“È doping”, vietato l’uso del monossido di carbonio nel mondo del ciclismo

di Redazione

L’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha ufficialmente vietato l’uso del monossido di carbonio come tecnica di allenamento, con il divieto che entrerà in vigore il prossimo 10 febbraio. La decisione arriva dopo mesi di dibattito sulla pratica del “rebreathing”, ovvero l’inalazione controllata di monossido di carbonio per simulare condizioni di alta quota e migliorare le prestazioni atletiche. L’UCI ha adottato questa misura per proteggere la salute dei corridori e contrastare pratiche che rientrano nella manipolazione chimica del sangue, equiparandole al doping.

Effetti dannosi a lungo termine

Le discussioni su questa tecnica sono esplose dopo il Tour de France 2024, quando è emerso che diverse squadre, tra cui quelle di Pogacar e Vingegaard, facevano uso dell’inalazione di monossido di carbonio. Dopo approfondite indagini, il comitato scientifico incaricato dall’UCI ha confermato che l’inalazione ripetuta compromette il trasporto di ossigeno e può avere effetti dannosi a lungo termine sulla salute. Sintomi acuti come mal di testa, vertigini e nausea possono evolvere in problemi cardiaci, convulsioni e perdita di coscienza.

Permesso solo in strutture mediche

Per garantire il rispetto del divieto, l’UCI ha stabilito che il possesso di dispositivi di respirazione legati al monossido sarà proibito al di fuori di strutture mediche autorizzate. Il regolamento si applica a tutti i tesserati, squadre e organizzazioni sotto l’egida dell’UCI. L’inalazione rimarrà consentita solo in strutture sanitarie per misurazioni specifiche della massa totale di emoglobina (Hb), con un massimo di una seconda inalazione autorizzata solo due settimane dopo la prima.

Incertezza nel rilevamento

Un punto critico rimane la difficoltà nel rilevare l’uso illecito del monossido di carbonio. Esiste una macchina, la “Detalo”, progettata dal ricercatore danese Carsten Lundby, che permette test sulle capacità respiratorie degli atleti, ma potrebbe essere usata per inalazioni non autorizzate. Questo rende complesso dimostrare con certezza l’uso della tecnica al di fuori degli ambiti consentiti.

Chiesta una posizione chiara

L’UCI ha infine chiesto all’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) di prendere una posizione chiara in merito, ma al momento l’agenzia non ha ancora inserito questa pratica tra le metodologie ufficialmente vietate. Il presidente dell’UCI, David Lappartient, ha sottolineato che questa decisione è fondamentale per la tutela della salute degli atleti e per garantire equità nello sport.