanno una cosa in più, non un altro settore rispetto agli altri. Hanno degli impegni nazionali e internazionali che devono essere rispettati, anche nei campionati regionali capisco chi deve fare i conti col portafoglio o le ferie, e noi tra l’altro siamo sempre in trasferta dovremmo essere sostenitori di gare concentrate in più giorni ma invece io credo che bisogna preservare i ragazzi dal non avere troppe gare e portarli a rinunciare ad alcune di esse, dobbiamo fargliele affrontare con più serenità”.
Fin qui abbiamo parlato di atleti Categoria, ma i vostri giovani come vanno?
“Premetto subito che a me vincere non mi interessa né con i grandi né con i piccoli. Vittorie ed eventuali record lasciano il tempo che trovano se l’atleta non è formato bene. Sono quasi felice che non abbiano risultati da Esordienti, e porto l’esempio di Gaia Piccione che inizia scuola nuoto con me a 5 anni, da Esordiente A secondo anno fa 18° posto, ma quando doveva esplodere poi è esplosa. Con gli Esordienti di adesso facciamo lavoro soft e molto tecnico, i ragazzi più grandi si stupiscono delle capacità tecniche dei bambini, come cambi di ritmo nella respirazione e subacquee, lavoriamo molto sulla capacità tecnico-coordinative”.